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Diabete Off-Road @ 2011 - BVG West Coast





(foto album Picasa • clicca sull'immagine)

BVG West Coast •
Bassa Via del Garda Occidentale

 Trail Autogestito in Autosufficienza
1a esplorazione: domenica 27 novembre 2011



Da Toscolano Maderno a Riva per la Bassa via del Garda ...
(con prologo Garda - Torri + traghetto Torri-Maderno 30')


Prologo East Coast ... lungolago per punta S.Viglio

70 km (da verificare) • 3634 d+ • 3577 d- • 11h35 tempo in movimento • 12:30 durata escursione pause incluse

Cima Coppi: Punta dei Larici 907 mt slm

BREAKING NEWS:
Conclusa a ranghi (quasi) compatti la prima (quasi) completa esplorazione della BVG Occidentale senza soluzione di continuità.
3600 d+ e 70 km (inclusi gli 8 km da Garda a Torri) ... a breve tracciati e mappe on line!
Quasi 11 ore, di cui 3 al buio, per completare il tutto ... il ritmo da esploratori non coincide sempre con il ritmo gara!
Decisamente suggestivo, scorci e panorami fantastici, punti acqua frequenti, ben segnalato e con parecchie possibilità di varianti per più alte o basse vie!
Magica atmosfera, a compensare la fatica, risalendo l'irto sentiero 122 per Punta dei Larici in notturna: 850 mt di dislivello in 2,37 km ...
1h11 il tempo della frazione!


In notturna sul Sentiero 122 • Limone-Punta dei Larici • 900 d+ su uno sviluppo di 2,37 km

Partecipanti:

1. Cristian Agnoli (Team Diabete No Limits Italia / ASD VR Trail Runners - type 1); 2. Andrea Bertucco (DNL Friends)
3. Francesco Maistri (ASD VR Trail Runners & Neo DNL Friends), 4. Giuseppe Merlini (ASD VR Trail Runners & neo DNL Friends) 5. Michele Capuzzo • DNL Friends


BVG 5et ... sul traghetto per Maderno • da sx a dx: Andrea, Francesco, Cristian, Beppe, Michele


BVG … Atto Primo
di Cristian Agnoli, DM1 - trailrunner di ritorno

Motivazionalmente: Da abitante della sponda veronese del Garda, ogni giorno lo sguardo volge naturalmente a occidente verso i caratteristici promontori dell'Alto Garda Bresciano. Cime e profili orografici che avrò osservato migliaia di volte: solo negli ultimi anni però al senso di maraviglia, si è aggiunta la curiosità di conoscere ed esplorare. Da pane quotidiano per i miei occhi a pane quotidiano per le mie gambe.
Prima sporadico e sprovveduto camminatore della domenica, ora, pari passo alla mia passione per il trailrunning, ho iniziato un percorso di conoscenza della media montagna dell'area benacense: la corsa in natura, nonostante i ritmi più veloci rispetto alla camminata, consente di vivere e interiorizzare quel "richiamo della montagna" tanto caro ai "montagnard" più puri. Cerco di farlo togliendomi di dosso quella livrea di "snobismo" tipica di alcuni frequentatori delle alte quote, con i loro capi tecnici e gli sguardi supponenti. Non che il mondo del trailrunning ne sia immune, i "parvenue" sono ovunque, ma cerco, nel mio piccolo di non contribuire alla deriva "puzza sotto il naso" in quota.
Eccomi, in buona compagnia, proiettato sulla sponda dirimpettaia, prima di una lunga serie di esplorazioni così da unire in un unico anello alte e basse vie dell'hinterland gardesano delle sponde veronesi, bresciane e trentine, le cui cime, a parte le quote, nulla hanno da invidiare per bellezza, fascino e difficoltà alle più note e vicine catene alpine.
In questo progetto ardito e un po' "foolish" sto coinvolgendo infatti nuovi e vecchi amici, non ancora avulsi dai positivi effetti delle endorfine, dal piacere della fatica, dal senso del sublime. Un po' grazie al caso, un po' internet, un po' agli amici di ASD Verona Trailrunners sono entrato in contatto con pochi ma buoni testimoni della corsa in natura e spero assieme, a piccoli passi e con marcia regolare, tracceremo e uniremo vecchi e nuovi sentieri, luoghi noti e meno noti del nostro territorio di origine, per una dimensione trail sempre più condivisa e apprezzata dagli appassionati sportivi locali e forestieri.
Michele, Francesco, Beppe, Andrea hanno sicuramente caratteri, obiettivi, sensibilità e propensioni diverse, ma hanno di buon grado e con entusiasmo accettato e arricchito di contenuti ed emozioni questa mia proposta: lo spirito trail vince su tutto!



