Diabete Off-Road @ 2015 - GR 20 • CORSICA
La piccola corsa còrsa, ovvero il GR20 a passo spedito ...
il più difficile sentiero escursionistico di lunga distanza in Europa "Ci vorrà il tempo che ci vuole, nè più nè meno!" [Signor Toro ©PeppaPig] ))< F I N I S H E R >(( UPDATE ... Conca, 14 giugno 2015 Il piccolo trottatore còrso ha portato a termine la Grande Randonnée numéro 20! Partenza alle 16,45 di mercoledì 10 Giugno, arrivo alle 13,36 di domenica 14 Giugno 190 km e 12.000 D+ percorsi in 92 ore e 51 minuti. "Ci è voluto il tempo che ci è voluto, né più né meno" Il racconto emozionale, atletico e metabolico, a breve sui canali mediatici DNL. "L'azione è la vera festa dell'uomo autentico." TUTTO IN 92 ORE testo di Cristian Terminator Agnoli Preludio GR20: drinnn … h 3 a.m. di mercoledì 10 giugno. In auto fino ad un parcheggio libero nei pressi dell'aeroporto di Villafranca. Verona-Livorno su Doblò del Tor. Passaggio ponte Corsica Ferries fino a Bastia h 8.00-12.15. Rent-a-car da Bastia a Calvi aeroporto con il Bros a recuperarci (già in Corsica con la famiglia da qualche giorno con GR20 incluso nel pacchetto vacanza) Autostop e cammino da Calvi a Calenzana. Grazie a Vincent il camionista e a Lambert il carpentiere. Spuntino al Bar U Castellu di Santarellu con focacce locali e una bisciola della Valtellina a base di noci e uvetta portata sin qui. Il tutto accompagnato da una bottiglia di Orezza, l'acqua pizzicante più buona (e più cara) al mondo. GR20 in sequenza: 16.45, minuto più minuto meno, foto di rito lasciando la piazzetta di Calenzana. Zaino in spalla (8/9kg) e borracce piene … ci scrolliamo di dosso i nostri crucci e via "fra li monti". E' subito "maquis": macchia mediterranea. Il caldo sale dal terreno arido e polveroso, nonostante piogge recenti e abbondanza d'acqua con sorgenti e ruscelli. Incrociamo escursionisti a pochi minuti dalla fine del loro GR20 da Sud a Nord. Noi appena "iniziati" andiamo da Nord a Sud … il GR20 per antonomasia è questo… rigorosamente seguendo "le tracè du record" :-) Tra arbusteto e pineta, guadagnamo dislivello. Ritmo brillante. Il Bros e il Tor non scherzano. Il Terminator tira indietro e controlla la VAM. Bosco e cespugli lasciano spazio alle prime rocce, antipasto di quanto seguirà . I panorami e le sfumature di cresta impiegano poco a conquistarci. Tre ore e siamo al rifugio Ortu du Piobbu, affollatissimo. Carorifugi: una coca cola a € 3,50. Timbro sul diario di bordo, borracce riempite, quattro chiacchiere in spagnolo con gruppo trekker ispanici e si riparte. Acqua e ruscelli, mentre il sentiero si fa progressivamente più sassoso e ostico. Tramonto spettacolare over 2000. Il cielo azzurro si colora di rosa, le pietre di rosso barbaglio. Le lampade frontali si accendono. La notte ci avvolge: la grande ombra seminata di stelle. Contemplazione! Guglie, roccette, massi … altro che roulant. La "glanda" còrsa. Qui è roba per vero "piede montagnard". La traccia del GPS ci aiuta talvolta quando il bollino bianco e rosso ci sfugge. Conversazione sempre brillante, con Bros grande oratore in movimento. Strette forcelle, piccoli guadi, terreno impervio e difficile. Uh mamma mia che paura! Si fa poca strada. Ma è montagna, vera e severa. Discesa ora. Per il Carrozzu è tutto un macereto che mette a dura prova tendini, muscoli e suole. Un GR20 val bene un paio di scarpe! Tra rigoli d'acqua raggiungiamo il rifugio Carrozzu. Tende e bivacchi. Tutto tace. "Late dinner" sui tavoli a base di tabulè. Necessitiamo di un riposino. Il pavimento della cucina fa al caso nostro, confidando nella derattizzazione. Un'oretta di finto sonno, più o meno al caldo. La tuta in tyvek di Terminator fa il suo debutto. Bisbigli, sussurri, qualcuno russa, qualche allarme suona. Da poco passate le due. Di nuovo in marcia. Terminator con casco da rugby allacciato. Protezione e testa al calduccio. Qualche indugio per la giusta via … la valle di Spasimata ci attende. Fiumi d'acqua, pietre e liscioni scivolosi. Per fortuna c'è qualche cavo di sicurezza. L'uso delle mani e della prudenza sono raccomandati. Il ponte sospeso più traballante del mondo. Una tenda da bivacco con una giovane coppietta che si interroga sul nostro passaggio in notturna. "Par là " mi sussurra lei indicandomi la direzione del sentiero che sale tra massi viscidi e in traverso. Rumori di animali: il rupicapra acquattato nella selva? Scollinamenti e ridiscese, su e giù. La fatica nella notte. Sempre su terreno sconnesso. Avanti, lenti e regolari. Ci basta superare i massi e i tratti esposti indenni. Nulla di chè per chi è avvezzo alle arrampicate, un po' più di tensione per chi meno metabolizza la tecnicità . Ma si può fare. E' tempo di varianti. Niente discesa a Haut Asco ma divagazione sul vecchio GR20, abbandonato ma ancora semitracciato. Zigzaghiamo tra solchi neri e creste come spiriti vaganti, orientandoci un po' con il gps un po' grazie ai cartelli di divieto di caccia affissi in vetta. A volte la via è incerta, a volte ce la inventiamo: basta crederci, come il volo del calabrone. Il cielo stellato sopra di noi, in lontananza le luci di qualche abitato non meglio identificato. Punta Stranciacone. Ora si scende. Non meglio determinata anche la via per ritrovare il GR20 ufficiale. Ci buttiamo a valle tra rocce, sfasciumi, pareti. Lo scrivente resta un po' indietro, ma sfrutta le luci di chi è avanti per la miglior via. L'esile traccia a valle è nascosta dai rigogliosi cespugli, bagnatissimi dopo le tempeste d'acqua pomeridiane. Siamo fradici dalla cinta in giù. La pista non si vede, ma si tasta con i piedi. La direzione è però evidente. Qualche sosta tecnica, un mozzico di pane per rompere la fame. Un po' di neve marcia, ancora semighiacciata. Un po' di attenzione. Con i bastoncini si può affrontare, altrimenti meglio procedere sui massi. Eccoci al Col Perdu. Sì sì, bisogna scendere giù per di lì. E' il "cirque de la solitude". L'alba ci regala