MELL1TO BAKEKA 2009 - Minneapolis Marathon 2009
Il racconto del protagonista Minneapolis, 04 ottobre 2009. Chi sono i Medtronic Global Heroes Correre lunghe distanze non è facile. Richiede passione, determinazione. Lo sport diventa uno degli strumenti per poter “cambiare” la propria malattia. “Non chiederti solo cosa il diabete ti sta facendo, chiediti cosa puoi fare tu per il diabete”. Chi è Gipagà "Io sono un viaggiatore. Viaggiare ha voluto dire per me stendersi su una spiaggia di un’isola nell’emisfero opposto al nostro, guardando per tutta la notte le stelle non nostre…infilarsi nel sacco a pelo a mezzanotteuno, dopo aver aspettato il nuovo anno, sotto le pareti delle vette himalayane… alzarsi dal divano quando qualcuno ti aveva ormai costrettoci… "Il vero vincitore è il sognatore che non si ferma mai." La vita di questo impiegato, abbastanza impegnato nel lavoro tanto da creare un gruppo di cooperazione con altri amici, sembra regalargli parecchie soddisfazioni. Amante dello sport dopo i primi anni dedicati alla corsa, scopre il grande amore per la pallavolo: sport di squadra che gli regala amicizie che vanno ben oltre le ore trascorse in palestra. La grande passione, la montagna, gli permette di intraprendere anche viaggi extraeuropei da sogno: le vette himalayane, il Kilimanjaro, vulcani in Sudamerica. A poco a poco il viaggiare legato alla salita di queste montagne, gli fa conoscere nuove culture. I viaggi si trasformano da spedizioni alpinistiche a viaggi di conoscenza di culture differenti che gli regalano esperienze indelebili nella memoria. Ad un tratto qualcosa sembra interrompere questo sogno. “Guardando il quadro sopra la mia testa, seduto sul divano, mi torna alla memoria il momento magico al sorgere del sole, che si leva sopra l’altra sponda dell’ampia curva che il Gange compie, scoprendo verso settentrione la solenne corona di palazzi e templi come un fondovalle da sogno, si colora di un’irreale luce d’oro sulle gradinate maestose. Si ripete ogni giorno da secoli un grande spettacolo” La memoria resta viva, ma Pierluigi, Gipagà, si scopre diabetico. Nella speranza di sfuggire alla terapia insulinica, ricerca un po’ tutte le strade. Forse un’alimentazione un po’ “esasperata” lo lascia debilitato nel fisico e nella mente. Siamo nel 2001, a 32 anni la sua vita sembra finita. Il sogno si alimenta giorno per giorno, si decide a comprare le scarpette adatte. Correre da diabetico “Non sono un eroe, sono solo un global hero” In realtà serve forza di volontà e coscienza per trovare l’energia necessaria per non farsi sovrastare dalla patologia che c’è venuta incontro. L’incoscienza non serve. Bisogna saper ascoltare il proprio corpo, le reazioni, soprattutto quelle negative inaspettate. La nostra mente è più subdola, per comprenderla appieno, bisogna che ci facciamo aiutare da altri. Le persone a noi vicine spesso capiscono meglio di noi cosa ci sta succedendo, la nostra testa dà ragione alle nostre lagnanze, le alimenta, ci giustifica. Correre con il diabete non sempre è facile. Trasformato nel fisico, meno muscoloso, quando riprendo l’attività sportiva, a volte rientro distrutto dalle sedute di allenamento. A volte resto a metà attività. A volte ho paura di finire in ipoglicemia. A volte…ma reagisco. Non sarà certo il diabete a fermarmi.Non nego che ho provato invidia per chi deve gestire “solo” la fatica. La prima corsa con il microinfusore mi è sembrata un sogno. Non dover programmare l’attività fisica già dalla sera prima, come ero costretto a fare con la terapia multiniettiva. Intervengo “solo” diminuendo l’apporto insulinico per le ore di attività. Quando poi mi hanno proposto l’utilizzo di un sensore capace di monitorare la glicemia in tempo reale per un periodo di tre giorni consecutivi, il mio primo pensiero è stato utilizzarlo in maratona. (Primo utilizzo maratona del Custoza Maggio 2008). La paura principale in una attività intensa di così lunga durata è l’abbassamento glicemico. Pensate il sogno di non doversi fermare a provare la glicemia, ma semplicemente buttare l’occhio sul display dello strumento. Ma non basta controllare l’andamento glicemico. Gestire lo sport con il diabete vuol dire costruirsi uno storico di lungo periodo. Saper cosa mangiare prima, durante e dopo. Saper quanti carboidrati si consumano e quanti ne vanno apportati. Sapere di quanto si abbassa la glicemia durante l’attività. Si, teoricamente l’attività fisica abbassa i livelli di zucchero nel sangue. Ma se i livelli di zucchero aumentano durante l’attività? Se devo alimentarmi per calo di zuccheri, ma lo stomaco è bloccato dallo sforzo? Se…? Sì, fare attività con il diabete non sempre è facile, ma ne vale la pena. Oltre a permetterci una gestione migliore della terapia insulinica, ci regala ciò che forse ci permette di affrontare parecchi degli eventi della vita: “l’amor proprio”.
