IRONMAN REGENSBURG2010 - Ironman Regensburg 2010
Senza raccontarsi, non c'è condivisione e compartecipazione ... No report? No party! Dieci Righe da Regensburg ... di Biagio Savino Le mie 10 righe dovevano essere le prime ad essere presenti in questo spazio ma come al solito io ci metto sempre un po’ di tempo, il bravo presidentissimo ormai mi conosce e bombardandomi di e-mail me lo ricorda … di tanto in tanto ...! Ed eccomi quindi sempre in ritardo (spero proprio di non esserlo al mio prossimo IRONMAN..!) Dopo mesi di mega preparazione verso questa estenuante gara, in cui mi sono sacrificato parecchio tra lunghe sedute di allenamenti e anche qualche serio infortunio, come in allenamento e così in gara, non ho mai mollato..! Tutto sommato glicemia abbastanza controllata durante la gara: nelle prime tre ore è stata molto alta, ma poi si è ben stabilizzata. Il micro ha fatto il suo dovere, anche se il mio l’autocontrollo va perfezionato. I miei errori ? Ho mangiato poco e gli alimenti da ingerire andavano meglio testati in allenamento. c’è l’abbiamo comunque fatta (sono un cagnaccio... così mi ha definito il mio super preparatore Giancarlo Damen) come del resto si vede ABBIAMO tagliato il traguardo. Sarebbe stato bello anche fare come dico io ... il tempo ! Ma dopo mezzora di corsa ad un buon ritmo, ho messo da parte l’atleta ed ho pensato al motto “Diabete no Limits”: per il tempo ci penseremo l’anno prossimo! Ho parlato al plurale perché l’Ironman pure essendo una dura gara individuale, definiamola una lotta contro se stessi (ancora un po’ piu’ estrema con il nostro mellito optional...) è stato anche un momento di forte condivisone grazie all'atmosfera di amicizia creatasi all'interno dello staff già dall’inizio in un viaggio divertente e bellissimo in Germania, dove Cristian, Monica, Nicola, Mario e la mia paziente Antonella mi hanno coccolato, incitato e accompagnato sino agli ultimi kilometri, dolorosi e sofferenti, gareggiando nella mia mente fianco a fianco, con me, in quei 3,8km di nuoto in un lago burrascoso mosso dalle braccia di 2500 atleti, nei 180 Km di bici tra le dure salite e pericolose discese immerse in splendidi paesaggi ,ed infine ,in quegli interminabili 42km di corsa nei verdi parchi tedeschi e per le stradine di una splendida cittadina qui finalmente vicini anche fisicamente. Come la mano di Antonella che mi da’ coraggio in un’ attimo di crisi, come i consigli del buon Mario; come stringere i denti e dosare le forze fino al traguardo; come Cristian che alla mia intenzione di mollare mentre stavo un attimo disteso, esausto, sul prato mi traduce il tedesco di un giudice incazzato avvertendomi che se avessi chiesto l'assistenza di un "Doktor" sarei stato fuori dalla gara: questo mi ha dato una megacarica e mi ha fatto ripartire. Come Nicola che con la sua fotografia ha colto i momenti piu’ belli, come Monica che le cui grida impazzite ad ogni passaggio di corsa mi hanno dato la forza di arrivare sino alla fine. In silenzio, con il mio staff, senza far rumore ... o troppa pubblicità . In 13H 06M sono stato il primo diabetico italiano di tipo I a terminare l’IRONMAN ... forse forse ... meritavo una medaglia! Vorrei rivivere di nuovo tutto questo, con o senza sofferenza, l’importante è che lo spirito sia sempre quello, atleta o non atleta, “Diabete NO Limits!” Concludo con la frase che mi piace di piu’: “L’atleta con diabete non esiste, ovvero esiste nella misura in cui non è ancora un atleta!” Il vostro Diabetiker, Biagio Savino 10 righe da Regensburg ... by Presidentissimo ... 9 novembre 2010 Last but not least ... le dieci righe presidenziali sono arrivate ... Oramai "a caldo" non potevo più scrivere e dunque meglio elaborare qualcosa di più ponderato. Tanti impegni, atletici, professionali e "cerebrali" in questi ultimi mesi: mi auguro per lo meno il tempo presomi mi eviti di essere ripetitivo, rindondante e retorico ... Questo mio contributo sull'esperienza di Biagio @ Ironman Regensburg giunge anche dopo l'essermi cimentato pure io in una prova di endurance, anche se in ambito diverso (Endurance Trail, corsa in ambiente montano di 111km e 4600d+): esperienze che lasciano il segno, positivo per fortuna, nella testa, nei muscoli, nelle gambe, nella memoria, nel cuore e nell'anima. Ma che mi consentono forse di capire più di chiunque altro le sensazioni, le emozioni, i timori, la fatica provati dal nostro Iron Mellito Man. A quattro mesi di distanza mi basta uno sguardo all'album fotografico per tornare a quelle giornate vissute intensamente, anche se da protagonista indiretto. Con