il momento cruciale e più complesso del GR20 dopo una notte insonne e impegnativa. Atmosfera lunare, rocce viscide. Giusto il tempo per prendere fiato, guardarsi un po' intorno e ammirare le creste che ci siamo lasciati alle spalle e i suoi incredibili colori. Concentrazione ora, non prima di mandare un sms "tutto ok" (forse prematuro ….) a chi ci vuole bene sfruttando un momento di connessione. Non facile muoversi qui se non sei fresco, pimpante e agile come una gazzella. Prudenza ma piglio deciso. I duecento metri discensionali più lunghi della nostra vita. Ora bisogna rifarli all'insù per l'altro versante. Raggiungere Punta Minuta … sempre su pietra "glissante". Alcune rocce mosse non sono sempre un valido appiglio. Mani da rocciatore. Cavi spezzati … mani e piedi vanno usati all'unisono. Un solo incontro. Un escursionista con zainone e "Cascadia" ai piedi. Un cenno di saluto. In discesa verso il rifugio Tighiettu ci sparpagliamo. Rocce di diversa consistenza e "grip" … Tor e Bros danzano sui sassi, io non riesco a ballare nè da solo nè in compagnia. Ci metto un eternità , continuo a incespicare e rischio più volte di ruzzolare. Imprecazioni a profusione. Al Tighiettu niente colazione per problemi tecnici … proseguiamo poco più in giù fino alla Bergerie Vallone. Nel frattempo apprendiamo della tragedia al Cirque su cui siamo passati sopra a nostra insaputa. Sei morti! Erano lì, sotto di noi. Siamo stupiti, allibiti, increduli. Testimoni inconsapevoli della più grande tragedia nella storia del GR20. Il ritorno alla realtà prende il sopravvento. Petit déjeuner con omelette: proprio quel tocco di salato che le nostre papille desideravano. Il sole picchia forte ora. Un bel gran caffè e si riparte … rigenerati? Salita al Ciottulu in spinta. Chi più chi meno aggrediamo il terreno decisi e arriviamo su piuttosto velocemente. Minipausa con birretta, boccone di pane, autoscatto e timbro ricordo. Zaini a terra per riposare le spalle. La discesa veloce e corribile ci vede ancora sfilacciati. Ci vorranno parecchi minuti per ricompattarci ma siamo sempre a vista. Seguiamo il ruscello e un po' alla volta torniamo in trio. Fiumi, ponticelli, bergeries e bosco. Ancora tanta strada ma finalmente ci possiamo rilassare … per qualche secondo. Il Parco Regionale della Corsica concede un po' di tregua e qui c'è spazio per il piede "roulant". Il sole del pomeriggio spacca le pietre, ma l'aria è tersa e si respira a pieni polmoni. Sandwich jambon et fromage … siamo stufi di baguette, ma alle tre del pomeriggio la cucina è chiusa all'hotel de Viergiu. Brevi comunicazioni di servizio quando la linea mobile còrsa lo consente. Di nuovo sul GR20. Alla corsa ora la camminata per favorire la digestione. Arsura appena il bosco finisce e la montagna brulla ha il sopravvento. Il pianoro del lago Ninu: spettacolo! Mucche e altri quadrupedi erbivori al pascolo. Bros in avanscoperta per fermare il rancio e i posti letto, Tor a far compagnia ad un rintronato Terminator. H 19.30: primo tiro di 28 ore portato a termine. Dopo la piccola crisi, la grande abbuffata. Al rifugio Manganu il pasto abbondante è assicurato. Lavaggio alla come riesce nel ruscello. La pasta più scotta del mondo, ma che fame! Gnam Gnam! Ore 21.15 … e fu profondissimo sonno. Con la pancia piena è più facile dormire. Alle 4 in piedi. Conversazione di prima mattina multilingue. L'interprete, il navigatore, l'apripista … ognuno ha il suo ruolo. Ci inerpichiamo decisi e superiamo qualche escursionista partito poco prima di noi. Altra alba indimenticabile sulle guglie di Bocca a Porte. Creste che sembrano spade puntate al cielo. Tanti incontri, sia umani, sia animali. Bonjour! Salut! Bonne Montagne! Tuoni roboanti in lontananza. Lampo che tuona, nube che scroscia. Indossiamo il secondo strato, svalichiamo le ultime crestine. Inizia la picchiata verso Pietra Piana. La pioggerellina si fa più insistente. Nulla di che. Piedi reattivi. Le prime ore siamo sempre brillanti. Il bollettino meteo sconsiglia le vie alpine. Dopo breve consulto, optiamo per restare sul tracciato originale. Più lungo, ma anche più roulant. Le gambe girano e le facciamo girare ben bene nel sottobosco, mentre la pioggia diventa torrenziale. Sembriamo ora veri piccoli trottatori corsi. Si risale per monotona pista forestale al rifugio de l'Onda. Un po' sfilacciati, in rigoroso silenzio … ogni tanto ci vuole! Servizio ristoro garantito da Terminator che recupera dolcetti e coca cola alla bergerie sottostante. Un thè caldo grazie al pentolino in titanio a riscaldare questa giornata uggiosa. "L'azione è la vera festa dell'uomo autentico" … recita la scritta scolpita ai 2100 mt di Punta Muratellu. Obbligatorio imparare la citazione a memoria. Discesa di nuovo da prendere con le pinze. Rocce granitiche porose garantiscono un buon appoggio. Ma mai distrarsi un attimo o lo scivolone è assicurato. Tanta gente che cammina. Zaini enormi. "… A ribonjour!" L'attraversamento dei guadi balzando su sassi e pietruzze ci risulta oramai ordinaria amministrazione. Piedi asciutti = zero vesciche. Bros e Tor eccellono, Terminator arranca. Vizzavona a valle. Ma noi andiamo di variante per l'omonimo colle … guadagnando metri e recuperando tempo. Ottimo lavoro di navigazione del Bros. Al passo … tempo di decisioni. Convivialità o chilometri. "Fare strada, fare strada!". La maggioranza vince e si prosegue. Tor prima titubante, poi si convince. Avanti tutta! Un trailrunner bardato Salomon ci supera in velocità . Noi proseguiamo del nostro passo. Finalmente una pista monotraccia dal fondo morbido e dalla pendenza regolare. Fissiamo il posto letto al Col di Verdi per le 22.00 con telefonata al gestore cui preme più definire l'esatta farcitura dei panini che ci farà trovare pronti al nostro arrivo. Ancora su fino a 1600 mt … poi si resta in quota … e non finisce mai. L'ultima rampa nel bosco è una fiera della verticalità . Ma le gambe reggono. Calpestiamo un po' di betume in avvicinamento alle "Capannelle". Qui c'è il mondo. La cena è servita. Il menu "randonneur" … ottimo e abbondante. Giusto il tempo per scambiare quattro chiacchiere, pagare il conto e rimettersi in marcia. Altre ore di autonomia guadagnate. La digestione è veloce. Rigenerati, la voglia di trail si rinnova autentica. 