La mia esperienza L’arrivo a Minneapolis Sono qui davanti ad un piatto di pasta scotta, con improbabili salse quali condimento. Mi chiedo cosa faccio qui, perché io. Ma oggi sono stato sballottato quasi un giorno intero tra aerei ed aeroporti. In Italia sarebbero le 3 di notte, qui a Minneapolis le 8 di sera. Secondo giorno Oggi tutto è diverso. Incontro gli altri 24 Global Heroes. Le storie le conosco per aver letto di loro sul sito internet a noi dedicato. L’unica cosa certa è che tutti hanno forza di volontà da vendere. Le prove della vita, almeno una volta, ti fanno dire: “Perché a me?”, ma ti temprano, quanto ti temprano. Vigilia della maratona Siamo comunque una buona pubblicità per l’industria farmaceutica. Oggi foto di rito e mattinata a loro disposizione. A noi resta “l’arma” dataci in dono, di non starcene zitti, ma dire a tutti quello che facciamo. Spesso qualcuno, vittima di qualche malattia, dopo una diagnosi, si siede, pensa che la vita sia finita. Lo sport è uno degli strumenti per potersi rialzare. Ritiro numero di gara e visita all’expo. Tutto americano, tutto grande, ma tutto maledettamente ben organizzato. In tutto il week-end di gara non sono in grado di individuare una pecca nell’organizzazione, non faccio una coda per ritirare alcunché e, per maratone di queste dimensioni, è incredibile. Pomeriggio di visita alla città. Dovremmo starcene tranquilli, camminare in queste città dove tutto è proporzionato alla grandi dimensioni, vuol dire fare parecchi chilometri e domani non ce ne aspettano pochi. Ma la voglia di conoscere prevale. Facciamo anche un tour del percorso. Non mi era mai capitato di fare il percorso in macchina prima di una maratona: di corsa sembra lunga, ma davvero in auto non finisce mai! Alla sera un improbabile pasta-party. Per noi italiani, abituati a pasta al dente e sughi saporiti…saltiamo questo capitolo. Il giorno della gara Sveglia alle 4 e 30! Non vi preoccupate, non ha fatto neanche a tempo a suonare, ero già sveglio. Sarà il fuso orario…sarà la tensione…portare la divisa Global Hero non è proprio così facile. Le compere del giorno prima mi permettono una colazione all’italiana: succo, pane ai cereali con marmellata senza zucchero, qualche cereale maltato e the caldo. L’hotel dove alloggiamo è quello ufficiale della maratona. Qui alloggiano i top runners dal fisico asciuttissimo e tanti, tanti amici runners. Tutti insieme partiamo con gli scuolabus gialli (sino ad ora li avevo visti solo nei film) alla volta dello start… La corsa Due giorni dopo la corsa, sono rientrato in Italia dopo una ventina di ore tra voli ed aeroporti. Decido di fare una sgambata in pausa pranzo, per vedere che la maratona non abbia lasciato strascichi fisici e mentali. Le gambe girano, la testa ha voglia di correre. Guardando i campi attorno a me dai mille colori che questo autunno ancora mite ci sta regalando, mi riempio il cuore di gioia. Gli stessi campi che per mesi hanno salutato i miei allenamenti, hanno sentito la mia tensione e le mie paure, hanno condiviso le mie gioie ed emozioni. Ora si, a distanza di un paio di giorni, capisco la grande esperienza che mi è stata regalata, capisco la grande gioia che ti può lasciare una maratona. Del resto, la fatica, diventa l’elemento che permette di unire le esperienze vissute e lascia passare solo ciò che deve passare, eliminando il superfluo. Tagliando il traguardo della Medtronic Twin City Marathon, domenica 4 ottobre 2009, non è stato così. Invece di riempirmi il cuore di gioia dopo aver passato lo striscione finish, mi chiudo sotto