Diabete Outdoor - UTSC 2013
DIABETE OUTDOOR 2013 UTSC 2013 - TREKKING Ultra Trekking Sciliar-Catinaccio con Alberto Brunelli [t1 • MB] e Valeria Nicolis [t1 • VR] Day 1 • 20-08> Castelrotto (1050 slm) - Compatsch-Saltria-Rif. Vicenza-Rif.Toni Demetz (2685 mt slm) Sentiero Friederich Augstu-Rif.Sasso Piatto tot. km 28 in 9h17 Martedì 20 agosto 2013 La sveglia suona alle 6 e 45 di mattina. Zaini pronti dalla sera precedente, ci prepariamo nelle vesti e nel corpo con una lauta colazione composta da circa 200 grammi di apfelstrudel, lo strudel di mela, a testa e yogurt o latte. Partiamo da Völs am Schlern-Fiè allo Sciliar alle 8,10: con l’autobus di linea raggiungiamo il paese di Kastelruth-Castelrotto, punto di partenza dell’inizio del viaggio. Dal centro di Castelrotto imbocchiamo il sentiero numero 8 che conduce a Marinzen per deviare, quindi, seguendo il segnavia 4 per l’Alpe di Siusi. Dai 1050 mt di quota di Castelrotto raggiungiamo i 1870 mt slm del paese di Compatsch-Compaccio all’Alpe di Siusi. Il primo gluco-check: due ore dopo colazione e a un’ora dall’inizio dell’attività fisica. Oltrepassato il Compatsch, decidiamo di sostare per rinfrancare le membra e rifocillarci alla vista di uno dei paesaggi panoramici più suggestivi delle Dolomiti: il monte Bullaccia. La zona, di facile accesso, ha un alto numero di visitatori. Proseguiamo, quindi, verso Saltria, scendendo nella sua conca. La vista ci preannuncia il percorso: il Sasso Lungo e il Sasso Piatto si stagliano ai nostri occhi. Le nubi della piovosa notte precedente sembrano diradarsi nel cielo ma permangono cumuli nel punto della nostra direzione di cammino: la forcella del Sasso Lungo. Proseguiamo lungo il sentiero numero 30, dirigendoci nella regione denominata Cunfin-Piani di Confine, quasi a suggellare emblematicamente i confini verso la pace della Natura. Ci imbattiamo nel cartello che delimita la zona della Seiser Alm-Alpe di Siusi e che ci ricorda l’estensione montana dell’alpe verso la Val Gardena e la Val di Fassa. Ascendiamo, proseguendo lungo il sentiero 525 per raggiungere il Rifugio Vicenza, uno dei rifugi CAI della zona. Lungo il sentiero, oltrepassato un boschetto, sostiamo per un pranzo frugale con i panini preparati la sera precedente. Raggiungiamo il rifugio Vicenza: due caffè, un paio di informazioni relative al percorso che ci attende, e si riparte nel profondo vallone che spacca in due il gruppo del Sasso Lungo. Uno dei gruppi dolomitici meno estesi, il Sasso Lungo è tra i più severi: una sola delle sue cime è raggiungibile dall’escursionista senza ricorso a corde e imbragatura. Per raggiungere il Toni Demetz, ascendiamo con fatica e sudore lungo il ghiaione. Raggiunta la forcella del Sasso Lungo, ogni fatica è ripagata dalla gioia della vista dinanzi ai nostri occhi: tocchiamo la neve, il panorama abbraccia ogni sentimento. In basso il Passo Sella, all’orizzonte il Pordoi, il Civetta, la Marmolada tra i molti. Alle nostre spalle lasciamo la Valle Isarco, la Val di Fassa, l’Alpe di Siusi. Lasciamo la forcella, scendendo pericolanti. La stanchezza e il timore si fanno sentire lungo la discesa verso il Passo Sella. Siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Tagliamo nei prati a pascolo e imbocchiamo, al tramonto, il sentiero Friedrich August. Il sentiero è una delle prime vie alpine costruite: dal 1911 cinge il Sasso Lungo e il Sasso Piatto. Solitamente frequentato da molti escursionisti, il sentiero ci appare delineato dalle luci radenti del tardo pomeriggio. Incrociamo pochi viandanti. Sono le 7 e 30 e nei rifugi è già terminata l’ora della cena. Finalmente raggiungiamo il Plattkofelhütte-Rifugio Sasso Piatto a 2300 mt. Accanto alla porta d’ingresso, segnata su una lavagna, leggiamo una emblematica espressione di Goethe: "Nur wo man zu Fußwar, war man wirklich. / Solo dove si era a piedi, si era veramente" Nonostante l’ora della cena sia scoccata da un pezzo, riusciamo ancora a mangiare. Dopo 27 chilometri e 9 ore e 30 di cammino, “possiamo” mangiare! La cena al Rifugio Sasso Piatto ci riscalda con un paio di piatti di zuppa d’orzo, un tagliere di affettati, apfelstrudel e torta di