14 km roulant per il nostro prossimo posto letto. Allez les Gaz! La notte incombre nuovamente, nera e solitaria. Quiete e frescura. Parlottare pacato. Il senso del tempo svanisce. Ci sembra di essere via da mesi. Invece si tratta di ore. Le gambe girano grazie al corposo rancio. Rispettiamo la tabella di marcia e giungiamo al "refuge" puntuali con le nostre birrette e le nostre baguette pronte. Secondo tiro chiuso alle 22.02. Nel bar del rifugio un telegiornale racconta della tragedia del Cirque. Finalmente abbiamo informazioni "ufficiali". E' già , non era un incubo. Tutto vero … nel vedere le immagini, mille implicazioni psicoemozionali interiori ci assalgono. Il Cirque chiuso agli escursionisti per ordine della prefettura. E noi, ci siamo passati comunque. Davvero forse gli unici e ultimi a farlo in questo 2015: la chiusura sembra protrarsi infatti a tempo indeterminato. Sopravvissuti, fortunati, scampati o semplicemente così è che doveva andare. Inutile pensarci. Tutti a letto nel dormitorio che puzza di "cagnone" ma non prima della mezzanotte dopo una bella doccia calda! Sonno disturbato. Quel frigidino che ti assale e non ti molla più … ed è tardi per vestirsi. Quando riassapori il tepore è ora di alzarsi rintronati. Colazione frugale. Gianluca ha trovato la pace nel cuore. Per lui oggi separazione programmata e rientro al mare per liason "mari e monti": ricongiungimento obbligato con gli affetti familiari. Lentamente ripartiamo. Controllo zaino, bucato appeso ad asciugare. Paesaggi qui più simili alle nostre montagne. Cavalli da soma scendono dal rifugio carichi come muli. O sono muli allora? Anche salendo regolari, sempre con gentilezza, grazia ed eleganza, superiamo escursionisti più lenti. Di nuovo sopra i 1800. Rifugio Prati. Un bel caffè. La fretta di proseguire per conquistare metro su metro e ci dimentichiamo di riempire le borracce. Alla bocca di Laparò giungiamo dopo un bel tratto di scavalcamento massi in quota con passaggi arditi e spettacolari. Panorami mozzafiato, varchi più alpinistici che trailistici. Ma a questo oramai siamo assuefatti. Tanta gente anche sui flutti del mondo. Alla Bocca di Laparò sostiamo per addentare i nostri panini induriti. Roba da lasciarci la mascella. Gnam gnam, che "gnucco". La difficile arte della deglutizione. E il momento della separazione. Bros prende a sinistra e raggiunge la famiglia. Uno sguardo d'intesa, un arrivederci a presto e via. Tor e Terminator proseguono in duo il loro GR20. Mannaggia all'acqua … su una pietra vediamo gaudenti l'indicazione di una sorgente che però si rivelerà "secca". Proseguiamo in riserva bevendo a piccoli sorsi. Il sole allo zenit. Una nuvola provvidenziale ci salva unitamente a una piacevole brezza di vetta. Cavalli ossuti pascolano lassù dove osano le aquile. Massi e pietra bianca su queste cime. Forte il riverbero. In lontananza si ode il classico rumore dei generatori che annunciano, unitamente all'odore di combustibile, l'avvicinamento al rifugio. Giù sempre tra massi e macereto. All'Usciolu ci accoglie un giovane e gentile rifugista che ci accompagna, con diritto di precedenza su tutti, al piccolo supermercato. Spesuccia da 15 euro: acqua, 2 pacchetti di frutta semioleosa e anacardi, 2 coca-cola. A saldare ci pensa il Tor, che dopo la dipartita del Bros, è stato nominato d'imperio cassiere GR20. Moscerini malefici fastidiosissimi infestano i cespugli di questi sentieri. Uno dei momenti peggiori del GR20. Per fortuna che sono solo pochi minuti. Continua la sfilata di escursionisti. Non osiamo immaginare cosa ci sia qui tra luglio e agosto. Tra un "bonjour", un "bonne marche" e un "bon courage" proseguiamo verso valle. Prati e dolci promontori si sostituisco all'aspro paesaggio di cresta. Lande desolate. Alta pressione gridano i cieli. E splenda il sole eternamente. I numerosi ruscelli formano pozze che invitano al tuffo. E così facciamo, se non altro per mettere al fresco i piedi infuocati. Terapia antinfiammatoria complementare al "Sinflex" di cui lo scrivente ha dovuto assumere ben 3 capsule in fieri per supplire ai dolori al tibiale anteriore. Per ombroso e fresco sentiero che costeggia il ruscello seguiamo i bollini arancioni in alternativa ai bianco-rossi e giungiamo pacatamente affamati al rifugio Matalza. Ennesima emblematica faccia da rifugista. L'accento corso è un misto tra sardo e bergamasco: gli italiani sono ben voluti oltre che merce rara da queste parti in questa stagione. I portoni in ferro sono segnati da colpi di pallettoni di lupara… retaggio di rivalità tra bracconieri o goliardia di ragazzotti di montagna annoiati? Mentre ci interroghiamo, ordiniamo pane e formaggio caprino e pecorino accompagnati da un paio di birrette Pietra, giusto per non farci mancare il sapore di castagna in bocca. Un po' di salato … finalmente! Prezzi un po' più popolari qui, il rifugista ci prende in simpatia e ce la caviamo con 14 euro. Cassiere Tor regola prontamente. Ennesima salita da affrontare. Si sale verso Bocca Chiralba prima per comoda stradina, poi il sentiero si restringe e torna il severo ambiente montano. Qui un vento fortissimo ci piega ma ne approfittiamo per far asciugare il bucato. Vitellini pascolano in quota. Di nuovo sopra i duemila metri. In salita arrampichiamo sempre sicuri e pimpanti anche quando le pendenze impazzano. La discesa per il rifugio Asinau invece è piuttosto complessa da affrontare. Liscioni e rocce sporgenti, tratti di traverso esposti, pochi appigli. Il rifugio sembra lì, ma ci sono più di seicento metri di discensionali a separarci dal punto tappa. Terzo tiro