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Diabete Off-Road @ 2012 - TA • Alta Via n.1 Adamello


Rifugio Bazena > Rif. Gnutti > Sonico
Trail Autogestito sull'Alta Via Nr. 1 dell'Adamello • 17 luglio 2012

62 km x  3750 d+

TRAIL AUTOGESTITO A PASSO SPEDITO ...
> In single-stage, in autogestione, in autosufficienza!

Cristian Agnoli (DM1, VR) featuring Francesco Maistri (Verona Trail Runners)



Francesco & Cristian @ Passo Poia


A un anno dal grave infortunio occorso @ Bocchette di Brescia, il presidentissimo ritorna sui sentieri dell'Adamello!
In compagnia di Francesco "Tor" Maistri, un trail autogestito a passo spedito su uno dei più impegnativi sentieri alpini!
 Esorcizzare l'Adamello e respirare a pieni polmoni l'aria di montagna e lo spirito trail!

TAV REPORT > testo di Cristian Agnoli e Francesco Maistri

Sottovalutazione dei tempi di percorrenza e delle difficoltà tecniche (percorso "tostissimo"), zaini probabilemente troppo pesanti, e per quanto mi riguarda, una giornata non brillantissima dal punto di vista "atletico" ci hanno costretto a desistere una volta arrivati al rif. Gnutti.
La proiezione sull'orario di completamento (arrivo all'auto dopo l'1 di notte e a Verona intorno alle 4-5 del mattino)
non era compatibile con il rientro al lavoro la mattina successiva.
Dunque niente Premassone, niente Rifugio Garibaldi e niente discesa a Temu per pista forestale.
Comunque 16 ore on trail, 62 km e 3750 d+!
Una lezione di umiltà per il futuro, ma anche uno stimolo a riprovarci con maggior "consapevolezza"!

Tutta la mia ammirazione, ora infinita e imperitura:
1) a Dino Melzani, detentore del record Alta Via Rif. Tita Secchi-Garibladi in 6h58 > non mi capacito su come sia possibile!
2) ai finisher dell'Adamello Super Trail
3) ai finisher del Trofeo Ravasio
Chapeau!