il mio telo termico, sfogando rabbia e tensione. La tensione di mesi di preparazione caricato, mio malgrado, della responsabilità di essere un Global Heroes. Nulla dovevo dimostrare venendo a questa manifestazione, ma ci tenevo a far bene. Runners ready! “Non corro per dimostrare qualcosa , ma correndo dimostro qualcosa” La rabbia perché, pur non essendo una maratona veloce, dove poter fare il proprio miglior tempo, io mi ero prefissato l’obiettivo ambizioso di farlo. Volevo onorare l’impegno al meglio. La rabbia nasce dal fatto che fino al 39° Km ero in proiezione 4 minuti sotto le 3h e 30’, il tempo prefissato. Purtroppo, le salite degli ultimi chilometri, mi bloccano la capacità digestiva. Al 39° devo fermarmi per 10 minuti per liberare lo stomaco. Taglio il traguardo in 3h e 45min, purtroppo non con la soddisfazione che merita il fatto di portare a termine una maratona. Ma a distanza di 2 giorni il cuore mi pulsa forte, ho uno strano sorriso sulle labbra e gli occhi, ogni tanto, diventano lucidi. La maratona di Minneapolis resterà indelebile nella mia memoria. Forse dimenticherò la fatica. Forse dimenticherò di essere stato un Global Hero. Forse dimenticherò il nome di questa maratona e la città dove l’ho corsa…Mai potrò dimenticare l’incitazione di due ali di folla che per tutti i 42 chilometri della corsa mi hanno letteralmente trasportato all’arrivo. Campane suonate a festa nelle chiese che incontriamo, complessi ad ogni angolo di strada, pub con gli impianti stereo a tutto volume, bande locali che suonavano i più svariati tipi di musica…ma la gente, i bambini, tanti e tanti ad incitarti ad ogni passo, tanti ad incitare il Global Hero. E all’arrivo…forse non sono riuscito ad ascoltare le mie emozioni per l’incitamento ricevuto, ma le emozioni restano dentro come il ricordo della gente festante. Non a torto è considerata la maratona con il miglior percorso urbano negli USA. A disposizione dei runners, prima della partenza, il Hubert H. Humphrey metrodome, lo stadio coperto regno dei Minnesota Vikings. Questo ci ha permesso di cambiarci e di stare al caldo fino al momento della corsa. La temperatura a Minneapolis, la mattina della gara è di 6 gradi, all’arrivo 10. Per correre la maratona è un buon clima, anche se quest’anno, le temperature in Italia restano alte anche in autunno e, al freddo non siamo ancora abituati. Mi porto alla partenza. Il vialone non da l’idea della quantità dei partenti. Queste strade ad otto corsie permettono un deflusso corretto della gara. Inno americano cantato dal vivo, e …via. Già dal primo chilometro capisco l’eccezionalità dell’evento. Tanta tanta gente ad incitarci: “runners good job”. A stento trattengo la commozione. Volo, volo. Passo le 10 miglia…la mezza maratona…il fatidico muro dei trenta chilometri. Sento che è un gran giorno, sento che farò il mio tempo migliore. Sento che scenderò sotto le 3h e 30min. Ma gli ultimi dieci chilometri sono insidiosi. Salite, discesa poca, una curva e “che salita”. In cima, siamo al 35° chilometro, sento che lo sforzo ha appesantito lo stomaco. Fino ad ora ero stato più preciso del mio orologio. La media al chilometro impostata a priori era perfetta. Ora comincio a perdere colpi. Rallento, ma ho margine: 4 minuti da gestire. Al 39° chilometro…no no no!, mi devo fermare e liberare lo stomaco. Vedo sfilare i palloncini che indicano chi finirà la maratona in 3h e 30min. Un piccolo sogno svanisce…Raccolgo le forze, riparto. Pochi minuti e mi trovo sul rettilineo d’arrivo. Impressionante. L’incitazione della folla è tale che non