completato poco prima delle 19.00 Rifugio affollatissimo, ma gestori brillanti. Vengo redarguito per aver portato i bastoncini all'interno. Ma con cortesia mi scuso e tutto si sistema. Posto letto trovato e sbobba garantita. Siamo nel turno delle 19.30 giusto il tempo di darsi una lavata e sistemare lo zaino nel dormitorio. Tavolo comune con altri escursionisti superassistiti (guida, trasporto bagagli al seguito, …). Vino rosso al posto della birra. Forse ci concediamo qualche bicchiere di troppo. Conversazione allegra ma per le dieci tutti a nanna. Unitamente alla mega porzione di lenticchie con salsiccia tutto fermenterà nel nostro pancino per diverse ore causandoci non pochi problemi durante la notte. Dormiamo a petto nudo per il caldo avvertito ed emanato dai nostri corpi ebbri. In piedi nel cuore della notte, stufi di rigirarsi in branda. Il Tor resta coricato un po' più a lungo. Beato lui! Preparativi in religioso silenzio, colazione fai-da-te. Un provvidenziale thè caldo sistema la pancia brontolona. Al resto ci penseremo nel bosco con una sana e abbondante evacuazione. Luci accese. Poco prima delle cinque siamo pronti a partire per l'ultimo tiro. Occhio all'inciampo … l'efficienza muscolare residua ci salva da rovinose cadute. Fiuuu! La foresta di Bavella … ancora sassi. Un ultimo strappo tra massi rocciosi rosso amaranto. Il saluto gentile di una escursionista di mezza età . Musica per le nostre orecchie. In lontananza avvistiamo i segnali della civiltà . Giusto il tempo di infilarci in un bar e si scatena il diluvio. Un'oretta di pausa degustando caffè e pane croccante con marmellata mentre fuori s'imbroda. Ci vestiamo un po' per scaldarci. Approfittiamo del bagno per una rinfrescata. Ritroviamo uno specchio e possiamo guardarci il viso scavato dalla fatica. Tor mi riprende per non avergli fatto notare lo sviluppo abnorme delle borse sotto gli occhi. Questioni di vanità ! Spiove e si riparte. Il sole fa capolino tra le nuvole e non ci lascerà più fino alla fine. La lunga discesa in realtà è un continuo saliscendi che non concede rilassatezza. Conquistiamo velocemente l'ultimo rifugio per breve risalita ai 1055 mt di Paliri. Ora bisogna solo scendere. Paesaggi lunari con rocce "pertuse" dalle forme stravaganti. Qualche foto per rifiatare. Il Tor è in splendida forma e vorrebbe rilanciare in continuazione, ma Terminator non è in grado di reggere tale brillantezza atletica e morale. Un gruppo di una dozzina di trailrunner ci incrocia a tutta forza con microzaini e look ultimo grido. Che vadano per il record? Nahhh… a quell'andatura impossibile tenere sulla lunga distanza! Profumano ancora di bucato. Noi puzziamo come carogne. Quota 650 … una pozza d'acqua, il sole, la stanchezza. Cosa chiedere di più. Un bel bagno con tuffo e la testa al fresco. Cinque minuti di paradiso. Una manna per la termoregolazione. Ristabilita la perfetta temperatura corporea il corridore persistente può riprendere la sua caccia al GR20. La stretta bocca di Usciolu arriva dopo una breve e afosa salita. E' la porta di uscita al Gr20. Salutiamo le montagne còrse prima di piombare a valle ritmicamente. Giusto il tempo per fare un tonfo a terra ma fortunatamente senza danni collaterali. Al piccolo trotto usciamo dal sentiero in loc. Radicali. Questa è la fine del Gr20. Altri dieci minuti di asfalto e siamo in centro a Conca. Piccola Corsa Còrsa completata. Qualche foto, ritroviamo l'amico Gianluca ieri rientrato preventivamente e oggi qui a recuperarci con la famiglia: apoteosi con una double bière Petra accompagnata da qualche patatina e … udite udite… una sigaretta. "To smoke after trail only!" Roba da far girare la testa. Scarpe rotte, suole maciullate, puzze indicibili, piedi gonfi, alluci insensibili, tibiali doloranti: il Tor assicura che tutto passerà in pochi giorni. Claudicanti ma felici indossiamo abiti puliti in attesa di una doccia calda e di un pasto rigeneratore. Finishers … finiti e sfiniti ma persistentemente allegri. Faticata consapevole in privazione di tutto tranne che di entusiasmo. E' ora di tornare a casa. Ne è valsa la pena? Toglietemi tutto ma non il mio Trail! Dal GR20 al GR24 il passo è breve … ovvero dal finire una Grand Randonnè al finire sul Giornale Radio di Radio 24 è un attimo. Indenni e intatti, più o meno … Tor già pronto a nuove avventure, io un po' meno … sempre pronti a inseguire i nostri poveri sogni … Passione, dipendenza patologica dalla fatica, inguaribile voglia di esplorazione. Cosa ci porta a smazzarci così? A noi piace pensare di essere autentici interpreti di un approccio puro e disincantato all'attraversamento di lunga distanza per vie impervie, mantenendo intatti l'entusiasmo, la voglia di esplorazione, il senso del limite e le nostre scorte di umiltà . Ci accontentiamo di poco in fondo. [Postfazione … DopoGR20 … pranzo lungomare di Porto Vecchio h 15.30 (@the Lounge), trasferimento al campeggio di Solenzara, un po' di spiaggia, doccia calda, bucato, pizza, notte in tenda, sveglia presto, pullman per Bastia, traghetto h 13.00 per Livorno. Da qui: Tor rientra a Verona in auto, Terminator prende il treno per Napoli e poi raggiunge Sorrento alle 2 di notte e ritrova la famiglia. Rientro poi in aereo e recupero auto al parcheggio incustodito. Che programmino eh!] VOCE DEL VERBO GR20 Ebbene sì, ci sono volute le ore che si sono volute, per completare il più difficile sentiero escursionistico di lunga distanza d'Europa. Forse ce ne sono di più complessi, ma a me basta così. Le montagne corse si sono rivelate allo stesso tempo spettacolari e iper-impegnative. Quattro tiri, usando terminologia da arrampicata che mai fu più adatta, per espletare il tutto: il primo di 28 ore in privazione di sonno e con marcia in notturna, altri due da 18 e 15 ore, e l'ultimo "breve" da 7 ore. Con i riposi e le soste arriviamo a 92 ore. I km … boh? Diciamo 190 e 12000 d+/d- anche se a mio avviso sono arrotondati per difetto. Non