Lunedì 16 ore 16.30 circa sul trenino regionale (a diesel) da Edolo a Breno
"Senti Cristian sono comunque poco più di 50 km... per duri che siano se partiamo alle 5.00 abbiamo 16 ore di luce per essere alla macchina, vuoi che non ce la facciamo????"
Martedì ore 18.30 circa, in discesa dal passo Miller verso il rifugio Gnutti... "Senti facendo due conti a questa velocità per ben che vada arriviamo al Garibaldi in altre 3 ore e mezza / quattro. Da lì ne abbiamo altre due, due mezzo per scendere alla macchina (Temù ndr).
Se facciamo una pausa al Garibaldi per qualcosa di cena e magari il buio ci rallenta io non arrivo per le otto al lavoro domani  mattina!"
Da qui la triste scelta, si rinuncia al Premassone (ultimo valico dell'1) e cerchiamo di scendere a Valle attraverso la lunghissima Val Magra, confidando poi nella fortuna per un passaggio a Temù per recuperare l'auto.
In Mezzo tante ore di sassi, pietre, sfasciume, glanda, roccia, catene e gradoni, salti e buchi, pendii in piedi e discese lentissime...
[e rese ancor più lente dal piede incerto del Cristian pauroso, ndr]
Ma andiamo con ordine … il viaggio inizia a Domegliara, i tempi sono serrati e cronometrati. Al pelo ce la facciamo a prendere le coincidenze di bus e treno per essere ai piedi del Passo Croce domini per le 17.30. Caffè e via per il Bazena punto di partenza prefissato, un po' a piedi - si taglia qualche tornante - ma a metà salita puntiamo ad un autostop più deciso per non essere al rifugio troppo tardi e risparmiare energie per l'indomani. Grazie a rampanti imprenditori (o meglio investitori Bresciani) siamo al rifugio Bazena per le 20.00. 
Vito, il padrone di casa, così così, ci tiene compagnia per la serata regalandoci una luculliana cena a base di agnolotti ripieni di ricotta, bresaola e rucola, pollo al vino bianco e verdure cotte e crude. Birra media. Alla richiesta di lasciarci qualcosa di pronto sul tavolo per la colazione ci apostrofa con "Non c'è problema io sono in piedi a quell'ora... anzi forse scendo a valle e rientro per le quattro" La nostra fantasia sulla sua vita notturna si scatena...
Paghiamo il conto in anticipo, 45 euro a testa … pernotto incluso ovviamente!
Martedì 17 : Ore 4 sveglia, ore 5 e tre minuti si parte sotto un splendido cielo stellato preludio ad una giornata che tutte le previsioni danno come molto favorevole.  Arriviamo baldanzosi al rifugio Tita Secchi poco dopo le 6 e visto che non vi è alcuna anima viva (a parte due cagnolini impauriti ma giocherelloni). Ripartiamo immediatamente per il passo del Blumone. 
Il sentiero già si trasforma in glanda, ma poco male siamo in salita ed il passo è ancora bello spedito. Dopo il passo del Blumone ci aspetta un lungo traverso, fino al passo del Gellino (giusto Cristian???), un traverso bello lungo che perde 300 mt di quota circa... cosa vuoi che sia??? e invece è assolutamente impossibile correrci sopra... massi, alternati ad pezzi di sfasciume impediscono qualsiasi accenno ad un passo corsaiolo... e poi si deve stare attenti ai segni... ce ne sono per quello, ma non essendoci alcuna traccia di sentiero ogni 30 secondi ci si ritrova o sopra o sotto traccia e bisogna continuamente correggere. 
Siamo ai piedi di Bocchetta Brescia, almeno in salita il sentiero sembra un po' più visibile... Alla bocchetta la prima sorpresa... c'è si poca neve, ma il breve tratto di nevaio è completamente ghiacciato (sapremo poi che al rifugio Franco e Maria la temperatura notturna è scesa di qualche grado sotto lo zero) e impieghiamo non meno di 20 minuti per scalfire nel ghiaccio con un sasso appuntito dei piccoli scalini per rassicurare il passaggio. Per Cristian è poi un passaggio simbolico, nella discesa l'anno scorso è incappato in un brutto incidente che l'ha reso protagonista di una ritirata memorabile... la commozione e l'attenzione su questo tratto sono d'obbligo!
(senza Tor avrei impiegato almeno 15 minuti in più a passare il tratto innevato … mi ha preso una paura pazzesca e un'insicurezza totalissima, ndr).
Veloce coca e fetta di dolce al Franco e Maria e via per il rifugio Lissone.
La gestrice del rifugio, con moooolta generosità, ci dice che al nostro passo in due ore potremmo essere al Lissone. Forse ci ha sopravvalutato perché la discesa dalle creste di Ignaga veramente dura e non lascia mollare le gambe mai un attimo con parecchi tratti attrezzati. Per fortuna che era asciutta e i traversi in legno non erano scivolosi.
E' giusto l'ora di pranzo quando siamo al rifugio e un piatto di pasta e una birra sono d'obbligo. I gestori sono efficacissimi  e in meno di 30 minuti di sosta buttiamo 2 etti di pastasciutta nello stomaco. Cristian recupera il ritardo in discesa, arrivando giusto quando il piatto di pasta preordinato da Francesco è servito. 
Nel successivo vallone che risale il torrente nonostante la semi comodità del sentiero (è forse l'unco tratto dove si può utilizzare propriamente il termine sentiero...) non riusciamo a correre. A passo svelto in attesa di completare il processo digestivo. 
Ci aspetta ora la temuta salita alla forcella Poia. La conquistiamo ancora con di buon passo nonostante alla sommità ci si arrivi sempre aiutando il cammino con le mani vista la verticalità della traccia.  Ma ancora una volta la sorpresa è in discesa, ancora sassi, pietre, sfasciumi e la discesa si rallenta terribilmente... (sempre con un Cristian imbranatone e lentissimo). 
Arriviamo al rifugio Prudenzini che le tre son già passate. Ripartiamo per il passo Miller e altra sorpresa,stavolta in salita: all'altezza di 2700 mt si deve attraversare un deserto di massi, perlopiù senza dislivello, che ci fa perdere ulteriormente tempo. E' tutto un cercar segnali tra i massi e correggere la traccia per non vedersi costretti a superare tratti poco probabili.
Gli ultimi 100 mt sono una lunghissima scala verticale... La discesa al rifugio Gnutti è altrettanto complicata, il rischio di cadere in un buco tra massi è altissimo e procediamo quasi più lentamente che la salita. Brevi tratti innevati ma con neve marcia ci facilitano.
L'1 è spietato e nella discesa meditiamo il da farsi per il tratto successivo.
Giunti al Gnutti il dado è tratto … vedi sopra … tempi di percorrenza e tempo a disposizione non coincidono.
Si scende dunque a valle per sentiero alternativo. E' un po' tardi e non troviamo nessuno. Chiediamo indicazioni ad un agriturismo nella speranza di trovare qualche cliente che ci possa portare a valle. Ma la fortuna non ci assiste. Partiamo dunque in discesa al piccolo trotto alternando corsa e camminata. Alla fine, preferiamo restare sulla stradina asfaltata che porta a Sonico senza imboccare il sentiero sempre confidando in qualche macchina di passaggio. Ma niente di niente. Anzi, allunghiamo di parecchio il percorso.
Giunti a Rino, fraz. di Sonico, chiediamo indicazioni ad alcuni abitanti locali, tra cui l'incuriosito Antonio, commerciante di legname locale. Lo convinciamo a darci un passaggio fino a Edolo e poi, una volta in auto, fino a Temù dove arriviamo alle 21.42.

