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DNL WOMAN - Sport in Rosa


Lo spazio dedicato allo sport in rosa.
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mik@diabetenolimits.org oppure info@diabetenolimits.org 

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Mellito Week-End

Il Metodo Mik
Il mio punto di vista su sport & diabete


Venerdì sera. Inizia il fatidico fine settimana. Decisione da prendere: cosa fare?

Si va in montagna? Si va a cavallo? O forse è meglio la mountain bike o forse è meglio andare in falesia? Ovviamente il tempo meteorologico gioca un ruolo importante nella decisione.
Le scelte sono molte ma secondo me la cosa migliore da fare, se si è eternamente indecisi come me, è quella per cui si è maggiormente allenati. A me questo “metodo” mi consente anche un miglior controllo glicemico.

Quando non si è allenati i muscoli, sotto sforzo, si stressano. E nel mio caso, ma credo che la cosa succeda un po’ a tutti, questo porta ad un innalzamento della glicemia. Quello che succede nelle ore successive è la richiesta di zuccheri da parte del muscolo e si rischia, dopo una bella IPER, anche una IPO per eccessiva correzione (la prima volta che ho corso per 55 minuti, senza un allenamento mirato per la corsa, ho finito con un bel 430mg/dl, crollata a 86 mg/dl, nel giro di un ora, immediatamente dopo aver fatto una sola unità di insulina pronta, sotto consiglio del dottore).

Io ho risolto questo problema sia con un allenamento aerobico che pratico durante la settimana, che una pratica più costante e meno stressante di uno sport.
Per diversi motivi attualmente non sto andando in montagna e i miei fine settimana sono dedicati alle falesie.

All’inizio anche queste giornate erano un po’ caotiche, poi pian piano, con tantissima pazienza, ho risolto anche questo inconveniente.

Prima di arrivare in falesia c’è sempre un avvicinamento da fare, questo può essere o una semplice passeggiata tra i boschi o un sentiero in lieve pendenza o un vero e proprio dislivello, ma sempre sotto i 500 metri. L’avvicinamento è il motivo per il quale è necessario un buon allenamento aerobico. Anche una piccola passeggiata, a ritmo sostenuto, può portare ad una richiesta di zuccheri, da parte del muscolo, eccessiva, con il rischio di una ipo anche solo dopo 20 minuti di camminata. Di solito quando si va a scalare gli zaini sono sempre pesanti. I primi tempi spegnevo il microinfusore mezz’ora prima di arrivare, adesso, a meno che la glicemia non sia bassa, non faccio alcuna modifica oltre che una colazione abbondante la mattina.

Appena si arriva si perdono circa 30 minuti per prepararsi, scegliere cosa fare, come iniziare, sentire le sensazioni degli altri e cincischiare a volontà, in questi momenti difficilmente mangio. Mi viene invece fame dopo i primi due o tre tiri. In falesia ogni volta che mangio(di solito mi porto le barrette della fitness, o della frutta o le gallette di riso) faccio una o due unità. E’ uno sport anaerobico per cui non si consuma zucchero mentre si pratica bensì dopo.

Le prime volte che arrampicavo finivo sempre con glicemia molto alte e questo era dovuto appunto allo stress muscolare, oltre che emotivo. In serata invece dovevo mangiare tantissimo per correggere le forti ipo che si susseguivano.

Negli ultimi fine settimana questi casi non si sono più verificati. Mi alleno di più in artificiale, almeno due volte a settimana, abituando ad un certo sforzo e stress i miei muscoli. In falesia, ormai è un mese che ci vado tutti i fine settimana, cerco sempre di avere la glicemia tra i 140 mg/dl e i 200 mg/dl, sotto rischierei una ipo mentre arrampico, sopra non riuscirei a dare il massimo e rischierei di farla alzare ulteriormente con lo sforzo.

In macchina al ritorno dormo sempre, anche perché fortunatamente non guido, la sera sono sempre stanca, nell’arrampicata oltre al grande sforzo muscolare è richiesta una grande dose di coraggio che molte volte a me costa cara.

Come al solito allenamento, da diabetici e no ci vuole allenamento, per la pratica di uno sport, a qualsiasi livello, ci vuole allenamento, il muscolo deve imparare come risparmiare energia, come dare il massimo e farglielo fare solo una o due volte al mese è un massacro, soprattutto perché poi per noi diventa difficile gestire il resto … insomma calma, sangue freddo, pazienza e divertimento, lo sport è questo!


