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Tra Frisia e Bassa Sassonia, dal Pifferaio Magico all'Olandese Volante passando per i Musicanti di Brema, la mia maratona tra i tulipani termina al 24° km ... inutile proseguire ... nemmeno quest'anno è quello giusto per abbattere il muro delle tre ore ... ci ho provato, questa e unica volta in silenzio, e non ci sono riuscito. A mesi di distanza pubblico questo resoconto, rifacendomi agli appunti di viaggio gelosamente custoditi in attesa di trovare il tempo e il modo di metterli on line a imperitura memoria.
Ho provato a fare quello che spesso vedo fare nel mondo dello sport a glicemia controllta: prima si fa la gara, poi se va bene la si racconta, altrimenti si torna nell'anominato. Diciamo che da questo punto di vista io mi sento tranquillo. Stavolta ho provato, più per scaramanzia che altro, a isolarmi, a chiudermi in me stesso per una profonda introspezione personale e atletica. Il risultato tuttavia non è cambiato: niente da fare. Questa volta però mi sono fermato, perchè non volevo distruggermi fisicamente e ho pensato in primis ai tanti e impegnativi appuntamenti della mia agenda sportiva 2010. Quando ho visto che era inutile proseguire, mi sono ritirato, giusto davanti al parcheggio dove avevo lasciato l'auto. Devo ammettere serenamente e in pace con me stesso. Anzi questo "ritiro" è forse il più positivi dei fallimenti della mia breve e modesta carriera sportiva.
Conclusioni: 1. se ti prepari bene, i risultati li ottieni a prescindere: la sfortuna non esiste ovvero esiste solo quando è sfiga vera! 2. da soli è bello, insieme è meglio 3. bisogna saper perdere, non sempre si può vincere 4. anche i presidentissimi sbagliano e perseverano 5. correre è bellissimo anche quando non va come vorresti!
Evidentemente quest'anno, nella prima metà di stagione, ho sbagliato qualcosa, magari ho avuto anche un po' di sfortuna (che è di casa quando l'impreparazione incontra l'occasione), ma così è andata e dunque bisogna prenderne atto.
Prima di chiudere questo fantastico 2010 di sport, che mi ha regalato immense soddisfazioni personali e condivise, volevo "confessare" questo mio peccato veniale... ebbene sì, dopo la delusione di Le Mont-Saint-Michel ho voluto riprovarci a 3 settimane di distanza per vedere se a Cancale si era trattato di una giornata storta, se fosse stato il meteo a metterci lo zampino oppure, come credevo e sapevo, ero giunto "troppo spremuto" ai nastri di partenza (la performance di Pietro dimostra che se preparati e tenaci si poteva fare bene anche in quelle situazioni ambientali).
Non che qui in Olanda abbia trovato condizioni meteo ideali (ventone paura, km segnati male, pochi partenti e dunque no pacemakers) ma di sicuro ho capito che non avevo "quella marcia in più" di cui avrei avuto bisogno e per la quale mi sono allenato tanto nei mesi invernali e primaverili. Il mio picco di forma lo avevo raggiunto purtroppo tra fine febbraio e i primi di aprile: poi un'influenza intestinale, tanta testardaggine, tanto impegno, ma sentivo dentro di me di aver perso lo smalto dei giorni migliori. E io, per scendere sotto le tre ore, ho bisogno di questo smalto. Magari non per chiudere un trail in montagna nelle prime posizioni, ma per una corsa su strada sì: soffro evidentemente, anche psicologicamente, la maratona su strada. Ci debbo lavorare su e provare a diversificare il mio approccio psicologico alla corsa contro il tempo. Credo, a posteriori, che il lavoro svolto nei mesi successivi (da giugno in poi) sia stato positivissimo. Il lavoro paga e la mia curva di efficienza ha ripreso a salire e mi sono preso delle belle soddisfazioni. Ora non mi resta che applicare la mia resilienza sulle lunghe distanze e in off-road alla dimensione asfalto. Se ci riuscirò l'obiettivo 2h56 che mi sono fissato per la maratona di Parigi 2011 forse non è un miraggio! Credo molto nel mio potenziale, ma per realizzare i propri obiettivi,
"la mente deve essere libera dall'aspettativa della vittoria o della sconfitta!" (Bruce Lee)
Gestione metabolica: vedi specchietto che ho compilato scopiazzando note e scarabocchi!