Alla fine 16 ore e più, 62 km e 3700 d+.
Un grazie eterno a Antonio cui abbiamo promesso l'invio di un paio di buone bottiglie di vino. Bella gente e begli incontri a contenere parzialmente la delusione per non aver completato la traversata.Cambio veloce con lavaggio "a secco", pizza a pelo poco prima della chiusura e rientro a tappe con sosta e microciclo di sonno. Alle 2.30 siamo a Domegliara. Una pacca sulla spalla, sguardo d'intesa … le parole non servono! Spirito trail!


 

A sx i timbri ai rifugi con orario di passaggio. In realtà dal Bazena siamo partiti alle 5.
A dx il roadbook con il percorso che intendevamo percorrere.

1200 d+ e 6 km risparmiati con la deviazione per Sonico dal Rifugio Gnutti. Ci riproveremo! Chi vivrà vedrà!

Intro Alta Via nr 1 Adamello

L’Alta Via dell’Adamello è un viaggio nella memoria del nostro Paese, tra i resti e i segni della Guerra Bianca, che vide per 4 anni uomini fronteggiarsi ad oltre 3000 metri di quota, in condizioni inimmaginabili.
Il sentiero n. 1  attraversa il Parco dell’Adamello, un territorio dalla straordinaria ricchezza di ecosistemi diversificati, determinati dalle notevoli differenze altitudinali, dalla complessità geologica dell’area e dalle esposizioni delle singole vallate.
L’Alta via dell’Adamello si sviluppa su un percorso di circa 70km, con  numerosi rifugi presenti lungo il tracciato, dalla Conca di Bazena, presso il Passo Crocedomini, sino al cospetto della parete nord dell’Adamello, per proseguire fino ai monti di Edolo. Il percorso attraversa il gruppo montuoso dell’Adamello da sud a nord, l’altitudine è sempre compresa tra i 2000 e i 3000 metri, con diversi passi oltre 2700 metri, spesso innevati.
Nonostante il percorso sia generalmente facile, sono presenti brevi passaggi esposti e difficili. Catene, cordini e scalini aiutano nel superamento di questi passaggi, che restano comunque delicati, soprattutto in particolari condizioni ambientali (verglas, ghiaccio, neve, pioggia). Nei tratti più isolati, si cammina fuori dal concetto di sentiero, su traccia libera ma sempre ben guidati dalla segnaletica bianco-rossa del Sentiero n. 1 dell’Adamello.
Il Sentiero n. 1 dell’Adamello resta tuttavia accessibile all’escursionista medio, purché  supportato da un buon allenamento, adeguata attrezzatura e conoscenza del territorio o degli strumenti di orientamento in montagna.
ACCESSO GENERALE
L’accesso principale all’Alta via dell’Adamello avviene dalla Conca di Bazena, che si trova nel comune di Breno in Valle Camonica, nei pressi del Passo Crocedomini. La Valle Camonica è raggiungibile dall’autostrada A4 Milano-Venezia, uscita Brescia centro e direzione Valle Camonica - Passo del Tonale fino all’uscita di Breno Nord. Da Breno, seguire direzione Passo Crocedomini. 1 km prima del Passo si trova la località Bazena.

ITINERARIO

L'itinerario qui riportato è diviso in 6 tappe (fino a Rif. Garibaldi) solitamente percorse in più giorni.
Si proverà a fare il tutto in unica tappa (single stage) in circa 12/13 ore di corsa camminata per arrivare a Temù.
Il record del tratto rif. Secchi-rif. Garibaldi, circa 48 km, è di 6h58minuti. Bisogna aggiungerci 7k e 600 d+ da Bazena, e 13 km e 1400 d- da rif. Garibaldi a Temù.