Clicca qui per il tracciato via Garmin Connect





Sentieristicamente:
In questo rifiorire delle mezze stagioni, con un novembre mite e assolato, difficile contenere l'intraprendenza e la voglia di avventura del corridore in natura: come resistere alla possibilità di un cammino attraverso la natura e la storia del Garda, sfruttando la rete di sentieri, carrarecce e mulattiere che attraversano a mezza costa l'intero Parco dell'Alto Garda Bresciano.
La Bassa Via del Garda (BVG), tracciata su iniziativa dell’Azienda Regionale delle Foreste e intitolata a Roberto Montagnoli, collega Salò a Limone e permette di entrare in contatto con la straordinaria varietà di paesaggi che caratterizza il territorio: oliveti e boschi, limonaie e leccete, ondulate colline e impervi dirupi rocciosi si alternano. I piccoli borghi di mezza montagna guardano spesso a panorami mozzafiato.
Il percorso, di circa 60 chilometri, è ben segnalato, con numerosi punti d'acqua e in stagione posti tappa. Abbiamo fatto qualche lieve variante che però non ci ha impedito di godere a pieno dello sviluppo della BVG che permette di camminare tra agavi, palme e ulivi o tra faggi secolari, genziane e crochi, a solo poche ore di cammino gli uni dagli altri; di essere avvolti dai profumi di gelsomino e dei ciclamini autunnali; di attraversare colline contornate da cipressi che si innalzano verso il cielo o inerpicarsi tra rocce, forre e strapiombi; di percorrere antiche mulattiere con il selciato scavato dai solchi lasciati nei secoli dal passaggio di carri e slitte; di immergersi tra le alte e svettanti muraglie delle limonaie; di visitare in tranquillità paesini ed eremi solitari; di compiere un salto nella storia.
Il percorso si sviluppa su stradine o sentieri a quote tra i 100 e i 900 metri, riscoprendo il gusto di guardarsi attorno per osservare il volteggiare del nibbio, per ascoltare il richiamo degli uccelli, per assaporare i frutti del bosco e i profumi dei prati e dei giardini.
Gli scatti fotografici dell'ottimo Michele Capuzzo sperano rendano onore alla BVG.

ROADBOOK •  Cartografia: KOMPASS 1:50.000
Maderno -
valle delle Cartiere - sent. BVG 19 - Gaino - Folino - Fornico - Zuino -
Musaga - Il Pis - Muslone - Piovere - Aer - Oldesio - Gardola - M.te
Cas (791 mt slm)- Arias - Pieve - Priezzo - Bivio per Campione - Ponti -
Pozza del Gas - Bassanega - Tarnazo - Limone - Reamol Sotto / Sentiero
del Sole - sent. 122 per Punta dei Larici (912 mt slm) - Pregasina - La
Ponale - Riva del Garda

Percorso Originale BVG (non seguito in questa occasione) dopo Pozza del Gas: Voltino
(559 mt slm) - Degà - Dalco (842 mt slm) - V. Scaglione - Cima di
Mughera (1161 mt slm) - Passo Guil (1208) - Malga Palaer - Punta dei
Larici (più varianti per scendere ... ma a memoria ... ben segnalate) -
Pregasina - La Ponale fino a Riva del Garda