noci. Lo strudel di mele del Sasso Piatto si colloca in ottima posizione nel nostro ranking tra i migliori strudel della zona. Ed ecco la ricetta, segnata a penna e incorniciata all’ingresso del Rifugio: Pasta frolla: 1 kg di farina, 500 gr di zucchero, 500 gr. di burro, 5 uova, 2 vaniglina, 1 lievito in polvere, sale. Ripieno: mele, zucchero, pane grattugiato, noccioline, uva sultanina, cannella, succo di limone, rhum, garofano in polvere. Condividiamo il tavolo della cena con una coppia di ferraresi: entrambi, siamo curiosi di comunicare e ascoltare i diversi itinerari. Day 2 • 21-08> Rif. Sasso Piatto (2300 mt slm) - Passo Duron- Passo Ciaregole-Rif. Antermoia (2496 mt slm) - Passo Principe - Alpe di Tires - Rif. Bolzano tot. 22km in 9h21 Mercoledì 21 agosto 2013. La sveglia suona alle 7, non cogliendoci impreparati: il sole, facendo capolino già da qualche ora entrando nella stanza, ci aveva preparati lentamente al risveglio. La colazione ci accoglie con yogurt, marmellata, pane nero e affettati e ci carichiamo per il secondo giorno di cammino. Caporale maggiore Alberto, soldato semplice Valeria, a rapporto! Serriamo i ranghi e alle 8 e 45 ripartiamo in direzione Val Duron. Il percorso che ci attende oggi congiunge luoghi tra i più romantici della zona. Lasciamo il Rifugio Sasso Piatto, situato in mezzo a due importanti entità naturalistiche quali la Val Duron e l’Alpe di Siusi, e imbocchiamo il sentiero 4 verso il Mahlknechtjoch-Passo Duron a 2168 mt slm. Scendiamo a sud, oltrepassiamo Malga Docoldaura, tra pascoli erbosi e bestiame, lungo i sentieri 532 e 555. Guadiamo il letto di un ruscello in secca, osservati dai “frati”, spettacolari formazioni conoidali di roccia che si ergono sulla sommità della piccola valle. Dal fondovalle, a 1700 mt slm, dobbiamo risalire ripidamente verso il Passo delle Ciaregole a 2282 mt slm. Il resto del percorso è rocce e cielo. La leggenda narra che, in questi luoghi, Oskar von Wolkenstein, il cantore che risiedeva a Castelvecchio presso Siusi, si fosse innamorato di Antermoia, bellissima, che suonava la cetra tra queste rocce. Un tragico destino li separò e Oskar pianse tutte le sue lacrime dando vita al Lago d’Antermoia, una conca solitaria tra le cime del Catinaccio. Proseguiamo per raggiungere il Rifugio d’Antermoia a quota 2496 mt, chiedere qualche informazione, applicare il timbro d’ordinanza. Il Lago d’Antermoia è poco oltre. Il paesaggio lunare e la frescura delle acque ci richiamano per una breve sosta. Alberto intinge i piedi, Valeria osserva incantata il gruppo delle Pale e la Croda del Lago. Dobbiamo ripartire a malincuore. Il bianco delle pietre e l’azzurro del cielo che si specchia nelle acque cerulee del lago tratteggiano un paesaggio che non ci si aspetterebbe di scoprire in luoghi impervi. Vorremmo sostare ancora ma il percorso ad attenderci è ancora lungo. E di nuovo si risale. A ovest verso la Valle d’Antermoia, quindi a sud per aggirare l’imponente Catinaccio d’Antermoia, seguendo il sentiero 584. Ancora rocce, cielo, ascese e discese. Il Rosengarten-Catinaccio è il giardino di rose che Re Laurino aveva mutato in rocce, pietre, pizzi aguzzi e paesaggi inospitali. Alberto con passo sicuro, Valeria con un po’ di titubanza, scendiamo verso il Rifugio Passo Principe, 2599 mt slm. Superiamo il Passo del Molignon. L’ascesa al passo è lunga e impegnativa. Dobbiamo superare un vallone percorrendo un sentiero di rocce quasi verticale, che mette a dura prova le nostre gambe. Compagno di questa porzione di viaggio è un anziano escursionista che ci fornisce utili indicazioni per raggiungere il rifugio Alpe di Tires e superare un percorso attrezzato. Finalmente si prospetta ai nostri occhi il Rifugio Alpe di Tires, a 2440 mt slm, e lo raggiungiamo proseguendo lungo il segnavia 554 e quindi il 3, in parte attrezzato. In questo punto,il Catinaccio con le sue rose aguzze si collega allo Sciliar e ai pascoli del monte Pez. Si sale nuovamente e ripidamente verso lo Sciliar. Giunti sul monte, si prosegue lungo i sentieri 3 e 4 e dopo ancora un’ora di cammino raggiungiamo il Rifugio Bolzano al Monte Pez, 2450 mt slm, il terzo rifugio costruito