1° tappa - Dal rifugio Tassara nella conca di Bazena al rifugio Tita Secchi presso il Lago della Vacca
Tappa a interesse floristico, installazioni didattiche sulla pregevole flora nella prima parte del percorso, dalla metà di giugno alla fine di luglio si possono ammirare splendide fioriture delle specie rare ed endemiche che caratterizzano questo settore del Parco Adamello. Grandi pascoli del comprensorio del Passo Crocedomini, noto per la produzione di formaggi d’alpeggio e miele d’alta quota. Numerose mandrie di bovini intorno alle malghe gestite dagli allevatori, dove è possibile comprare ottimi ed esclusivi formaggi, come il Silter e il Bagoss, prodotti esclusivamente in alpe. Inoltre questo settore meridionale del Parco offre interessanti osservazioni geologiche, qui si trovano magnifici esempi di contatto tra rocce di origine diversa che sono ancora oggi oggetto di studio di gruppi di geologi ogni anno fin qui per studiarne il fenomeno.
Itinerario: A Bazena (1802m), nei pressi di una pozza d’alpeggio, si imbocca il sentiero che sale verso nord tra vaste praterie. Inizia qui il segnavia n. 1 che seguiremo per tutto il trekking. Dopo 45 minuti circa di salita si supera una piccola sella (2050m) e ci si affaccia in Val Fredda, nelle vicinanze dell’omonima malga. Seguendo la mulattiera in lieve salita ci inoltra nella valle aggirando a mezza costa il Monte Mattoni, mentre nel circo glaciale di fondovalle compare il lago di Val Fredda, che però è ridotto per buona parte dell’anno a una piccola pozza. Senza valicarlo si sfiora poi il Passo Cadino, aldilà del quale emerge la massiccia sagoma del Corno di Blumone. Si prosegue la salita a mezza costa in Val Fredda lungo la mulattiera che ora attraversa il versante occidentale del Monte Cadino, fino a raggiungere il Passo di Val Fredda (2338m). Valicato il Passo di Val Fredda ci si affaccia sulla Val Cadino dove, con breve discesa, si raggiunge la panoramica mulattiera che ne attraversa a mezza costa l’ampia testata. Dopo mezz’ora di cammino dal passo la mulattiera attraversa duna valletta con un bel lastricato naturale dove si trova anche il bivio del sentiero n. 38 che sale al Passo del Frerone. Si prosegue, invece, in leggera salita e poi in piano, ancora a mezza costa, tra ripidi pascoli, dossi rocciosi e sfasciumi. Gradualmente la mulattiera piega verso nord per giungere al Passo della Vacca (2355m) dove si incrocia il sentiero n. 19, che sale dalla Val Cadino. Proseguendo ancora in lieve salita si perviene, in pochi minuti, all’ampia conca del Lago della Vacca (2357m), dominata dal possente massiccio dioritico del Cornone di Blumone. A pochi minuti dal lago si trova il rifugio Tita Secchi (2367m).
Difficoltà: E, itinerario escursionistico privo di difficoltà tecniche
Dislivello salita: 580m
Dislivello discesa: 50m
Tempo CAI: 2h 30’ • Tempo TAPS: 1h (km 7)
2° tappa - Dal rifugio Tita Secchi al rifugio Maria e Franco al passo Dernal
Tappa a interesse storico, pregevoli testimonianze della Guerra Bianca: sentieri militari, postazioni d’artiglieria, grotte-ricovero, resti di baraccamenti dei soldati. Inoltre, questo tratto, è uno dei più selvaggi e isolati del trekking.
Itinerario: Dal rifugio Tita Secchi si imbocca la mulattiera militare che, dopo aver costeggiato la riva meridionale del Lago della Vacca, rimonta un’area di torbiere compiendo alcuni tornanti. Guadagnando gradatamente quota tra i ghiaioni, si passa sotto la parete nord-ovest del Cornone di Blumone (2843m) fino a raggiungere l’omonimo passo (2633m). Dal valico il sentiero svolta decisamente a sinistra, si procede tra i reticolati della Grande Guerra scendendo così sul versante della Valle del Caffaro tra magri pascoli e placche rocciose. Il percorso taglia a mezza costa la dorsale che dalla Cima La ione (2757m) porta al Monte Listino (2750m) scendendo in direzione del Passo del Termine (2335m). Oltre il passo si ignora la mulattiera che a sinistra sale alla vetta del Monte Listino e si scende nell’ampio avvallamento che chiude la Valle di Leno, attraversando diversi corsi d’acqua e continuando in discesa su tracce di sentiero che passano ai piedi del Monte Monoccola (2697m)e della Rossola di Predona (2626m). Dopo un tratto su sterrato, si prosegue su terreno erboso, tornando poi a salire verso una piccola sella (2302m) situata sul crinale che scende dalla vetta della Rossola. Il sentiero,scavato nella roccia, oltrepassato il crinale sbuca nella Conca del Gellino, continua su ghiaioni e pascoli sassosi, alternati a tratti su tondegginati rocce affioranti, puntando al Passo Brescia (2717m). Il passo, costituito da lastroni di roccia ben appigliati, va affrontato con l’ausilio delle corde metalliche fisse che agevolano il passaggio, dopo questo breve tratto ripido si perviene allo sperone roccioso del Passo Brescia. Dal passo ci abbassa tra grossi massi granitici e nevai fino a raggiungere il vicino Passo Dernal (2574m) nei pressi del quale sorge il rifugio Maria e Fanco.
Difficoltà: EE, itinerario escursionistico per esperti
Dislivello salita: 700m
Dislivello discesa: 500m
Tempo CAI: 5h 30’ • Tempo TAPS: 2H00 (km 10)
3° tappa - Dal rifugio Maria e Franco al rifugio Città di Lissone in Valle Adamè e rifugio Baita Adamè