 
Valle delle Cartiere • BVG tra Gaino e Fornico

La nostra personale BVG è iniziata in quel di Toscolano Maderno (che abbiamo raggiunto con il traghetto da Torri del Benaco delle 9.10, il primo in questa stagione, partendo alle 8 in punto da Garda correndo lungo la spiaggia prima e poi su una statale gardesana orientale deserta in questa mattina di novembre), ma è finita a Riva del Garda, dove siamo giunti, una volta scesi a Limone, risalendo per l'impegnativa variante del sentiero 122 (quasi un vertical kilometer) ai 900 mt di Punta dei Larici e ridiscendo a basse quote lungo il sentiero "la Ponale"
Da Toscolano (h 10), in quintetto compatto, abbiamo attraversato o lambito i luoghi paesaggisticamente più affascinanti dell'Alto Garda Bresciano: la Valle delle Cartiere a Toscolano fino a Gaino. Dunque, via Fornico, siamo passati per le località di Musaga e Sasso, dove si abbandonano gli uliveti per addentrarsi nei castagneti. In località Pis si prende il sentiero 265 per Muslone, paese antico e solitario posto sull'orlo di un dirupo.
A Muslone si sale alla piazzetta dietro la chiesa e si prende la stradina a destra che, non appena usciti dal paese si trasforma in un sentiero ben battuto e, superate le vecchie case, gli orti ed i piccoli appezzamenti a vigneto, lungo la costa porta in un ambiente molto affascinante in mezzo alla natura. Proseguendo per il 265 in un bel bosco di castagni, chiamato in gergo locale "Marunera", si attraversa una pietraia e canaloni di scarico dei soprastanti dirupi del Monte Rocchetta su antico tracciato frequentato in epoca medievale. Proseguendo si incontrano vasti terrazzamenti circondati da muretti a secco che trattengono radi uliveti e macchie di vegetazione spontanea, il tutto sempre con vista magnifica sul lago, mentre si comincia a intravedere da lontano la chiesa di Piovere, appollaiata su una rupe. A Piovere prima pausa lunga della giornata al Bar Roma e vai con la prima birra!

 
Vista da Monte Cass verso l'Alto Garda • Cascata nei pressi di Priezzo/Tignale

Addentratici di nuovo nel bosco, in lontananza, si sente lo scroscio del torrente che scorre nella sottostante valle stretta ed incassata. Siamo sulla "via dei Canai" con la splendida cascatella e le pozze d'acqua naturali. Si susseguono angoli caratteristici per poi risalire un tratto ripido nell'ombroso bosco di lecci fino ai primi terrazzamenti di Tignale in località Aer. Da qui si prosegue verso Gàrdola, il santuario di Monte Castello e dunque per la cima del Monte Cas (mt. 779) lungo la cresta tagliata su un lato come la lama di un coltello, con la parete ad est che cade a perpendicolo direttamente nel lago. Dopo un tratto ripido nel bosco si arriva a Prabione e, proseguendo nel bosco, si segue per Campione attraversando la profondissima forra scavata dal torrente omonimo. La gola si fa strettissima, ma una passerella ci permette di attraversarla e di ammirarne il fondo.
Qui Andrea ci abbandona per rientrare a casa in pullman. In ritardo di preparazione e con qualche gozzoviglio serale da smaltire, preferisce (saggiamente) interrompere qui la sua esplorazione.
Risaliamo, ora in quartetto, il versante opposto in direzione di Pregasio lungo un tracciato scavato nella roccia, passaggio obbligato utilizzato fino a pochi decenni fa dalle operaie che a piedi raggiungevano le fabbriche in riva al lago. Io spingo un po' troppo, e poi pagherò muscolarmente l'eccessivo sforzo in salita.
Da Pregasio il paesaggio assume l'aspetto collinare ondulato, caratterizzato da pascoli aperti e sullo sfondo le cime solitarie dell'entroterra. Superata la Bocchetta di Nevese (mt. 750) si scende verso le poche case di Priezzo (segnavia 267) in direzione Voltino.
In questa zona si possono ammirare grandi massi granitici portati dai ghiacci del quaternario, detti localmente "salér" (color sale e pepe) o "foghér" (quelle più scure). Dopo la località Ponti, si raggiungono alcune villette e la "Pozza del Gas", un piccolo bacino ad uso idroelettrico, fino ad uno spiazzo panoramico.
Qui giunti, vista l'ora e le poche ore di luce, abbandoniamo la BVG e scendiamo a Limone, purtroppo, per strada asfaltata spacca-gambe.
Con più calma ci riproponiamo di percorrere prossimamente la BVG originale, ma anche di individuare vie alternative per Limone eliminando il più possibile il tratto su strada aperta al traffico.
A Limone, in una fantastica, silenziosa, deserta piazzetta del centro storico, seconda pausa lunga. Per pedonale arriviamo all'imbocco del sentiero del Sole e dunque al bivio del 122.
Ottima e puntuale la navigazione di Francesco, sempre calmo e impeccabile nel valutare la direzione da prendere.
E' buio. La salita è ripidissima. Si sale di quasi 900 mt su uno sviluppo di 2,37 km su fondo ghiaioso e macereto. Per fortuna che ho i bastoncini. I punti esposti per fortuna non si notano a causa del buio. Certo che prendere di giorno questo sentiero deve essere spettacolare. Niente male comunque nemmeno la versione in notturna. La parete è riparata dal vento e solo in vetta avvertiamo un po' di freddo.