Mi stupisco nel leggere gli appunti del mio diario, come sono "cresciuto" da questo punto di vista. Mi sembra si tratti di dati e approccio di tanti anni fa, invece sono passati solo 5 mesi. Incredibile. Non che non funzionasse quell'approccio, anzi, ma ora sono decisamente più rilassato e razionale e metodico nelle scelte. Inoltre non sono i dosaggi di insulina a determinare la nostra gestione migliore o peggiore, ma la loro adeguatezza ai nostri fabbisogni e soprattuto la capacità di gestirci senza che ci sia l'angelo custode a provvedere. A Drenthe ero solo, come turista e come atleta. Le mie necessità , gli zuccheri li dovevo avere tutti in tasca io: nessuno me li avrebbe serviti a comando!
Oggi faccio circa il 30% di insulina in più rispetto a 5 mesi fa, pur essendo più allenato e con un profilo glicemico ancor più stabile a ZERO IPO. Cosa significa? Quello che ho appena scritto, ma lo traduco in un esempio: se faccio 12 unità anzichè 30 al giorno di insulina, ho la glicata a 6.0 invece che a 6.7 ma finisco spesso in ipo in attività fisica e se non c'è qualcuno a passarmi qualche bustina di zucchero non porto a termine l'allenamento o la gara sono in primis un somaro in secundis uno che non ha capito cosa significa correre in modo responsabile, condiviso e in campo aperto e infine uno che non ha capito che il diabete è una patologia progressiva ma la sua progressione non si misura esclusivamente nelle unità di insulina che ci si inietta.
Insomma quel "ci piace pensare al diabete di tipo 1 come un difetto del metabolismo perfettamente gestibile attraverso un percorso educativo complesso ma possibile e realizzabile" che appare sull'ultimo volantino DNL mi sempra sempre più missione auspicabile e sempre meno provocazione e ancor meno utopia. Basta che quel percorso lo intraprendano le persone giuste! W DNL!
Veniamo al racconto di questa trasferta a cavallo tra Germania e Paesi Bassi. Base del mio viaggio la città più prossima al luogo della gara raggiungibile con un volo low cost Ryan Air: Brema la scelta. Bellissima città , con un aeroporto piccolo, efficiente e vicinissimo al centro, cosa rara quando si viaggia low cost.
Hotel trovato senza prenotazione, un po' caro, tanta gente, la notte bianca pure, ottimi ristoranti, musei e monumenti interessanti e 150 km dalla partenza della gara. Brema: 1200 anni di tradizioni e cosmopolitismo, lo splendido Muncipio e la celebre statua del Roland sulla storica piazza del Mercato; lo Schnoor, il più antico quartiere del centro, le particolari architetture della bottcherstrasse e del Duomo. E naturalmente i Musicanti di Brema, noti in tutto il mondo per la fiaba dei fratelli Grimm. Il fiume Weser, che scorre nel cuore della città , ha reso Brema l'orgoglio della Lega anseatica, oggi come nel passato. Nei bar, nei ristoranti, nelle birrerie lungo la riva, la Weserpromenade Schlachte pulsa di vita specialmente nella bella stagione. Il Viertel è il più viace quaritere della città , vicino ai luoghi della cultura dove si incontrano arte, teatro e design. Molte le oasi verdi di Brema con parchi e giardini, che si sviluppano lungo gli antichi bastioni del centro storico.
Un auto a noleggio, partenza della corsa alle 14,00, orario inusuale, ma comodo per noi che ci piace dormire un po' di più e soprattutto che consente di gestire comodamente abitudini, tempistiche e pasti pregara. Nessuna ansia, insomma, a parte la classica tensione, positiva, che dovrebbe precedere ogni evento sportivo anche in ambito agonistico.