riesco ad ascoltare ne le sensazioni fisiche ne le mie emozioni. Il Global Hero passa sotto lo striscione Finish… Una frase di Madre Teresa di Calcutta diceva più o meno così: La gestione del diabete Questo week-end è impegnativo sotto tutti i punti di vista, anche quello della gestione metabolica. In primis la maratona. Ma da gestire anche 2 fusi orari di 7 ore di differenza rispetto all’Italia e l’alimentazione “americana” nettamente diversa dalla nostra. Solitamente negli USA per l’alimentazione ci si salva, o ci si rovina del tutto, nei fast-food. Ma io nei due giorni antecedenti la gara, dovrò pensare a caricarmi di carboidrati: da buon italiano dovrò cercare pasta e pizza. Decido per un ottimale gestione dei fusi orari e, per stare in sicurezza nella maratona, di applicare il sensore che monitora costantemente la glicemia. Teoricamente dura tre giorni, ma so che con un pizzico di fortuna posso farlo ripartire per altri 3. L’incontro con altri ragazzi diabetici ti porta al confronto che spesso è un momento di scambio di informazioni, esperienze e piccoli segreti. Purtroppo mi trovo in sintonia solo con il ragazzo spagnolo. Gli altri sono un po’ troppo succubi dei loro dispositivi medici. Non capisco come il sensore per alcuni sia un incubo, un controllore che impedisce loro di dormire sempre presi a controllarne l’andamento. A me il sensore ha permesso di scovare le ore dove la glicemia “impazziva” intervenendo con apporti insulinici mirati. In maratona controllo la glicemia a distanza di un’ora nelle prime fasi e ogni mezzora alla fine. Controllarla in continuazione sarebbe come vedere un runners correre con l’orologio del tempo all’altezza degli occhi per essere sempre sicuro dell’andatura. L’andatura si fissa nel tempo, conoscendo la propria capacità di corsa. La gestione del diabete si perfeziona solo ascoltando le sensazioni che il nostro corpo ci trasmette. Ancora una volta resto stupito dalla facilità con la quale, il microinfusore, mi permette la gestione della terapia. Pur non avendo grande esperienza di lunghi viaggi da microinfuso, azzecco il cambio di gestione durante l’andata. Con un trasferimento aereo verso ovest, se si aspetta di impostare un nuovo profilo orario all’arrivo, il rischio è quello di sommare i maggiori apporti insulinici serali e notturni. Anticipo il cambio dell’ora poco dopo essere salito sull’aereo, regolando leggermente il passaggio con una basale intermedia. Abbastanza bene anche la gestione dei pasti “americani”. Qualche piccolo scompenso dovuto alla presenza di zucchero un po’ dappertutto. Bene la gestione in maratona. Parto con una glicemia intorno a 220. Non troppo alta, mi consente un buon margine di sicurezza. Si abbasserà costantemente a 170, 145 finendo a 95. In gara assumo 25 ml di carboidrati liquidi (16 cho). I problemi di stomaco, che a volte liberano ormoni che innalzano la glicemia, non mi creano disturbi. Riesco a bere qualcosa di isotonico alla fine della corsa mettendomi “al sicuro”. Anche se solitamente, l’adrenalina, porta, nel mio caso, ad un innalzamento dei livelli glicemici dopo una competizione. Dovrò stare più attento il giorno successivo. Ma il giorno dopo è già il giorno del rientro. Gestisco il viaggio di ritorno normalmente cambiando l’orario solo all’arrivo, teoricamente evitando i maggiori apporti insulinici della notte che perdo. Tutto bene, anche perché nei voli mangio poco e solo l’indispensabile: mangiare cibi precotti forniti nei voli intercontinentali in grosse quantità e, stare seduti per ore e ore non è salutare per nessuno.