dal CAI. Ancora una volta raggiungiamo l’alloggio all’imbrunire. Alberto precede Valeria, per ragiungere il rifugio e chiedere ai gestori di mantenerci un piatto caldo. Per il rotto della cuffia, riusciamo a cenare. Nelle gambe, poco più di 9 ore di cammino per 22 chilometri. Al rifugio, la sala da pranzo è affollata. Troviamo posto al tavolo di due escursionisti pavesi. Entrambi iscritti al CAI, ci raccontano di percorsi svizzeri, e, curiosi, ascoltano il racconto del nostro cammino. I due uomini proseguiranno il loro cammino verso il Sasso Piatto: Alberto consiglia loro il percorso da intraprendere. Terminata la cena, ci dirigiamo verso la stanza dai letti a cuccetta: infreddoliti, ci cambiamo e siamo pronti per riposare. Day 3 • 22-08> Rif. Bolzano (2457 mt slm)-Laghetti Fiè - Fiè allo Sciliar (880 mt slm) = km 9 in 3h05 Giovedì 22 Agosto 2013. Sono le 5 e 20 e suona la sveglia. Seguendo il consiglio di una cameriera del rifugio, ci apprestiamo a raggiungere cima Pez, a quota 2567 mt slm, per assistere puntuali allo spettacolo dell’alba sullo Sciliar. Giacca a vento, guanti, lampada frontale, siamo pronti a uscire. Raggiungiamo la croce di ferro issata in cima al monte. La luna piena si delinea, tiepida, in cielo. Il sole dovrà spuntare. La luce si rifrange sui monti che delineano l’orizzonte circolare attorno a noi: osserviamo i colori, sfaccettati, mutevoli, indescrivibili. Mentre attendiamo che lo spettacolo abbia inizio, raggiungono la cima un cane, un ragazzo e un anziano. La palla rovente del sole si innalza in pochi attimi. Le luci mutano, rapidamente: lo spettacolo dell’alba si rinnova, impagabile come ogni giorno. Quanti biglietti acquistiamo, pagandoli anche profumatamente, per assistere ad altrettanti spettacoli, quando la Natura, ogni giorno, ci dona spettacoli gratuiti?! Scendiamo al rifugio per la colazione, quindi riprendiamo a malincuore il cammino per terminare i tre giorni trascorsi in altura. In un battibaleno scendiamo a quota 1100 mt. Il percorso numero 1 ci riserva paesaggi diversi e indimenticabili: seguendo il cammino della transumanza del bestiame, dai pascoli, lungo il Rio Freddo e il sentiero realizzato con i tronchi d’albero, alleviamo la nostalgia del rientro rinfrancandoci con un tuffo nel fresco laghetto alpino di Fié. Si scende ancora. A quota 880 mt slm accarezziamo con gli occhi la collina dove sorge la chiesetta romanica di San Peter, e già volgiamo la mente all’edizione Ultra Trekking 2014. 22 ORE DI CAMMINO x 60 KM x oltre 3.000 D+ = UTSC 2013 10 RIGHE-vol-MENTE sull’UTSC 2013 di Valeria Mi piace camminare, soprattutto in montagna e all’aria aperta. Unica mia nota dolente, a livello atletico, è il fatto che sono ancora in formazione per il cammino in discesa, che nel mio caso non è nè “ripid” nè “speed”. Inoltre, il tracciato trovato indicava genericamente le ore di percorrenza dei sentieri ma non indicava nè i km nè il dislivello. Per le lacune relative ai km e al dislivello abbiamo integrato le informazioni sul percorso documentandoci con le cartine. Io ero ancora dubbiosa ma il Caporale Maggiore Alberto non voleva saperne. E che 3 giorni siano! Sto riflettendo a posteriori sul cammino. Seduta alla scrivania scrivendo queste righe. In questi giorni di normale riposo fisico, intervallato da qualche uscita di corsa e di nuoto, osservo a malincuore che ho dovuto aumentare esponenzialmente la quantità di insulina, sia rapida che basale. Durante il trekking, ho avuto una media glicemica di 102, ma ho integrato molto: oltre ai pasti, 3-4 volte al giorno bevevo qualche sorso di cocacola, mangiavo un pò di frutta secca, del pane di segale, della cioccolata. Ho osservato che non sempre riconoscevo le ipoglicemie, che spesso ho confuso con la stanchezza, con la concentrazione per le discese. Scendendo dal Toni Demetz per ricongiungerci al Sentiero Friedrich August sono stata lentissima: crampi alle gambe per il freddo, per la stanchezza, per la tensione, credevo. Ma ero anche in ipo! Inoltre, ho diminuito la quantità dei boli di rapida e di basale di circa il 20% rispetto al mio fabbisogno quotidiano quando lavoro e svolgo attività fisica “base” (nuoto un paio di volte alla settimana, e corsa altre due volte la settimana). E ciononostante avevo spesso valori glicemici “border line”, nel senso che dovevo periodicamente mangiare qualcosa. Sommando tutto questo, rifletto che il mio grado di allenamento può migliorare molto. Se fossi più allenata, molto probabilmente non avrei dovuto aggiustare di molto le unità complessive di insulina. E, per tutti noi quando siamo ben allenati, eventuali errori nel calcolo della quantità di carboidrati possono essere corretti più facilmente, il metabolismo reagisce decisamente meglio sia all’assorbimento insulinico che alimentare. Per tutti noi, diabetici o non. L’unica differenza è che, per chi ha il diabete, i benefici apportati dall’attività fisica e da un equilibrio alimentare sono immediatamente lampanti, a ogni controllo glicemico! Bisogna metterlo bene a mente! Bisogna fare attività fisica! Siamo corpo, oltre che testa. Se miglioriamo il nostro livello di allenamento, fisicamente stiamo meglio, gestiamo meglio una quotidianità come il diabete che diventa, quindi, mera quotidianità , muscolarmente e mentalmente siamo in grado di affrontare ciò che succede. Non siamo in balia degli eventi, ma siamo coscienti e responsabili delle nostre azioni. Mente attiva e cosciente, come va tanto di moda in questi ultimi tempi. 10 righe da Alberto [ditipo 1, MB] L'ultima camminata in montagna di più giorni rimaneva ormai nel lontano 2010, il “Kima Trek”, Percorso Roma in Val di Mello con gli amici Luca e Piro. Finalmente quest'anno è giunto il momento di un nuovo trekking, questa volta sull'altopiano dello Scilliar-Catinaccio e in compagnia di Valeria. Abbiamo preso spunto dall'itinerario “da rifugio a rifugio” personalizzandolo ad hoc per noi. Il percorso è rimasto quasi invariato mentre la durata è stata ridotta di un giorno. Sapevo che questo avrebbe potuto significare il rischio di arrivare la sera tardi ai rifugi, ma aggiungergi questo pizzico di sfida rendeva questo trekking ancora più entusiasmante. Atleticamente … abbiamo tenuto un ritmo di cammino non indiffernte, ma ciò che lo ha reso ancora più faticoso è stata la distanza percosa durante i primi due giorni, il dislivello e soprattutto le tante ore di cammino. Camminare per circa 10 ore due giorni consecutivi è stato impegnativo e spunto per diverse considerazioni atletiche, mentali e metaboliche. Paesaggisticamente … ancora oggi se chiudo gli occhi vedo paesaggi mozzafiato. Faccio fatica a descrivere la bellezza, la diversità di colori, ambientazione, emozioni che questo angolo di paradiso ci ha offerto. Penso ancora alla cima Toni Demetz .. la neve, l'Alpe di Siusi alle mie spalle e il passo Sella di fronte … il lago d'Antermoia, ambiente lunare … la Marmolada che svetta su tutti … i colori dell'alba sul monte Pez … Diabeticamente ... sono stati tre giorni pieni di contenuti e ragionamenti in ambito metabolico. Abituato a correre, il ritmo sostenuto durante il cammino non mi ha creato difficoltà particolari, ma ha reso evidente come la risposta metabolica cambia in base a diversi fattori. Vorrei evidenziare che durante i giorni di cammino il mio rapporto insulina-cho è passato dal solito 1:20 a 1:25. Questo dato non dice molto se non analizzato in dettaglio. Estrapolandolo e considerando i diversi momenti della giornata sono giunto a considerazioni su cui sto ancora ragionando per arrivare a delle conclusioni che mi possano dare ulteriore conoscenza della reazione metabolica a fronte di attività prolungata in montagna. 2. Uno snack a metà mattina, quando ormai il bolo della colazione ha terminato il suo effetto, non comporta alcun iperglicemia se non supera i 20 cho, oltre è necessario un bolo. 3. Una cena con grassi e una quantità di cho superiore ai 100, nonostante quasi 10 ore di cammino, comporta un bolo di correzione (1h30'-2h dopo la cena) se si và a dormire nell'immediato dopocena. A volte penso di saper gestire al meglio tutte le situazioni, ma serve più umiltà … la conoscenza metabolica, fisica e mentale non hanno un traguardo, o forse hanno tanti traguardi volanti. Giunto ad uno bisogna pensare e puntare al successivo. |