  
BVG Orienteering • Baldo View

Ora è tutta discesa su strada della forestale a tratti cementata. Giunti a Pregasine siamo su asfalto con minori deviazioni su sentiero. Il fondo duro della prima parte massacra i miei muscoli. Beppe e Francesco vanno avanti. Michele mi aspetta. Procediamo ad elastico. Il lago è sempre più vicino. Le luci della civiltà si avvicinano. Le gallerie della spettacolare Ponale si susseguono … l'auto parcheggiata il giorno prima (con ritorno in bici a casa, 46 km) è provvidenziale. Birretta per tutti, breve relax e rientro verso Garda. Prima sosta imprevista a Castelletto di Brenzone dove ci fermano i carabinieri per un controllo: per fortuna che non fanno l'alcool test o ero fottuto … Beerpowered! Seconda sosta prevista: pizza a Torri in compagnia. E' quasi mezzanotte quando è tempo di coricarsi. Nonostante la stanchezza manifesta abbiamo continuato a parlare di varianti, cime, sentieri, sensazioni e avremmo proseguito ad oltranza … ma anche il trailrunner necessita di qualche ora di meritato riposo!
E' stata una 12 ore faticosa, ma sorriso, lucidità e buon umore hanno sempre avuto il sopravvento su dolorini vari, stanchezza, paure, buio, cattivi pensieri, spossamento. Andrea, nello scendere anticipatamente a Campione, ha dimostrato che la resilienza è anche "valore della rinuncia" … capire i propri limiti a volte per provare a superarli, a volte per capire che non si è in grado di superarli. Bravo!


BVG per le vie del Centro • BVG ... un panino al volo!



Trabucchianamente: Trab dixit … "la natura selvaggia produce emozioni forti, poco addomesticabili. Non c'è zapping che tenga, non si può cambiare canale di fronte al sublime. Sublime ciò che produce al tempo stesso senso di meraviglia per la grandezza della natura e spavento per la propria finitezza".
Come gestire dunque il sublime? Attraverso la resilienza, a mio avviso. Non per imbonirmi il buon Trab, padre putativo di tutti i volontari della fatica, ma potrei azzardare una nuova definizione di resilienza come "un percorso di conoscenza della fatica che sviluppa la capacità di addomesticare il nostro ego senza privarlo della propria espressione in sintonia e in armonia con la natura e con le persone" … nello sport, negli affetti, nella professione, nei successi e negli insuccessi che fanno parte del "drammatico gioco della vita" … inclusa la mancata produzione di insulina endogena da parte del pancreas!
Il trail running è forse una delle forme migliori per risolvere l'annosa lotta tra approccio consapevole alla fatica e derive egocentriste.
Per citare Trabucchi, "il contatto con il sublime sfronderà il nostro ego ipertrofico, gonfiato di nulla, bastonando il nostro abusivo sentirci "centro dell'universo".
"L'ego - Trab dixit - si accuccia come un cane spaventato quando finalmente, ci ricordiamo di essere nulla di fronte alle forze del cosmo. La nostra compiaciuta identità sociale, o lavorativa, o sportiva viene annientata dal confronto con queste forze. Ci rendiamo conto di essere sol un grumo di impertinenza di passaggio in qualcosa i ben più vasto."
Insomma, personalmente non ambisco alla vita eterna ma nemmeno al paradiso in terra: cerco solo la pace, con me, con gli altri (amici e nemici) con la natura. Trailrunning go for it!