Tappa tecnica, le creste di Ignaga rappresentano il tratto più esposto e difficile del trekking, recentemente attrezzato e reso sicuro tramite la posa di cavi, catene, gradini. Spettacolare panorama sul ghiacciaio dell’Adamello. Anche qui, numerosi resti della Prima Guerra Mondiale testimoniano la durezza della guerra a 3000 metri d’altitudine.
Itinerario: Dal Passo Dernal si prosegue in leggera salita a sinistra, avanzando a mezza costa verso la breve dorsale che domina l’avvallamento del laghetto Dernal (2478m), dove si giunge con una breve scorciatoia che scende dritta nel vallone per poi ricollegarsi al sentiero principale. Si continua in discesa sul tracciato, da cui emerge a tratti la mulattiera lastricata militare, e si perviene ad un bivio: il segnavia n. 89 per il Lago d’Arno. Si procede, invece, verso destra nell’avvallamento e superato un torrente si rimonta il versante destro orografico della Valle Ghilarda. Lasciato sulla sinistra un profondo canalone, ci si abbassa tra rocce levigate e arrotondati lastroni fino a superare un tratto in salita, in direzione della lunga e frastagliata cresta della Sega d’Arno. Si procede a mezza costa verso l’evidente intaglio del Passo del Gatto, cui si perviene mediante una scalinata di una cinquantina di metri, con numerosi saliscendi si avanza in direzione della base della parete, che si costeggia lungo un pascolo erboso. Tratto esposto, da superare con attenzione, aiutandosi con una catena. Dopo aver superato alcuni ripidi tornanti , si prosegue su un tratto pianeggiante tra resti della Prima Guerra Mondiale giungendo in breve al Passo di Campo (2296m). Oltre il valico si prosegue dapprima in discesa e poi in salita verso nord, servendosi di una cordina metallica per superare il passaggio a sinistra delle cascate formate dalle acque dell’emissario del sovrastante Lago d’Avolo (2393m). Dopo un breve passaggio tra rocce attrezzate, si oltrepassa il torrente, costeggiandolo in seguito su percorso attrezzato e prestando attenzione alle rocce bagnate. Si rimonta un pascolo erboso e si giunge al Lago d’Avolo, che si aggira ad ovest superando ripidi tornanti che percorrono i pendii della Cima d’Avolo, giungendo così all’omonimo passo (2556m). Il sentiero rimonta a sinistra la cresta orientale del Monte Marosso (2691m), proseguendo poi in falso piano tra facili rocce lungo la stradina militare fino al Passo d’Ignaga (2528m). Si percorrono alcune gradinate militari oltre le quali si supera una lunga cengia rocciosa, il tratto da percorrere con prudenza e l’ausilio dei cavi metallici. Giunti vicino alla vetta, si inizia a scendere verso il fondo seguendo divallamenti della montagna fino agli scoscesi costoni e canaloni attrezzati. Piegando a destra immersi tra gli ontani verdi, si continua fino al bivio del sentiero n. 33 per il lago d’Arno, che si ignora. Si attraversa un canalone e si risale brevemente il versante e tra cespuglietti e cenge erbose si arriva alla diramazione per il Passo del Forcel Rosso. Si continua dritti per comoda strada fino al vicino rifugio Lissone (2020m).
Difficoltà: EE
Dislivello salita: 300m
Dislivello discesa: 800m.
Tempo CAI: 5h • Tempo TAPS: 2h00
4° tappa - Dal rifugio Città di Lissone al rifugio Prudenzini in Val Salarno
Tappa a interesse glaciologico, la stupenda Valle Adamè è un esempio didattico di valle glaciale, con evidente conformazione a U, i caratteristici coster e le rocce splendidamente levigate dal ghiacciaio dell’Adamello durante l’ultima glaciazione. Incantevole anche il torrente che solca il fondo della valle con profondi meandri tra i pascoli d’alta quota. Nel centro della valle si trova la Malga Adamè, presso la quale da anni si alleva la Capra Bionda dell’Adamello, una razza autoctona di queste montagna, con mantello nocciola chiaro, che diventa biondo al sole d’estate. Il formaggio che deriva dal latte di queste capre si chiama Fatulì, un noto formaggio caprino, affumicato con rami di ginepro, e che ha trovato un importante riconoscimento con la nascita del presidio Slow Food Fatulì della Val Saviore. La salita al Passo Poia non è da sottovalutare per lunghezza e dislivello.
Itinerario: Lasciato il rifugio Lissone il sentiero riconduce in breve sul versante destro orografico della Val Adamè, e segue sinuoso il torrente restando alla sua sinistra. Procedendo sulla mulattiera selciata si raggiunge in pochi minuti la Malga Adamè, oltre la quale si procede in falsopiano varcando alcuni rivoli d’acqua e superando dei bravi risalti di roccia sino alla località Cùel del Manzoler, nei pressi del quale inizia la faticosa salita al Passo Poia. Si risale l’erto pendio denominato Coster di destra in direzione nord-ovest, verso le cime di Poia e fino alla base di un canalino, dove si svolta a destra superando una depressione. Si giunge ad un’imponente ghiaione che si lascia a destra per avanzare nello scosceso canalone ai piedi della cresta spartiacque , camminando tra sfasciumi di terra e tonalite sino al Passo Poia (2775m). Oltre il valico, dal quale si gode un vasto panorama sul massiccio dell’Adamello e sulle vallate circostanti, si scende verso la Val Salarno, tra nevai e sfasciumi nella parte superiore e tracce di sentiero sempre più evidenti mano a mano che si perde quota. Raggiunto il fondovalle, in leggera discesa si attraversa il torrente Salarno che scende dalla omonimo ghiacciaio, e in pochi minuti si raggiunge il rifugio Prudenzini (2235m).