Il completino con il "cuore" di Gip pronto per la gara .... *** Minneapolis Story ... Pierluigi Pagani (DM1-BG) al via alla Maratona di Minneapolis! ... anche negli USA, DNL c'è! RUNNING ACROSS DIABETES ... CON GIPAGA' .... Update 4 ottobre 2009 ... Gip chiude in 3h45 ... SMS by GIP FROM USA: Il cuore DNL oggi ha comunque pulsato forte! Per "tracciare" la corsa di Gip clicca qui ... http://www.mtectracking.com:8080/Mtrack/Mtrack?raceid=8&pid=225
Global Hero – Minneapolis 4 ottobre 2009 Oggi ho rifinito la mia preparazione correndo La stessa sensazione l’ho provata due settimane fa. Dovevo fare l’ultimo allenamento “importante” e così ho deciso di correre i Questa settimana però, con la scusa di regalare 3 giorni di vacanza ai miei genitori, in occasione del loro cinquantesimo di matrimonio (sì signori 50 anni di matrimonio – auguri mamma e papà), mi faccio tre giorni di relax a Levico Terme. Relax mentale si intende. Ne approfitto per correre e non solo. Leggendo i depliant del luogo vedo che c’è una ferrata nel comune di Levico, parto con l’attrezzatura. A meno di 15 giorni dalla maratona dovrei pensare a correre su asfalto e fissare il ritmo gara. Ma circondare Gipagà di montagne è come mettere un vaso di caramelle davanti ad un bambino: come impedirgli di metterci le mani sopra? Cosi parto con montainbike dall’hotel e raggiungo l’attacco del sentiero. Risalgo Sono contento…una giornata così me la ricorderò per molto tempo. Il pomeriggio sono talmente in forma che esco a correre. Faccio un progressivo di dodici Km, correndo gli ultimi ad un ritmo che solo poco tempo fa non tenevo neanche sul Km singolo. In questo hotel si mangia molto bene e le glicemie lo dimostrano. 3 giorni a glicemie, per me, fantastiche. Il microinfusore mi permette di impostare più di una velocità basale, pertanto, con attività fisica serale, devo ridurre l’apporto insulinico notturno di circa il 15%. Un altro fattore che comunque incide positivamente in vacanza, è la mancanza di stress che accompagna i ritmi intensi di lavoro nella vita quotidiana. Ecco la mia tabella della preparazione a questa maratona:
Alla prossima, sperando che sia il resoconto di una bellissima esperienza a Minneapolis. Pagani Pierluigi Gipagà
Prologo di Gipagà – Pagani Pierluigi
Uno di noi Global Hero!?!
Fondamentalmente sono un timido. Pertanto, già parlare delle cose che faccio è uno sforzo non da poco. Probabilmente faccio meno fatica a correre una maratona che a parlarne…ma so che tenermi tutto dentro, alimenterebbe solo il mio egoismo e non aiuterebbe nessuno. Vista da fuori la corsa potrebbe apparire solo uno sport egoistico. Già il ciclismo prevede di effettuare la gara sul tuo diretto avversario. Nel podismo si corre da soli, contro il cronometro. Eppure per chi come me, viene dall’alpinismo, la montagna è sempre stata maestra di vita, in tutti i sensi. Con me in montagna non c’era solo lo zaino, ma tutte le persone a me care che non erano in grado di accompagnarmi. Le stesse persone me le porto anche nella corsa. Oggi, poi, scoprendo nuovi amici, sapendo di poter risvegliarne di nuovi, assopiti da qualche parte, narcotizzati da chi sa quale presunta o reale malattia, me ne porto sempre di più. Sarà per questo che corro così piano? Se mi togliessi tutti questi amici dalle spalle, andrei più forte?...se il mio freno è questo, spero che il carico aumenti, e di andare sempre più piano. Un giorno mi chiama il mio diabetologo e mi parla di una maratona in non so bene quale posto sperduto degli Stati Uniti. Mi dice che la società produttrice del mio microinfusore, per dimostrare al mondo cosa possano fare le strumentazioni mediche, invita 25 persone in tutto il mondo, portatori di tali strumenti, ad una maratona negli States, un week-end spesato, solo correre. Sono le 8 di mattina, non molto sveglio e pensando al numero esiguo (25 persone al mondo) do il mio consenso. 