Cronaca: dormito di merda, ma per fortuna la partenza è alle 14,00. Perfeziono l'iscrizione la mattina stessa. Che bello poter iscriversi il giorno della gara. Riscaldamento, vestizione, stretching e relax nel verde in compagnia di qualche bimbo curioso che mi parla in olandese: io non capisco una mazza!
Sono rilassato. Clima ideale. Peccato per il vento. Spreco un po' di energie nella ricerca di un supermercato per acquistare acqua e qualche barretta. Ma mi sono preso in anticipo e dunque nessuna ansia.
Circuito da 10 km da percorrere 4 volte più un breve tratto per adeguare la distanza. Pochi i partenti: concorrenti della mezza e della maratona corrono assieme. Primi km facili, parlotto un po' con un maratoneta in inglese. Cerco di rallentare il passo portandolo al limite del 4'15 al km. La mia unica chance è stare su questi ritmi e alla fine allungare un po'. Mi sembra di volare per leggerezza di azione: ma la frequenza cardiaca non è d'accordo. Sono sempre fisso tra i 165 e i 167 bpm, ampiamente sopra la mia soglia 2. Ma cerco di non farmi condizionare. Ho deciso di tenere un'andatura per stare sotto le 3 ore ... e se non la reggo mi fermerò. Non ci sono riferimenti chilometrici, o almeno non riesco a interpretare i tanti cartelli lungo il percorso. Mi debbo fidare del garmin, notoriamente ottimista. Bellissimo il percorso, in un alternarsi di zone residenziali con villette e giardini ben tenuti, parchi, strade immerse nel verde piuttosto filanti. Brevi tratti sterrati comunque battuti e veloci.
Splende il sole, vento fortissimo. Bambini ovunque, sia tra gli spettatori che ai punti di spugnaggio: il loro gioco preferito è correre e raccogliere le spugne gettate dai maratoneti. Stand con birra e musica. Tutti allegri mentre noi sudiamo. Fanstastici i quartieri residenziali con la gente seduta sui tavolini tifare direttamente dal giardino di casa. Bello correre in questi contesti.
Procedo senza riferimenti reali. Mi rendo conto anche che il percorso risulta un po' lungo. E' una maratona di una piccola cittadina di provincia: bisogna accettare anche qualche imprecisione. Corro praticamente sempre solo e controvento. Quelli partiti avanti a me sono tutti scoppiati e li sfilo già al 10° km pur senza esagerare.
Al primo giro ci credo ancora tanto, sono fresco e fiducioso, ma già a metà del secondo giro ho capito che non ci dovevo credere. Per tenere il ritmo prefissato debbo forzare e nei tratti controvento non trovo nessuna collaborazione. Alla mezza ho già i sintomi di affaticamento, i quadricipiti un po' duri. Lo speaker annuncia il mio passaggio in 8a posizione assoluta (in effetti il parco partenti era decente solo sulla mezza e sui 10 km) ... quindi proseguo pimpante più per l'incoraggiamento del pubblico che per reale convinzione. Guardo il garmin che impietoso mi dice che sto calando.
Penso in un battibaleno a cosa sto facendo, al senso di tutto ciò, al passato recente e al futuro prossimo ... se va bene, proseguendo così, finisco in 3h10 soffrendo come un cane e sfibrandomi gambe, muscoli e cervello. Mi accorgo che sono giusto vicino al parcheggio dove ho lasciato l'auto. Saluto un concorrente che ho appena superato e gli dico che per me la corsa finisce qui. Lui è un po' stupito perchè comunque andavo bene. Io preferisco vivere e dunque è finita: when it's over it's over! Ho comunque ancora il sorriso stampato sul volto: non sono deluso, non ho rimpianti. Ci ho provato e mi sono fermato prima che fosse troppo tardi. Semplicemente non ero in grado di chiudere per quello che desideravo e al secondo tentativo in tre settimane era giusto dire STOP!
Getting started ... pettorale nr 106 ... al 21° km ero 8°!
I Musicanti di Brema ... clicca sull'immagine per il video!