Difficoltà: EE
Dislivello salita: 770m
Dislivello discesa: 520m
Tempo CAI: 4h 45’ • Tempo Taps: 2h00
5° tappa - Dal rifugio Prudenzini alla Conca del Miller e del Baitone, rifugi Gnutti, Baitone, Tonolini
Tappa a interesse faunistico, i Coster della Val Salarno e Miller sono territorio privilegiato per la Pernice bianca, i camosci e gli stambecchi. La Pernice Bianca è un Tetraonide mimetico che vive e nidifica in queste pietraie d’alta quota. Lo stambecco è divenuto simbolo del Parco Adamello in seguito al progetto di reintroduzione del 1995, e che ha consentito a questo regale bovide il ritorno in areale dal quale si era istinto nel 1700. Il Passo Miller deve essere superato con attenzione.
Itinerario: Dal rifugio Prudenzini, in direzione ovest, il sentiero sale immediatamente il Coster di destra della Val Salarno in direzione passo Miller. Nella parte iniziale si superano distese erbose e in seguito diversi rivoli d’acqua e una frana che scendono dalle pareti della cima Prudenzini. Nella parte alta del pendio, invece, il terreno diventa morenico, con enormi sassi da superare fino ad un canalino, superato il quale si volge verso sud-ovest per guadagnare una valletta che immette al Passo Miller (2858m.). Si scende con attenzione il primo tratto ripido verso la Val Miller, prestando attenzione ed utilizzando i cordini di sicurezza in loco. Ancora in discesa tra sfasciumi di rocce e più in basso pascoli sassosi fino a raggiungere il fondovalle, ci si sposta sul versante destro orografico tra splendidi corsi d’acqua e costeggiando il lago Miller si raggiunge in falsopiano il rifugio Gnutti (2166m).
Si prosegue in direzione ovest costeggiando le pendici meridionali del Corno del Lago (2776m.) e passando per il cosiddetto Passo del Gatto (2103m.), dove alcuni tratti esposti sulla valle sono assistiti da qualche corda metallica (attenzione). Il sentiero si dirige verso nord e, passando tra vari fabbricati di servizio della diga, raggiunge la sponda orientale del lago Baitone (2281m.) dove si trova il rifugio omonimo. Il percorso costeggia brevemente il lago per poi alzarsi verso un salto roccioso che viene superato con numerose curve. Sopra questo salto, in una stupenda posizione verso il lago sottostante e circondato da superbe cime quali il Corno delle Granate (3108m.), la Roccia Baitone (3330m.), i Corni di Premessone (3070m.), la Cima Plem (3182m.), sorge il rifugio Tonolini (2450m.).
Difficoltà: EE
Dislivello salita: 960m
Dislivello discesa: 715m
Tempo CAI: 5h 30’ • Tempo Taps: 2h30
6° tappa - Dalla Conca del Miller e Baitone al rifugio Garibaldi in Val d’Avio
Tappa a interesse antropico, la Val d’Avio si impone per la presenza degli imponenti bacini idroelettrici e conseguenti opere di archeologia industriale, ma anche e soprattutto per la maestosità delle pareti nord e ovest dell’Adamello che piombano con un salto di 700 metri sui ghiacciai d’Avio e Venerocolo. L’Adamello con i suoi 3539 metri emerge dall’omonimo ghiacciaio, che è il più vasto d’Italia e l’unico delle Alpi, con il Pian di Neve, ad assumere la configurazione di ghiacciaio scandinavo ad altipiano. La discesa del Passo Premessone va affrontata con cautela.
Itinerario: Sul retro del rifugio, si contorna la sonda del lago Rotondo e si risale una valletta tra erba e grossi massi, proseguendo poi su un buon sentiero a mezza costa sulle pendici meridionali del Corno meridionale di Premessone (3022m.). Si passa poco sopra il lago Bianco (2512m.) e, lasciato sulla destra il segnavia per il Passo del Cristallo, si continua sino a raggiunger il lago Premessone (2719m.). Seguendo i segnavia, si sale fra erba e grossi ma facili massi, che portano a raggiungere il Passo di Premessone (2923m.), punto più alto dell’Alta Via, dove si può ammirare uno stupendo panorama verso l’Adamello (3539m.), con le sue maestose pareti nord-ovest.
Si prosegue per una piccola cengia e poi ci abbassa lungo un sistema di gradini e cenge sino ad un canalino che porta ad un ripiano di massi e lastroni. Lo si attraversa per poi dirigersi verso una ripida costola erbosa, che scende alla diga del Pantano d’Avio (2378m.). Attraversata la diga e passati tra vari fabbricati di servizio, il sentiero risale verso la cresta nord-ovest dell’Adamello, raggiunge la Bocchetta del Pantano (2650m.) e poi scende verso la morena laterale destra del Ghiacciaio del Venerocolo. Passando tra grossi massi si raggiungono alcune prese dell’acqua, da dove ci alza brevemente sulla sinistra della morena per poi scendere alla diga del Venerocolo (2535m.). Lasciato a destra il segnavia per il Passo Brizio e attraversata la diga, si raggiunge in pochi minuti il rifugio Garibaldi (2553m.), da qui si può godere di una fantastica vista sulla parete nord dell’Adamello, la Cima Plem e il Corno Baitone.
Difficoltà: EE
Dislivello salita: 750m
Dislivello discesa: 650m
Tempo CAI: 5h • Tempo TAPS: 2h30