sono riuscito a ricaricare i miei Garmin a partire dalla 30a ora, dunque non posso che affidarmi alle rilevazioni di altri. Tanta roba, sempre e comunque! Tutti i nostri calcoli a tavolino, peraltro pochi e sommari, si sono rivelati dunque ottimistici. I tempi di percorrenza su terreni simili si dilatano all'inverosimile. Inoltre sono fondamentali una miglior pianificazione strategica delle tappe (o tiri), una perfetta conoscenza di luoghi (per bypassare i rifugi e sfuggire ai divieti di bivacco onnipresenti), doti da skyrunner innate, bagaglio più leggero e magari un adeguato riposo prima di mettersi in cammino, ovvero giungere in zona partenza meno trafelati e con qualche ora di sonno in più. I tempi segnati sulle guide sono riducibili al 50% solo mantenendo un buon ritmo in salita, riducendo le soste all'essenziale e procedendo agili e veloci in discesa, dove, se perdi concentrazione, vai a velocità di poco superiori a quelli del normale escursionista. La differenza si fa in discesa. Sicuramente vanno sfruttati meglio i tratti scorrevoli e meno tecnici per guadagnare chilometri, in particolare quelli dal Rif. Vallone al rif. Manganu, dal Colle di Vizzavona al Rif. Prati e dal rif.di Asinau a Conca. Ma per chi come noi è partito un po' alla "garibaldina" va bene così. L'improvvisazione fa parte dell'esplorazione. Se mai dovessimo ritornare, sappiamo cosa dobbiamo fare. Sui camminamenti del GR20, come scritto nella prefazione ante-partenza, mi ero imposto di: a) mantenere un ritmo spedito ma regolare senza strappi … - i ritmi immaginati sono stati molto più lenti rispetto anche alla più pessimistica delle previsioni. Dentro di me pensavo a un tempo tra le 70 e le 80 ore compreso di pause e sonni. Ho giocato sempre sulla difensiva per portare a casa questo GR20 rinunciando a ogni velleità prestazionale. Ma non avevo alternative anche se ho sicuramente rallentato i miei compagni di randonnèe. Ho dovuto fare uso di antiinfiammatori (sinflex) per contrastare un persistente dolore al collo del piede e al tibiale mentre le ginocchia, per fortuna, a parte un po' la prima notte, mi hanno graziato. - ben sopportare la privazione di sonno …. Ho patito l'effetto alba della prima notte insonne e le ultime ore del primo tiro di 28 ore consecutive. A parte le 6 ore di sonno al rifugio Manganu piene e rigeneranti, le altre due notti (Col de Verdi e Rif. Asinau) sono state di pessima qualità . Certo una miglior qualità del sonno e una partenza meno trafelata avrebbero aiutato. Personalmente, visto la tipologia di rifugi, credo l'opzione bivacco fai-da-te sia da prendere in considerazione almeno dopo il 50° km. b) affrontare con prudenza e piglio deciso i pochi tratti pericolosi del sentiero … la predominanza dei tratti ipertecnici (soprattutto in discesa) mi hanno messo più in difficoltà di quanto avevo messo in conto. Al Cirque de la Solitude ho avuto un po' di reale apprensione e in un paio di altre situazioni delicate in discesa. c) gestire strategicamente l'alimentazione e le pause... Viaggiare in compagnia rende più difficile la gestione delle proprie esigenze e abitudini alimentari e di riposo. Bisogna trovare un compromesso. Credo abbiamo ben gestito soste e alimentazione, contenendo il consumo di alcolici e le abbuffate inutili. All'ultimo rifugio il vino rosso ha rischiato di fregarci. Tre bicchieri di rosso sono troppi per chi sta affrontando una traversata come la nostra: di atletismo si tratta, non di passeggiata enogastronomica. d) mantenere l'intesa e la sintonia con i propri compagni di traversata (Tor & Bros) ... La fatica e la privazione di sonno sono spesso causa di litigi e incomprensioni. Penso siamo stati bravi a gestire le rispettive personalità e spigolosità . La sintonia non è mai mancata e le decisioni si sono sempre prese per maggioranza e facendo ricorso al buon senso e alla prudenza. Il buon umore ha contrassegnato il 99% della traversata. Ero ben consapevole di essere il più "debole" del gruppo e ho cercato di rendermi utile come "interprete" per velocizzare le richieste di informazioni, la lettura del menu, le ordinazioni. Anche questo serve a guadagnare tempo. Mi spiace per Gianluca che alla Bocca di Laparò ci ha dovuto lasciare e prendere la via per il mare. Aveva sbagliato i conti e doveva rientrare da moglie e figlio prima dello scadere del tempo a disposizione concessogli. Per lui comunque sempre una traversata di spessore e in spinta con più di 160 km in saccoccia. e) disporre di una buona termoregolazione [che fa la differenza nella corsa di persistenza ...] Il clima è stato favorevole. Non abbiamo mai patito il freddo e il caldo, secco, era comunque sopportabile. Sorgenti e punti acqua sono presenti quasi ovunque. Solo tra la 25a e la 27a ora ho avuto un piccolo sbandamento. Probabilmente ho bevuto troppi liquidi e ciò mi ha provocato sintomi di nausea e mal di testa. Ho mangiato un panino e dopo pochi secondi lo stomaco si è sistemato e mi sono ripreso definitivamente. Per il resto normali alti e bassi di questo tipo di sforzo ma sempre in controllo. Certamente in futuro devo arrivare più preparato atleticamente per poter soffrire meno e riemergere dalla fatica più "godurioso". 