Mik alias Michela Del Torchio

mik@diabetenolimits.org

 
USCITA DI ALPINISMO INVERNALE
L'Aquila, domenica 25 Novembre 2007

Monte Camicia (2564m s.l.m.) da Fonte Vetica (1300m s.l.m.) Piana di campo Imperatore (AQ).
Il Monte Camicia è l'ultima montagna della catena appenninica del Gran Sasso d'Italia. Il suo versante Nord è chiamato l'Heiger degli Appennini. E' lunga la storia che  ha visto questa cima nelle ascensioni sia degli Aquilotti del Gran Sasso che di altri gruppi alpinistici e in tutte queste avventure non è mai mancato e mai mancherà il gran rispetto che questa montagna chiede.
Io l'ho salita dal versante Est, molto più facile a livello alpinistico, ma non per questo meno dura. Sveglia alle 6.00 glicemia a 194 mg/dl e 4 unità di rapida. Per colazione mi sono concessa un bel panino con 50g di pane e 50g di bresaola
. Prima di uscire ho messo la basale del microinfusore a 0.3, la mattina di solito è a 0.5. Di solito mangio diversamente a colazione ma sotto il consiglio del dottore ho provato a utilizzare carboidrati a lungo assorbimento e proteine, quest’ultime avrebbero, e poi lo hanno fatto, dovuto darmi “energia” anche verso la fine della giornata, impedendomi di fare ricorso ai soliti zuccheri pronti della coca cola dalla quale sto cercando di disintossicarmi.
Alle 9.30 abbiamo iniziato l'avvicinamento e la glicemia era già scesa a 158 mg/dl, ho optato comunque per non fare nulla (ne mangiare ne spegnere il micro). La camminata di avvicinamento a qualsiasi delle montagne della catena è noiosissimo. Da dove si lascia la macchina si attraversa una piana interminabile di circa 2 km con un terreno irregolare e misto tra ginepri, neve, fango e buche di talpe. Il tutto ovviamente con gli scarponi da ghiaccio, rigidi come pochi.
Durante l’avvicinamento, a differenza del ritorno, si parla sempre, si raccontano le vicende di altri che hanno salito la stessa via prima o di vecchi conoscenti che in montagna hanno lasciato la vita. Quando si affronta questo argomento gli occhi del narratore si spostano sempre verso il Corno Grande (la vetta più alta della catena) e poi sui piedi che uno davanti all’altro segnano il percorso. E’ quasi un rituale.
Dopo circa 35 minuti di salita ho controllato la glicemia: 70mg/dl, ho dato due ciucciate di miele e ho lasciato tutto come avevo iniziato. Verso le 11.30 la glicemia era ancora un pò bassina:72mg/dl e al miele ho aggiunto una barretta di grancereale al cacao (in totale 20 g CHO). Il percorso che avevo svolto fino a qui è molto ripido ma questa è la parete est del Camicia: non molla un metro, tutta dritta fino sotto la vetta. Durante la sosta adibita all’inserimento dei ramponi la glicemia era di 82mg/dl. Purtroppo qui ho fatto il grave errore di cedere al mio compagno di cordata (il mio diabetologo per di più) e accettare, non a malincuore, un morso di torrone! Ovviamente per poi non sentirmi in colpa non ho più misurato la glicemia.
Siamo arrivati in vetta scalando un canale di ghiaccio misto a neve di secondo grado. La neve, nell’ultima parte di questo canale, era più rigida e facevo un po’ di fatica a far entrare le punte dei ramponi della parete. Ma la fortuna di salire da seconda mi ha permesso di ricalcare  le orme del mio predecessore.
La vetta, come tutte, offre uno spettacolo senza uguali. Da un lato le montagne che segano il confine tra Abruzzo e Lazio, dall’altro l’Adriatico. Nonostante il tempo non sia stato dei migliori la vista da queste altezze è sempre magnifica. Ad accompagnare tutto ciò l’immancabile vento, direi quasi bufera, abruzzese che non molla un attimo.La camminata in cresta mi ha riempito i polmoni di gelo (aria fredda non spiega bene) e la discesa è stata sia facile che divertente. Prima di scendere rimetto sempre la velocità basale del microinfusore normale, in questo caso a 0.5. Dopo il fantastico torrone delle sorelle Nunzia (pubblicità occulta) la glicemia era di 213mg/dl.
Sono intervenuta facendo una unità.
La discesa è sempre meno piacevole della salita, sia a causa dei miei diversi dolori dislocati su tutto il corpo sia perché quando la neve cede  sotto il peso di un corpo umano rimanere bloccati fino alla cinta non è mai una bella esperienza. Ancora meno bella se sotto i piedi bloccati si sente il vuoto. Siamo arrivati alla macchina in tempo anche perché si stava preparando una bella nevicata che ci ha bagnato di sfuggita solo negli ultimi metri.
Il rientro a casa è stato lungo e prima di rimettermi al volante (avevo lasciato la macchina sotto casa del dottore) la glicemia era di 198mg/dl.
A casa prima di mangiare, circa 45 minuti dopo, era di 158mg/dl. Il pranzo è stato sostanzioso: 70g di riso e 40 g di pane con bresaola e insalata, 9 unità. Dalla stanchezza mi sono appoggiata appena appena sul letto per alzarmi circa 2 ore dopo con 231 mg/dl e decidere di fare 2.5 unità. La serata si è conclusa con un bel film su SKY gustato con una tazza di Corn Flakes e insalata dell’orto di papà. Prima di andare a dormire 124 mg/dl.
L’alpinismo è uno sport impegnativo, sia a livello fisico che mentale. Ma da tantissime soddisfazioni.
Non avrei dovuto mangiare il torrone, o forse avrei dovuto mangiarne di meno o fare mezza unità d’insulina ma ho pensato in fretta e agito di conseguenza, ho preferito così, meglio un 213 controllato che un’ipo durante la salita in libera con ramponi e piccozza. Avrei potuto evitare il 231 dopo pranzo ma ho sopravvalutato lo sforzo che ho fatto, l’eccessiva voglia di dormire veniva anche da una settimana di studio/lavoro, non solo dalla giornata fuori. Sono comunque contenta, sia per la salita che per la gestione di tutto…e poi anche i piccoli “fallimenti” della giornata mi saranno di aiuto per la prossima uscita…errare è umano perseverare diabolico!

Michela Del Torchio, mik@diabetenolimits.org