OPZIONE TAPS > si scende a Temù lungo il percorso dell'Adamello Supertrail (13 km in discesa) Tempo TAPS > 2h00

Il percorso originale dell'Alta Via (7A-8a tappa) proseguirebbe verso Edolo via Lago dell'Aviolo e Preda ... eccolo qui:
7° tappa - Dal rifugio Garibaldi al rifugio Sandro Occhi al Lago dell’Aviolo
Tappa a interesse naturalistico, la conca dell’Aviolo è un gioiello del Parco Adamello: il lago d’Aviolo e la sua piana sono tra i più belli e suggestivi dell’arco alpino. Torbiere ricche di specie flogistiche endemiche, ghiacciai sospesi, faglie geologiche. Inoltre è possibile avvistare facilmente il camoscio, presente su questi scoscesi dirupi in branchi in costante aumento. Grazie ad una geologia particolare, che mette a contatto rocce di natura diversa, la salita al Passo Gallinera offre nel mese di luglio spettacolari fioriture di specie rare ed endemiche, tra cui la pianticella carnivora Drosera angelica.
Itinerario: Si raggiunge la Chiesetta degli Alpini che sorge nei pressi del rifugio, poi ci si abbassa per mulattiera lungo il “calvario”, storico percorso della guerra 1915-18, sul ripido fianco della valle del Venerocolo, fra varie rovine di edifici di guerra. Raggiunto il pantanoso Piano di Lavedole con l’omonima malga (2044m.), si scende lungo un ripido gradone ai sottostanti laghi D’avio fino a raggiunger la Malga di Mezzo (1944m.), situata sulla sponda occidentale nei pressi della diga tra lago Benedetto e il lago d’Avio. Da qui si segue una traccia di sentiero, che lunga e faticosa salita si arrampica fino al Passo delle Gole Larghe (2804m.), da dove si gode un favoloso panorama verso l’Adamello prima di scendere nel versante opposto che conduce alla Val Paghera di Vezza d’Oglio. Lunga discesa tra nevai all’inizio e morena in seguito, fino a raggiungere il rifugio Occhi (1903m.) al lago d’Aviolo, uno degli angoli più belli del Parco dell’Adamello.
Difficoltà: EE
Dislivello salita: 860m
Dislivello discesa: 1470m
Tempo: 6h 15’
8° tappa - Dal rifugio Sandro Occhi al rifugio Malga Stain (loc. Preda)
Tappa a interesse naturalistico per l’isolamento che contraddistingue la Val Gallinera. Territorio privilegiato per la fauna selvatica, orso bruno e aquila reale compresi. Siamo nel territorio della Riserva Naturale Integrale Val Rabbia e Val Gallinera, individuata allo scopo di proteggere e conservare allo stato naturale l’evoluzione dell’ambiente non toccato dall’uomo. Il tratto di sentiero, che da Malga Stain conduce alla strada del Monte Colmo e al termine del sentiero n. 1 dell’Adamello, attraversa favolosi boschi plurisecolari di abeti rossi e larici, e splendide praterie assolate, dove vive la coturnice e dove è facile avvistare l’Aquila.
Itinerario: Dal rifugio si contorna brevemente il lago d’Aviolo, dove nelle sue bellissime acque si specchia la maestosa parete nord del Corno Baitone, fino a raggiungere il Piano d’Aviolo: una stupenda torbiera dove scorre un cristallino torrente, che offre l’habitat naturale di numerosi fiori endemici e fauna d’alta quota. Superata la piana si risale il Passo Gallinera (2319m.) nei pressi del quale sorge il Bivacco Valerio Festa, con favolosa vista sulle pareti nord di Roccia Baitone e Cima Adami. Dal passo si scende su traccia il ripido versante della Val Gallinera fino a raggiungerne il fondovalle, in seguito il sentiero si addentra nel bosco a mezza costa. Con vari saliscendi e una breve salita si raggiunge il rifugio Malga Stain (1832m.), situato sopra l’abitato di Edolo, e dal quale si gode di un’ottima vista sulla Valcamonica e la valle dell’Aprica. Dal rifugio, in leggera discesa si raggiunge brevemente la località Preda, dove finisce l’Alta Via dell’Adamello.
Difficoltà: EE
Dislivello salita: 590m
Dislivello discesa: 730m.
Tempo: 4h