1° tiro > Calenzana - Rifugio Manganu 61K 5000D+ 92 ore … dunque meno di quattro giorni: e con condizioni climatiche più che favorevoli. Il 99% di chi compie la traversata a sentirlo sgranava gli occhi e ci pigliava per pazzi. Altri sorrideranno pensando alle 32 ore del record di Poretti. Ma prima di parlare, commentare e valutare, passate all'azione e vivetevi questa esperienza. Potevamo limare forse una dozzina di ore saltando l'ultima notte e se io fossi stato più performante. Io più di così non potevo fare. Tor e Gianluca sicuramente sì. Il GR20 ha fatto emergere tutti i miei limiti fisici e muscolari, anche se sono contento per l'approccio mentale e la lucidità su terreni per me complicati. Ottanta, novanta ore … parliamo sempre di tempi di tutto rispetto, specie rimarcando la TOTALE autosufficienza della nostra diagonale, affrontata con materiale al seguito anche per gestire, nell'emergenza, un bivacco senza rifugi in appoggio. Io ho sempre tirato indietro, non ho mai preso la testa in salita (talvolta per scelta, talvolta per mancanza di prestazionalità ), tantomeno in discesa (per incapacità ). Qualche volta ho fatto il passo nei tratti scorrevoli per gentile concessione degli altri due. Il nostro obiettivo era quello di una grande randonnèe a passo spedito ma mantenendo un profilo esplorativo-conoscitivo e livelli di lucidità -coscienza accettabili: abbiamo riposto a tutti i saluti, regalato sorrisi, buon umore, ricambiato con cortesia ed esaurientemente a domande in tutte le lingue durante i momenti di convivialità , senza atteggiamenti da "invasati" che potrebbero sempre manifestarsi in chi cerca la "vitesse" vestito da "pagliaccetto trailrunner" con zaini minimal o semiminimal. Volevamo catturare la "polpa" di questo GR20 e trasferirla a muscoli, anima e mente, svuotandoci di energie e riempiendoci di conoscenza di noi. Se non ci siamo riusciti, ma noi crediamo di sì, questo non è colpa dell'approccio "trail" alla traversata. L'attraversamento in velocità , se supportato da una adeguata preparazione, non fa perdere nulla rispetto al ritmo escursionistico. Infatti la freschezza atletica è la principale garanzia di lucidità mentale che è quella che ti consente di assorbire, fissare e metabolizzare immagini, pensieri, rumori, odori, sguardi ed emozioni. Settanta ore, sette giorni, due settimane … non cambia nulla. Il segreto sta nel sapersi misurare. Ho visto più escursionisti sedicenti "tranquilli" stravolti, a muso duro e assolutamente incapaci di contemplare un paesaggio o una gemma in fiore. E siamo riusciti pure a scattare qualche foto anche se i nostri scatti non rimarranno nella storia della fotografia. Un altro buon motivo per sbrigare in fretta la pratica GR20 è a mio avviso quella "economica". Più giorni passi sopra, più soldi spendi, e non sono pochi, visti i prezzi proibitivi praticati ai rifugi. Esempi: bottiglia di acqua frizzante da 1 l 6 euro, coca cola in lattina 3,50, lattina di birra Pietra da 0,50 6 euro. Pernotto in rifugio su materasso sporco 14 euro, colazione baguette, burro marmellata e nescafè 8 euro. La tragedia che si è consumata al Cirque de la Solitude poche ore prima del nostro passaggio, mi ha fatto riflettere ancor più sul senso dei grandi percorsi, più o meno arditi. Il GR20 è un sentiero difficile, ma non presenta rischi diversi o maggiori rispetto a qualsiasi montagna che supera i 2000 metri e presenta segmenti tecnici od esposti. La montagna va presa così. I rischi si possono diminuire ma non azzerare. Resto convinto che l'essere preparati ad affrontare verticalità e discensionalità in velocità sia più un vantaggio che uno svantaggio perché ti consente di toglierti dai "guai" più in fretta di chi non è in grado di sviluppare velocità . Noi a sbrigare la questione "cirque" ci abbiamo messo poco più di un'ora (meno di 1 km 200 d-, 200d+) nonostante io fossi superimbranato, venissimo da una notte insonne e ci fossero rocce bagnate, mosse e scivolose. Mediamente chi affronta questo sentiero necessita minimo di 2 ore - 2h30 tra attese, soste, passa tu, passo io, aiuto, lo zaino che pesa, foto etc. Chiaro il messaggio. Stop. Così doveva andare, e così è andata. Avessimo cambiato qualcosa, sono quasi convinto che non avremmo finito. Ci sono delle coincidenze in natura che bisogna saper assecondare, più o meno consapevolmente. Un altro tassello del nostro complicato puzzle alla ricerca della felicità terrena. 2° tiro > Rifugio Manganu - Col di Verdi 62K 3000D+ METABOLICAMENTE (ultima revisione 25 giugno h 12.48 per correggere lievi refusi) Glicemia iniziale 74, glicemia finale 137. Nel mezzo ci mettiamo solamente 92 ore e 51 minuti, 12000 d+ e d-, 1800 cho 45 unità di bolo e 47 di basale oltre a una ventina di misurazioni con il mio Aviva Nano fuori produzione e con batterie mezze scariche. Il mio fabbisogno basale standard è di 15 ui die (7 ui h 12, 8ui h 22). Durante la traversata l'ho diminuito fino a un 4+6 per riportarlo a un 5+7 (tutti i dati sono comunque riportati nel GR20 Book pubblicato e scaricabile in pdf per una miglior lettura). Trovare la quadra metabolica in una esperienza di endurance "estremo" come questo, significa cercare una insulinizzazione che consenta di alimentarsi abbondantemente mantenendo risposte glicemiche stabili e entro range accettabili. Ho pertanto adottato una strategia "a scaletta", partendo dalla mia basale standard e andando a modificare dosaggi e timing nel divenire, così verificando le reazioni del mio metabolismo con l'accumularsi della fatica e delle risposte ormonali controregolatrici. Si è trattato di individuare una basalizzazione ottimale e quindi decidere se preferire piccole integrazioni a zero bolo o pasti più importanti con bolo adeguato alla maggior sensibilità insulinica derivante dall'impegno fisico prolungato, intenso e muscolarmente probante. I muscoli stanchi sono cannibali di zuccheri. In presenza di pasti abbondanti (>80 cho), con glicemie accettabili (<180 mg/dl) con ripartenza entro l'ora dal bolo ho adottato un rapporto insulina carboidrati triplicato (da 1:10 a 1:30 financo a 1:40). Nei pasti con pausa lunga (arrivo serale ai rifugi) ho invece aumentato il mio rapporto i:cho solo del 30% ovvero da 1:10 a 1:15. In questa maniera, come si può evincere dai dati, ho praticamente annullato il fattore ipoglicemia e contenuto le iperglicemie. L'unica iper di rilievo è un 307 mg/dl peraltro rilevato a 45 minuti dall'assunzione di una importante integrazione (36 gr di cho) e con un colpevole ritardo nella somministrazione dell'iniezione diurna di basale di cui mi sono dimenticato avendo perso la sensazione del tempo dopo tutte le ore in cammino (e la