30 secondi dopo dimentico l’impegno. A distanza di poco tempo l’amico Cristian di diabetenolimits mi parla con tono un po’ polemico di questo evento, ma, sinceramente, avevo rimosso di essere un candidato, e quasi non do peso alle sue parole. Di lì a poco mi arriva una mail: complimenti, lei è uno dei 25 global heros, unico italiano, selezionato per dimostrare al mondo che, portatori di apparecchi medicali (microinfusori, ma anche pace maker, stimolatori spinali) possono continuare a vivere la loro vita. Lo slogan è: “una diagnosi non ferma la corsa”. Avverto subito che la cosa può diventare un’opportunità. Aumentare la diffusione di ciò che facciamo, nel puro spirito diabetenolimits, può aiutare molta gente “assopita”. Di lì a poco arrivano le prime preoccupazioni. “Ma perché io? Perché non un vero atleta?” Dopo un po’ di analisi la prima risposta: “forse meglio che il messaggio arrivi da una persona normale che non da un supereroe”. Secondo dubbio: “ma sarò in grado? Una maratona ha mille componenti, e se non arrivo al traguardo?” Seconda risposta: “farò del mio meglio, senza fasciarmi la testa”. Arrivano anche le prime accuse: “le industrie farmaceutiche ti stanno strumentalizzando”. Ma rifiuto la cosa, penso che il messaggio positivo che posso dare è più forte di ogni strumentalizzazione. Anche se riguardo dell’ultimo punto qualche ragione l’accusa ce l’ha. Le due righe scritte agli organizzatori su chi è realmente Pagani Pierluigi sono state riscritte in una sorta di manifesto pubblicitario per il microinfusore. Chi mi conosce sa benissimo che per me, attualmente, il microinfusore, è la terapia migliore, mi ha permesso migliorie nella gestione del diabete, ma non ne sono schiavo. Se ritenessi il ritorno alla terapia multiniettiva la cosa migliore, lo farei. Road Map La preparazione di una maratona richiede coscienza. Non si può arrivare all’evento impreparati. Si potrebbe pagarla cara. Non per fare il frignone, ma questa preparazione si sta dimostrando davvero dura. Boia chi molla! Quest’anno alcuni eventi agonistici mi hanno portato una bella novità: lo sforzo psicofisico dell’evento mi crea problemi di stomaco. Il tutto alimenta un circolo vizioso: la paura di star male in corsa non può che autoalimentarsi. Arrivo abbastanza allenato all’inizio della preparazione: agosto e settembre i mesi top. Primo di agosto, due mesi all’evento, vittima probabile delle mie discese mozzafiato in montagna, mi trovo con una infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio destro. Non avvezzo all’utilizzo di farmaci faccio impacchi di argilla, arnica e ghiaccio e decido di non mollare se non all’eventuale acutizzarsi del dolore. Ma fino a oggi il ginocchio regge con lento, ma continuo miglioramento. Agosto da par suo ci mette lo zampino, il caldo non molla mai. Inoltre non dimentichiamoci, siamo anche diabetici. Gli ultimi due lunghi mi portano ad una bella novità: innalzamento della glicemia oltre i 300. Il primo mi ha sorpreso come se fossi alla mia prima uscita da runner. Al quindicesimo chilometro glicemia a 380: incazzatura generale, camminata per quasi il resto della seduta. La settimana successiva ripeto il lunghissimo: a 50 minuti glicemia a 320: stavolta non mi faccio fregare. Bolo e assunzione comunque di qualche carboidrato. Risultato: splendido trenta chilometri con glicemia a Del resto quest’anno è un anno particolare in tutti i sensi. Io lavoro in una piccola impresa che è un po’ come gestire un piccolo circo personale. Ognuno dei componenti dell’impresa ha il suo ruolo e con lo sforzo comune facciamo lavorare un po’ di persone. Ma per il settore edile quest’anno è davvero dura. I pensieri sono tanti e si sommano allo sforzo fisico della preparazione atletica. Ma ecco di seguito il percorso di avvicinamento a Minneapolis – 4 ottobre 2009. Non ricordo molto gli eventi sportivi dell’anno 2009, quanto i 4 giorni passati a Saluzzo in compagnia degli amici di diabetenolimits al running camp. Questi giorni mi hanno lasciato tanto, compreso qualche dubbio. Dall’Agosto Dopo alcune riflessioni, decido comunque di fare visita di medicina sportiva e test del lattato in contemporanea. Miglioramento netto della massa grassa (sotto l’8, limite del maratoneta) e miglioramento della soglia di ½ km/h. L’unico dubbio resta sull’intensità degli allenamenti. Secondo chi si basa sulla soglia cardiaca servono tempi di recupero. Secondo allenatori e runners “professionisti” (vedi Dotti), il recupero centra poco. Pensando che comunque lavoro parecchie ore al giorno, e che, spesso il diabete non ti lascia in perfetta forma, scelgo una via di mezzo tra quanto proposto dal medico del centro di medicina sportiva, e le tabelle che gli altri amici di diabetenolimits propongono per il loro avvicinamento alla maratona di Berlino. Ecco la mia tabella delle ultime settimane:
A ottobre il resoconto della maratona di Minneapolis. Le mie due righe di presentazione spedite alla Medtronic Fondation, organizzatrice dell’evento. Pagani Pierluigi, 39 anni, professione contabile, a type 1 diabetes patient, has an insulin pump and continuous glucose monitoring system. Vivo nella provincia di Bergamo, ridente cittadina del nord Italia. Anche se abbastanza impegnato nel lavoro, mi sono sempre dedicato allo sport, in particolare al mio sport preferito, la pallavolo, inoltre ho sempre coltivato la mia grande passione, la montagna. Il piacere di salire in alto mi ha portato a spedizioni extraeuropee: Kilimanjaro, Nepal, vulcani in Sud-America. Poi nel 2001 qualcosa sembra interrompersi: mi trovo diabetico. Dopo una prima fase dove tento di sfuggire alla terapia insulinica, mi trovo completamente senza forze, debilitato, cambiato. Per mesi e mesi non riesco a fare camminate anche se di pochi minuti. La vita sembra finita. Ad un tratto riscopro il vecchio amore: la corsa. Mi ricordo delle corse fatte da piccolo, ricompro le scarpette e comincio a correre. Prima pochi chilometri, poi… non mi sono più fermato. Qualche dubbio dentro di me rimane. Per mia natura sono portato a sforzi di lunga durata, nella mia testa c’è già la distanza regina: la maratona. Ma cosa succede al diabete con uno sforzo così prolungato? Arrivo nel 2007 alla mia prima maratona. La corro con a fianco a me un amico in bicicletta pronto ad aiutarmi in caso di bisogno. E’ passato un anno da quel giorno e mi trovo di nuovo alla partenza di una maratona, ma è cambiato. Da sei mesi utilizzo an insulin pump e per la prima volta sono in totale indipendenza, con me ho un “angelo tecnologico” a vegliare sulla mia glicemia in corsa the continuous glucose monitoring system. E’ cambiato tutto. Quando utilizzavo la terapia multiniettiva, l’attività fisica andava programmata mutando le dosi già dalla sera prima. Oggi se decido di fare o non fare attività fisica: pronti e via. Le attività sportive svolte da me e altri amici diabetici, le pubblichiamo insieme ai dati metabolici riscontrati in gara, sul sito internet no-profit www.diabetenolimits.org, con la speranza di “svegliare” gli amici che, per qualsiasi diagnosi, hanno smesso di vivere la propria vita. ____________________________ Se volete sapere cosa hanno scritto di me e degli altri global heroes ecco il link: http://www.medtronic.com/2009globalheroes/ Pagani Pierluigi Gipagà
COURSE MAP IMPORTANT City permits limit the race time to a 6 hour time limit. The course will be closed at a 13:44 minute per mile pace. No race services including medical, aid stations or traffic control are available beyond this pace. The finish line remains open until 2:15 p.m. (assuming an 8:00 a.m. start). Participants must cross the finish line by 2:15 p.m. in order to be considered "official finishers". After 2:15 p.m., the course and finish line are closed. . The finisher shirt and medal will not be awarded after 2:15 p.m. NO EXCEPTIONS. Aid Stations Splits/Mile Markers ChampionChip® Timing TCM, Inc. and ChampionChip® Minnesota Inc. will be offering a customized ChampionChip® timing device. A customized chip may be ordered with entry form registration or by calling the marathon office (763) 287-3888, Ext. 110. You may re-use your personal chip at other ChampionChip® events throughout the world. The customized chip is $38.00 (price includes tax & handling). Medical Help Along the Course Please keep in mind, medical personnel will only be on the course as long as the aid stations are open. Closing vehicles will travel at a 13:44 minute per mile pace dismantling aid stations and mile markers, so that traffic may resume
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