MATERIALE > Zaino da 30 lt, pantaloni lunghi, magliette traspiranti, pile o piumino, giacca impermeabile e soprapantaloni impermeabili, guanti e cappello-berretto, pila frontale, creme solari, carte e bussola/gps, borraccia termica. Sono, inoltre, fortemente consigliati ramponi e piccozza. Ad inizio stagione è presente molta neve, e, in caso di abbondanti nevicate, è possibile trovare neve anche a stagione inoltrata.

RIFUGI >
Rif. C. Tassara, Bazena 1800 mt.
Vittorio Gelmini - Tel. +39 0364 310777 - Mobile +39 335 6008693 Apertura tutto l’anno
Raggiungere il rifugio: La struttura è raggiunta dalla strada per il Passo Crocedomini (Bs), salendo da Breno (18km) o da Bagolino (20km), loc. Bazena.
Rif. Tita Secchi, Lago della Vacca 2367 mt.
Giacomo Baccanelli - Tel. +39 0365 903001 - Mobile +39 337 441650. Apertura 1/6 – 20/10, capodanno e su prenotazione
Raggiungere il rifugio: 1 da Bagolino, loc. Piana Gaver, sentiero n. 17 - 2h 15’ +1000mt. 2 da Bagolino, loc. Malga Cadino, sentiero n. 19 - 2h +700mt. 3 da Breno, loc. Bazena, sentiero n. 18 - 2h 15’ +600mt.
Rif. Maria e Franco, Passo Dernal 2574 mt.
Giacomo Masussi - Tel. +39 0364 634372. Apertura 15/6 - 15/9
Raggiungere il rifugio: dalle Casere di Val Paghera di Ceto, attraverso la Val Dois, sentiero n. 37 - 4h 45’ +1358mt
Rif. Lissone, Val Adamè 2020 mt.
Domenico Ferri - Tel. +39 0364 638296 - Mobile +39 347 1578024. Apertura 1/6 - 30/09
Raggiunger il rifugio: dalla Val Saviore, loc. Malga Lincino 1621m - sentiero n. 15 - 1h +400mt
Rif. Baita Adamè, Val Adamè 2150 mt.
Raggiungere il rifugio: come per rifugio Lissone.
Rif. Prudenzini, Val Salarno 2235 mt.
C.A.I. Brescia - Tel. +39 0364 634578. Apertura 15/6 - 15/9
Raggiungere il rifugio: dalla Val Salarno di Saviore dell’Adamello, loc. Fabrezza 1458m - sentiero n. 14 - 2h 30’ +767mt
Rif. Gnutti, Val Miller 2166 mt.
Domenica Madeo Fiorani - Tel. +39 0364 72241 - Tel. gestore +39 030 2751226. Apertura 15/6 - 15/9
Raggiungere il rifugio: dalla Val Malga di Sonico, loc. Malga Premassone 1550m - sentiero n. 23 - 2h +616mt
Rif. Baitone, Lago Baitone 2281 mt.
Stefano Cattaneo - Tel. +39 0364 902943 - Mobile +39 393 3948627. Apertura 15/6 - 15/9
Raggiungere il rifugio: dalla Val Malga di Sonico, loc. Malga Premassone 1550m - sentiero n. 13 - 2h 15’ +731mt
Rif. Tonolini, Conca del Baitone 2450 mt.
Fabio Madeo - Tel. +39 0364 71181 - Mobile +39 338 9282075 Apertura 15/6 - 15/9
Raggiungere il rifugio: dalla Val Malga di Sonico, loc. Malga Premassone 1550m - sentiero n. 13 - 2h 45’ +900mt
Rif Garibaldi, Lago Venerocolo 2550 mt.
Odoardo Ravizza, Tel. +39 0364 906209 - Mobile +39 339 5236327. Apertura 15/6 - 15/9, in primavera su richiesta
Raggiungere il rifugio: dalla Val d’Avio di Temù, loc. Malga Caldea 1584m - stradina per Laghi d’Avio poi sentiero n. 1 - 3h 30’ +966mt
Rif. Sandro Occhi, Lago Aviolo 1930 mt.
Giacomo Vidilini, Tel. +39 0364 76110 - Tel. gestore +39 0364 72863. Apertura 01/6 - 30/9
Raggiungere il rifugio: dalla Val Paghera di Vezza d’Oglio, loc. Rif. Alla Cascata 1453m - sentiero n. 21 - 1h 20’ +477mt
Rif. Malga Stain, Belvedere Edolo 1832 mt.
Federico Savardi, Tel. +39 338 8542450 - Mobile +39 338 8542450, Apertura giugno-settembre
Raggiungere il rifugio: da Edolo strada per il Monte Colmo, loc. Preda 1502 - sentiero n. 21 - 45’ +280mt
CARTOGRAFIA/BIBLIOGRAFIA
Guida dei monti d’Italia, Pericle Sacchi, Adamello vol. 1 e 2, Club alpino italiano e Touring club italiano
Le Nuove Guide Monti, Alte Vie delle Alpi, Club Alpino Italiano e Touring Club Italiano
Escursioni nel Parco dell’Adamello, Silvio Frattini - Carmela Contino, Cierre edizioni e Parco dell’Adamello
Carta Tabacco, Adamello, 1:25000
Carta Kompass n. 71, Adamello-Presanella, 1:50000