detemir quando finisce, finisce). Ovviamente quando assumevo carboidrati senza bolo era fondamentale essere in movimento e magari anche mantenere un buon passo per controllarne la curva. Il motivo del CGM al seguito era appunto per poter raccogliere più dati possibili e precisi e poi ragionare sulle strategie adottate, se è meglio bolo zero con rompidigiuno o pasto abbondante con bolo etc etc. Purtroppo il malfunzionamento del CGM a partire dalla 15a ora, mi impedirà di fare questi ragionamenti che tanto mi piacciono a tavolino e a bocce ferme. Mi dovrò limitare alla rilevazioni manuali. Purtroppo la tecnologia funziona bene, ma in situazioni estreme (cambi di temperatura, umidità , pioggia, caldo, sballottamenti, sfregamenti) sembra non avere la "resilienza" necessaria, qualità che va migliorata non solo in noi umani ma anche nelle macchine. Peccato perché mi ero impegnato e avevo testato con successo il CGM nelle due settimane precedenti anche in quota, in notturna e in diverse condizioni meteo. Ma un conto sono uscite da 6/7 ore, un conto traversate di più giorni. Ancora una volta, quando la tecnologia non è sufficientemente affidabile, niente panico e si torna al controllo manuale e si fa ricorso all'esperienza maturata. La testa sempre accesa, prima di ogni altro apparecchio: "io non sono il mio diabete, tantomeno il mio glucometro". Riepilogando, il fabbisogno insulinico giornaliero complessivo è diminuito, mediamente, da 40 ui die standard (15 basale, 25 bolo) che ho quando faccio vita "normale" a 23 ui (12 basale / 11 bolo in media) con media glicemia 144 (su 20 misurazioni non proprio con timing standardizzato). La basale dunque è diminuita "solo" da 15 a 12 ui (-25%), il bolo invece del 56% (da 25 a 11 ui mediamente). Questo perchè ho scelto una strategia di basalizzazione non troppo tirata in conseguenza di tipo e durata dello sforzo e delle situazioni logistiche e ambientali che consigliano di dedicare mani e testa a cose ben più importanti rispetto alla prova della glicemia e alle iniezioni di fino, ovvero portare a casa la pellaccia. Nella settimana successiva al GR20, invece, e ancora mentre scrivo queste note, ho fatto fatica a controllare la glicemia con una serie di over 200 mai avuti in 10 anni di diabete. Ho dovuto alzare la basale a 20-22 ui die (rispetto alle 15 ui pre GR20) e rafforzare i boli. Riconosco una certa rilassatezza nel contare i cho e una fame da bisonte che non mi hanno certo aiutato, ma sicuramente sforzi di questo genere scombussolano radicalmente il metabolismo. Bisogna esserne consapevoli. Ciò non toglie che mi scoccia un pochino. Ma siamo laboratori viventi. Il 22 giugno ho rifatto la glicata dopo 8 giorni passati a 200 mg/dl … 7,1 … sono moderatamente soddisfatto (la precedente era 6,9). Ho limitato i danni, visto che l'A1C è fortemente influenzata dal profilo glicemico degli ultimi 10-15 gg. Ora mi prendo ancora qualche giorno per rimettere ordine nella mia vita e nel mio metabolismo iper imperfetto. Assetto lipemico invece a posto: colesterolo totale 178 e buono a ... 70!!!!!! Almeno quello... Non faccio queste esperienze nel nome di sport e salute, ma di conoscenza di me stesso e dei rischi a cui possiamo esporre il nostro equilibrio metabolico. Giusto o sbagliato che sia, credo sia importante che qualcuno si assuma queste responsabilità . Farlo con il supporto della comunità medica "ufficiale" sarebbe meglio, ma siccome latita, occupandosi probabilmente di cose MOLTO più importanti, faccio da solo o con quei pochi medici free-lance che mi vogliono bene e ci capiscono qualcosa, ma comunque raccolgo, analizzo, discuto e metto a disposizione i miei dati e chi vuole può leggere, approvare o scuotere la testa. La mia autostima è una variabile indipendente: trovo per fortuna sufficienti gratificazioni anche in altri ambiti della mia vita e credo comunque di ben argomentare senza superare il limite sopportabile di castronerie in campo metabolico. Lascio la gloria e la fama agli altri: a me basta capire di più e un po' di salute! 3° tiro > Col di Verdi - Rif. Asinau 42K 2300 D+ 4° tiro > Rif. Asinau - Conca 30K 1200 D+ PISTOLOTTO GR20 NR 1 La differenza tra il portare a termine un gigatrail in autosufficienza e senza balise e un ultratrail competitivo di più giorni pieno di ristori e assistenza (attenzione quando scrivo portare a termine, non intendo vincere o concludere nelle prime posizioni con riferimenti prestazioni di élite!!!!!) è a mio avviso la stessa che passa tra conquistare un ottomila in stile alpino, senza ossigeno e in solitaria, magari mettendoci una vita, e il farlo, più in fretta, in cordata organizzata con capoguida, sherpa a profusione, campibase de luxe e bombole di ossigeno portate da altri e magari ti caricano pure a spalle se serve per farti fare l'impresa. Per chi osserva dall'esterno non cambia nulla, resti sempre un coglione esaltato che fa trail o un fottuto conquistatore di 8000 egocentrico con tanto di foto su facebook, ma per la mia soddisfazione personale e la mia reputazione interiore è una differenza fondamentale: solo così posso guardare i miei figli negli occhi ( e la mia compagna) e fargli comprendere il senso della mia passione sportiva senza sentirmi in colpa nel ritagliarmi e ingurgitare periodicamente la mia bella fetta di sano egoismo personale e di endorfine solleva morale. PISTOLOTTO GR20 NR 2 1922 - Gli scienziati sono andati in un reparto di ospedale con bambini diabetici, la maggior parte di loro era in coma e morivano per la cheto-acidosi diabetica. Questo è noto come uno dei momenti più incredibili della storia della medicina. Immaginate una stanza piena di genitori che si siede al capezzale aspettando l'inevitabile morte del loro bambino. Gli scienziati sono andato di letto in letto ed hanno iniettato ai bambini il nuovo estratto- d'insulina purificata. Come hanno cominciato ad iniettare , il primo cominciò a risvegliarsi. Quindi uno per uno, tutti si risvegliarono dal loro coma diabetico. Quella stanza di morte e distruzione, è diventato un luogo di gioia e di speranza. 