Atleticamente: dati altimetrici, percorso, difficoltà sono evincibili dai tracciati e dalle foto. Non era una dimostrazione di forza, ma un esplorazione condivisa. Ero in compagnia di ottimi atleti di comprovata esperienza. Solo Andrea con coraggio si è buttato dentro un po' azzardando. Per quanto mi riguarda sono arrivato "sulle gambe" ma come poteva essere altrimenti … le uscite di corsa tutte in pianura e fino ad un massimo di 12 km (1h) a parte un trail da 2h30 tre settimane fa, la rehab ancora in corso (in teoria ho altri 30 gg di riposo e fisioterapia e una operazione di infiltrazione già fissata), non sono certo il miglior viatico per affrontare un chilometraggio così impegnativo. Nel finale (ultima oretta) ho imprecato un po' tra me e me, e gli ultimi dieci minuti mi dicevo il solito "mai più" ma poi, avvistata la jeep parcheggiata il giorno prima, l'euforia ha preso il sopravvento, e ho corricchiato fino a raggiungere Francesco e Beppe già arrivati da qualche minuto. Con me il fido Michele, che ha modulato il passo al mio ritmo a rilento. Alla fine gioia traboccante dagli occhi di tutti, sancita da una sobria ma intensa stretta di mano collettiva. 3600 d+, 12 ore di corsa/camminata per circa 70 km in queste condizioni mi fanno pensare che la mia propensione alle lunghissime distanze è rimasta intatta nonostante l'infortunio dello scorso giugno. Certo la mia giunzione miotendinea e il mio quadricipite necessitano ancora di un enorme lavoro di potenziamento, recupero e allungamento per poter pensare di correre in salita e soprattutto in discesa con piede sicuro e senza temere ad ogni passo falso un cedimento improvviso e l'infortunio dietro l'angolo. Se riuscirò in questo percorso, allora tradurrò in fatti i miei progetti trailistici, altrimenti mi accontenterò di obiettivi più abbordabili. Me ne farò una ragione! Credo nel trail, ma per fortuna ho MOLTE altre gratificazioni.