2015- A quasi un secolo dalla scoperta dell'insulina, la stanza di morte e distruzione non esiste più, e il luogo di gioia e di speranza si è ampliato e allargato al di fuori della stanza di un ospedale per manifestarsi, alla fine, nelle case, nei paesi, nelle città , sulle montagne più alte del mondo o sui sentieri più impervi, nelle acque libere, nello sport, nel lavoro, negli affetti personali, nei progetti di vita, nella propria famiglia. Ogni persona con diabete, oggi, può conquistarsi il proprio spazio di vita e prospettiva. E se lo desidera può scegliere di mettere a rischio il proprio recinto di salute. Non è questa pure una grande conquista, che ci deve risvegliare tutti dal torpore, dai crucci e da quel senso di inadeguatezza e paura, che purtroppo attanaglia ancora molte persone con diabete, sedentarie o iper attive, grandi o piccine, sedicenti felici o tristi, prigioniere o libere? ))<>(( Quando: 10 giugno 2015 > .... Chi: Issimo & Friends Quanto: 180km e 11000d+ [da verificare] Come > in autosufficienza ANTEPRIMA "Piccola Corsa Còrsa" Le Grande Randonnée numéro 20 è la traversata più autentica di ciò che è la Corsica, l'Ile de beautè, ed unisce tutti i magnifici panorami del cuore montagnoso dell'isola. E' l'itinerario più famoso tra quelli segnalati in Francia ed ogni anno migliaia di appassionati della montagna si cimentano su questo sentiero che unisce il villaggio di Calenzana nel nord a Conca nel sud. Una traversata iperdifficile, molto tecnica e "rocciosa", per trailer avvezzi ad esperienze "esigenti" su terreno di alta montagna. Poco meno di 200 km e quasi 13000 metri di dislivello positivo "reale" (e altrettanti in discesa forse anche più tosti della salita). Nelle parole del campione Dawa Sherpa, "di tutte le montagne dove ho corso, la montagna còrsa presenta un concentrato di difficoltà che raramente ho trovato altrove"! Record Maschile: Guillame Peretti, 2014 32h00 • Record Femminile: Emilie Lecomte, 2012- 41h22 Il GR 20 attira molti escursionisti perchè forse più di ogni altro itinerario in Europa conduce a luoghi altrimenti difficilmente accessibili con sezioni esposte di roccia nuda raramente più difficoltosi di una facile arrampicata. E' a Michel Fabrickant che si deve il primo tracciato del GR 20 nel 1972, quando è riuscito a collegare antichi sentieri per la transumanza tra le valli con una serie di magnifiche attraversate in cima a crinali, spesso al di sopra dei 2.000 metri, dai quali si può ammirare tutta la bellezza dell'interno della Corsica, per terminare vicino ad alcune delle spiagge più splendide al mondo. Tutte le guide in circolazione prevedono un tempo di 15 giorni per coprire le distanze fra i 16 rifugi dislocati sull'itinerario. E' sicuramente percorribile in 7 giorni, i soldati della Legione Straniera impiegano 5 giorni, i più forti trail runner del mondo poco più di 30 ore ... Il piccolo trottatore còrso si prenderà il tempo che ci vuole, nè più nè meno! A fine traversata, il racconto emozionale, atletico e metabolico di questo mio viaggio sui Monti Corsi. "A la Corse comme à la Corse" Breve preambolo alla Piccola Corsa Còrsa La partenza è imminente ed è prevista per il tardo pomeriggio di mercoledì 10 giugno. Al peso lo zaino dichiara 8,2 kg acqua esclusa. Conto di alleggerire un po' ottimizzando le scorte alimentari che per il momento ho buttato dentro alla rinfusa senza selezionare. Un paio di etti li dovrei limare e così restare entro il limite degli 8 chili che mi ero prefissato. Un lungo viaggio dove sarà fondamentale: - mantenere un ritmo spedito ma regolare senza strappi - ben sopportare la privazione di sonno - affrontare con prudenza e piglio deciso i pochi tratti pericolosi del sentiero - gestire strategicamente l'alimentazione e le pause (inclusa qualche ora di sonno) - mantenere l'intesa e la sintonia con i propri compagni di traversata (Tor & Bros) - disporre di una buona termoregolazione [che fa la differenza nella corsa di persistenza ...] ATTREZZATURA > Elenco pressoché completo di attrezzatura, abbigliamento e materiale al seguito. Peso dello zaino 8,2 kg acqua esclusa (aggiungere 1,5 kg) Tot. acqua trasportabile: 2,20 litri. Peso massimo stimato cibo al seguito comprato sul posto incluso: 10,00 kg Abbigliamento base (vedi sopra disegnino simpatico) Calzatura > Asics Fuji Trabuco 3 Calzini > Thorlo short Calzoncini > Raidglight Bermuda Maglia > smanicato Raidlight tess. Bamboo Copricapo > Basquette Raidlight c/sahariana Occhiali > Oakley Racing Jacket Bastoncini > Raidlight Ultralight pieghevoli GPS > Garmin Forerunner 910 XT (polso sinistro) Garmin Forerunner 310 XT (polso destro) Zaino > OLMO 20 + AVANT PACK anno 2008 con 2 borracce da 0,80 + borraccia pieghevole da 0,40 cc + bottiglietta da 20 cc + ecotazza in titanio Materiale nello zaino > Tuta in Tyvek, Poncho junior, Pantavento Montura, Goretex, Morf, pile con cappuccio, maglia m/l Mizuno, maglia collo alto Craft, Maglia m/m Montura, Maglia Scialpinismo con Cappuccio Montura, 2 sottomaglia retati, pant. Raidlight Short Trail, 2 paia di calze, Manicotti, fuseaux Accapi, fuseaux Mico, elastici e bande in velcro, solette scarpe di ricambio, casco da rugby, 3 penne insulina (1 basale, 2 ultrarapida), 1 glucometro Nano + 25 strisce, CGM Dexcom, 15 aghi 0,4 mm, 350 euro denaro contante, 1 bancomat,CI+patente di guida, fascia paraocchi, melatonina, carta igienica/salviette igienizzanti. Telefono cellulare, Roadbook plastificato, guida GR20, asciugamano microfibra, telo d'emergenza,(diavolina bio) , Accendino, tazza titanio, spazzolino da denti, benda vetrap per fasciatura, piccolo kit prontosoccorso (sinflex,aspirina,imodium, compeed, pomata cicatrizzante, sali, collirio, protezione solare), cavi e adattatori vari, penna e matita, agendina, scorte alimentari abbondanti. |