Metabolicamente e Nutrizionalmente: spenderò meno parole possibili per gli aspetti terapeutici legati al diabete di tipo 1, quelli che più approfondisco solitamente, ma che oggi sono presenti più per coerenza e "utilità" che per una mia personale necessità. Essere persona e atleta "con diabete", nella mia personale e non sempre condivisa visione, significa intraprendere un percorso di conoscenza che ci consente di essere persone e atleti a pieno titolo, alle stesse condizioni e con le stesse regole di qualsiasi altro individuo. Il complemento "con diabete" diventa un accessorio, una variabile, ma non un peso insopportabile, un limite a prescindere, o ancor peggio, una scusa. Non sono contento di avere questa patologia, ma per questo non voglio vivere con rabbia e frustrazione verso il destino: Manage Diabetes in Peace!
Diabete "in transition" dunque, ovvero una condizione cronica e permanente, patologicamente parlando, ma transitoria, interiormente, nel momento in cui la conosco, la so gestire e la "addomestico".
Non ho nemmeno più tanta voglia di filosofeggiare di approccio al diabete, però poi mi "accanisco" e dunque ecco qua servito il predicozzo!
Ho puntualmente raccolto i dati metabolici e nutrizionali della giornata. Per l'occasione ho installato il sensore in continuo della glicemia (CGM). Avevo con me un glucometro che ho utilizzato una sola volta per verificare la glicemia e calibrare lo strumento alle 17.30 (pausa a Limone: sensore dava 109 mg/dl, glucometro 115 mg/dl). La sera precedente non ho modificato la basale essenzialmente per due ragioni: 1. trattasi di allenamento di endurance in cui avrei sfruttato soprattutto i substrati lipidici 2. necessità di mantenere una buona insulinemia basale e così poter integrare senza boli di ultrarapida anche all'approssimarsi della sera.
Stante la colazione a 30 minuti dall'inizio dell'attività fisica, con 38 gr di cho, senza bolo (18 gr da riso soffiato e 12 da fette biscottate, 8 da marmellata di prugne) e nonostante un po' di burro spalmato ad hoc per rallentare l'assorbimento, nei primi 45' di corsa ho avuto un piccolo picco (185 mg/dl), subito rientrato già durante la traversata in battello. Da Maderno in poi, nelle 10 e più ore successive, ho avuto una curva praticamente piatta con valori compresi tra 80 e 120 mg/dl. Ho integrato con un dolcino zuccherino non meglio determinato (stima: 25 cho), 3 mini panini integrali con prosciutto cotto e formaggio grana (22 cho cad), qualche fico secco imbottito di nocciole (segreta ricetta sorrentina da 8 cho cad), un paio di bustine di miele, barretta di sesamo e 1 barretta ai cereali e cioccolato della Enervit. Il dettaglio è comunque nel minibook. A ciò vanno aggiunte 2 birre da 33 cc nelle due pause e la birretta finale che giaceva in attesa di essere scolata nel bagagliaio dell'auto. Nessuna ipo rilevata, nè avvertita. Fatica solo derivante dal ritardo di preparazione atletica e soprattutto dal dolori ai piedi e muscolari. Fiato infatti nè avevo a go-go … erano i muscoli e i piedi a non seguire gli ordini del sistema cardiovascolare.
Solo verso la fine ho notato valori glicemici stabilizzati su valori lievemente più alti ... insulinemia basale oramai latente. Avrei dovuto somministrarmi la basale, ma oramai mancavano poche decine di minuti alla fine e visto 1. che non avevo fame 2. che i valori erano comunque 130-140 ho proseguito tranquillo. Potevo anche farla, ma non ho avuti grossi problemi. La glicemia in notturna è stata stabile con risveglio il giorno successivo a 110 mg/dl.
Nutrizionalmente, ho osservato i miei compagni di ventura normoglicemici e non ho rilevato differenze sostanziali nelle integrazioni. Qualcuno preferiva la coca cola alla birra alle pause, ma poi li vedevo mangiucchiare più o meno con timing e tipologia simili (alternanza dolce/salato).
Mi riservo ulteriori approfondimenti, ma mi sento di affermare che quando terapia e preparazione atletica sono adeguate, non si rilevano grosse differenze nelle integrazioni e negli apporti energetici tra atleti normoglicemici e diversamente glicemici di simil costituzione e livello.
L'irreversibile tendenza al calo di zuccheri, la "scimmia dell'ipoglicemia" acquattata sulla nostra spalluccia, non sono a mio avviso più la regola, ma l'eccezione se la persona intraprende un percorso di miglioramento e di confronto quotidiano con la patologia. 11 ore, 70 km e 3600 mt d+ non sono riusciti a sgretolare il muro di mattonicini di conoscenza, nozioni, esperienza, fiducia e preparazione che mi sono costruito in 6 anni di diabete. Non voglio apparire supponente (atleticamente poi non sono nessuno!), ma sono convinto  dell'assoluta importanza di fare i compiti a casa, per vincere le proprie paure e non dimenticarsi di tutto quello di cui predichiamo alla prima difficoltà, alla prima glicemia imprevista, alla prima freccetta in su e in giù del monitoraggio glicemico!
La mia gestione del diabete oggi è fatta da 3 tipi di boli modulabili al bisogno (quelli di insulina prandiale e/o correttiva, quelli di carboidrati e quelli di attività fisica) e da due basali (insulina basale delle 24 h e ragionamento basale 24 h su 24). Forte dei miei successi e rinvigorito dai miei fallimenti e dai miei errori, cerco di fondare la mia gestione personale e terapeutica su basi sempre più solide: quelle della sfida con i propri limiti e con la propria finitezza, fuori da un'approccio terapeutico, come spesso avverto nel mondo della diabetologia dello sport, che tende ad iper-proteggere dal confronto con la realtà.
Questa iper-protezione la avverto in più direzioni: eccessiva ospedalizzazione della pratica sportiva nelle persone con diabete, creazione di eventi ad hoc per diabetici, esaltazione delle imprese o presunte tali da parte di super campioni diabetici, evidenziazione solo dei successi e non del lato B, dei litigi, dei casini relativi alle varie iniziative a costo di mentire sapendo di mentire e prendere in giro chi legge e non sa, catechizzazione e inquadramento in schemi fissi e dogmatici, dipendenza totale dal proprio diabetologo che diventa allo stesso tempo amico, allenatore, psicologo, nutrizionista, guru, fisioterapista, chinesiologo in un percorso di tuttologia che non porta alla autoresponsabilizzazione della persona ma a una finta consapevolezza del paziente (che resta sempre e solo un paziente!!!!) che si sgretola come un castello costruito sulla sabbia alla prima vera prova con la realtà.
Barche di appoggio, fund raising, rimborsi spese, gestione strategica delle sponsorizzazioni relative a eventi sportivi legati al diabete, tende della protezione civile, ambulanze e infermieri come fossimo in guerra, assistenza in corsa, ristori speciali e campionati ad hoc per diabetici … tutto questo deve finire …  basta! La pratica sportiva con il diabete non esiste ovvero esiste nella misura in cui è praticata alle stesse condizioni e con gli stessi mezzi di tutti gli altri … basta con le categorie e con le categorie protette … basta con le celebrazioni e con i premi … il rischo è di creare dei mostri, dei finti idoli, dei finti modelli, dove per giustificare il buon fine si ricorre alla menzogna: su tempi, risultati, aiutini vari, livello atletico, compenso metabolico, accettazione della malattia, trasparenza terapeutica e non solo quella!
Io sono per una dimensione nuova del diabete, dove la salute e l'emancipazione sono in primis un diritto ma anche una conquista fatta di fatica … non importa se è più faticoso o difficile. La strada che non andava in nessun posto non esiste, ovvero esiste nella misura in cui la si percorre! Io l'ho trovata ultimamente, un po' per scelta, un po' per sbaglio, un po' perchè non sono diplomatico, un po' per caso … ma nell'imboccarla ho subito respirato un senso di libertà e equilibrio impagabili!




PROGETTO GUT • GET



BVG West Coast è la prima di una serie di esplorazioni per realizzare alcuni ultratrail autogestiti nell'area del Lago di Garda.
Il progetto pluriennale, ad oggi in fase embrionale, ambirebbe a favorire la promozione entro 3/4 anni un grande appuntamento "trail" su sentieri, promontori e montagne che circondano il bacino benacense: colline moreniche del basso lago orientale e occidentale, Prealpi Bresciane, Alpi di ledro, Monte Brione, dorsale trentina e veronese del monte Baldo.
Il progetto prevede la tracciatura di 4 percorsi a varie quote, alcuni dei quali percorribili in tutte le stagioni, in primis in forma di "trail autogestiti".
Se poi qualcuno vorrà farne una gara di grande richiamo, noi non potremmo che esserne felici!
Spirito Trail Tutto l'Anno!
Volontari tracciatori/esploratori, collaborazioni e partnership a 360° gradi ben accette!

1 • AV. GUT • GARDA ULTRATRAIL > giro completo del lago di Garda in senso orario tra costa e colline moreniche prima e poi per le Alte Vie del Garda occidentali e orientali. Partenza e arrivo da Garda (VR) • Stima: 200 km, 11.000 d+ (include promontori minori Lago di Garda sud, Rocca di Marniga, Monte Spino, Monte Pizzoccolo, Monte Caplone, Monte Tremalzo, Punta Larici,
Monte Brione, Monte Altissimo, Dorsale Baldense in cresta, Monte Belpo,
La Rocca di Garda)
> opzione estrema e di più lungo periodo, stanti lunghezza, difficoltà e perlustrazioni necessarie per l'individuazione nella zona del basso lago di vie e sentieri "trail"  alternativi al lungo lago.

2 • AV.GET • GARDA ENDURANCE TRAIL > mezzo giro del lago di Garda in senso orario per le Alte Vie del Garda occidentale e Orientale. Partenza da Gardone (BS) e arrivo a Garda (VR) • Stima: 130 km e 9000 d+ (incluse le seguenti vette: Monte Pizzoccolo, Monte Caplone, Monte Tremalzo, Punta Larici, Monte Altissimo, Creste del Baldo, Monte Belpo, La Rocca di Garda)
> opzione dura e impegnativa ma più realizzabile e verosimilmente tracciata ed esplorata nella sua interezza entro secondo semestre 2012. Estrema nel suo profilo altimetrico, ma altrettanto appagante per panorami, varieta di paesaggi e praticabilità dei sentieri.

3 • BV.GUT> circumnavigazione del lago di Garda per Bassa Via del Garda Orientale e Occidentale (praticabile in tutte le stagioni). Partenza e arrivo a Garda (VR) • Stima: 180 km, 5000 d+ (alt. max 1300 mt, mediamente tra 200 e 400 mt a parte i tratti lungo la spiaggia)
> vedi GUT 1 per tempistica. Soluzione invernale per un "megatrail" che concili basse quote, temperature accettabili, paesaggi e sentieri comunque incantevoli.

4 • BV.GET > mezzo giro del lago di Garda in senso orario per le Basse Vie del Garda occidentale e Orientale (praticabile in tutte le stagioni). Partenza da Gardone (BS) e arrivo a Garda (VR) • Stima: 110 km e 6000 d+.
> versione "soft" ma comunque per "veri trailer" ... opzione di più prossima realizzazione, verosimilmente per il primo semestre 2012 o giu di lì la prima tracciatura completa.

***


Il progetto GUT è parte dell'iniziativa


LABORATORIO DIABETE OFF-ROAD
Spirito Mellito & Spirito Trail ...
La resilienza applicata allo sportivo con diabete di tipo 1