Monica, Mario, Nicola, Antonella e Biagio abbiamo formato un sestetto micidiale. Per parecchi mesi ci siamo sentiti, confrontati, cazziati su come inserire il progetto Ironman nel contesto "diabetenolimits" ... si trattava di una prova individuale ... la risposta l'abbiamo trovata nel racconto e nella condivisione. Biagio si è messo in gioco, dichiarando i propri obiettivi con largo anticipo, annunciando la propria iscrizione ad una gara in campo aperto "alla pari" degli altri e mettendo nero su bianco giornate storte, cattive glicemie, errori terapeutici. E vi assicuro che ci vuole coraggio! Niente eccezioni, nessuna corsia preferenziale. Biagio era qui come atleta e ... basta! Per provare a dare il meglio, a capire il suo valore e ad esprimere il suo potenziale. E con l'attrezzatura e i mezzi degli altri: muta, bici, scarpe ... identiche, su distanze certificate, in regola con tutti i requisiti necessari, con giudici di gara severi e integerrimi. In gara, come "diabetiker" indossava un bracciale, poteva essere "controllato glicemicamente" dall'esterno e avere punti ristoro dedicati. STOP! Non è necessario creare la gara o l'evento ad hoc per l'atleta con diabete. Di competizioni al mondo ce ne sono fin troppe: sta a noi essere capaci di parteciparvi insieme agli altri o veramente rischiamo di renderci ridicoli. Biagio può essere un po' scanzonato, può commettere errori da "pollastro" come direbbe la nostra nutrizionista, ma è genuino come il latte appena munto. Non ha bisogno di trucchetti, di barche di appoggio, di ammiraglie o di essere tirato su di peso dall'acqua: i suoi errori li sa gestire e affrontare e se questo non capita ne paga le conseguenze in prima persona, se ne assume tutte le responsabilità , non si fa "parare il c....", non racconta bugie e non si mette a dispensare consigli o a chattare on line raccontando sempre e solo che va tutto bene, che la vita è bella e con il diabete si può, senza dirci il come e il quando. Premesso ciò, premesso che non ritengo compatibile la preparazione ad un "ironman" con l'avere una "vita" (e mi domando come Biagio ci possa riuscire e lo ammiro), premesso che mettere assieme nuoto, bici e corsa è un'operazione complessa, intrigante, faticosa ma possibile, premesso che Biagio è una bestia di potenza, premesso che mi sono divertito un sacch'issimo, premesso che mi piace parlar chiaro e schiettamente ... ecco le mie dieci righe in forma di decalogo ... 10 punti per Biagio, una top ten di considerazioni dedicate a un atleta che a mio avviso ha tutte le potenzialità per raggiungere il top. 1. Biagiosavinamente .... abbiamo a che fare con un cagnaccio, un portento, una bestia, un duro. Biagio è per me il gigante buono. Non è e non sarà mai un campione, ma è uno che ha i "numeri" per fare benissimo. Lui lo sa e noi siamo qui solamente a ricordarglielo. 2. Processoabiagiosavinamente: Biagio deve essere fiero di aver chiuso questa durissima prova, ma anche consapevole di averci impiegato un tempo non all'altezza del suo reale valore. Quando una gara dura più di 4/5 ore essere cagnacci non basta, e nemmeno esser portenti ... bisogna essere più forti delle proprie paure. E se ti prende la paura, corri un po' troppo da malato e troppo poco da atleta! Biagio, per tanti motivi, a Regensburg si è fatto vincere da un mix di paure e forse da alcune errate scelte strategiche di base: Biagio, proviene da una generazione di diabetici che ha usato insuline assolutamente inadeguate con conseguenti violenti e ingestibili variazioni glicemiche. Ora nonostante un consolidato buon compenso e le insuline che funzionano, gli è rimasto addosso un po' di quel retaggio, e talvolta è un po' "prigioniero" delle glicemie ... questo fin che lo fai in una gara breve o comunque non lunghissima, stringendo i denti, in fondo ci arrivi ancora sprintoso, se lo fai ad un Ironman finisci in crisi e ti trascini al traguardo somigliante ad un "tappeto persiano", di certo non volante. A mio avviso inoltre la decisione di passare al micro senza un sufficiente training, anche mentale, si è rivelato un boomerang. Se a questo aggiungiamo alcuni infortuni e una caduta che hanno pregiudicato in parte la sua preparazione nell'ultimo mese, togliendogli qualche sicurezza, è comprensibile, e giustificabile, anche qualche scelta (o non scelta) "scellerata" il giorno della gara. E se 1+1 fa 2, il patatrac (relativo, parliamo di uno che ce l'ha fatta!) era inevitabile. Biagio sull'Ironman vale le 10 ore, o giù di lì, e non certo le 13 ore ... per riuscire a cogliere "il tempo", come lo chiama lui, deve togliersi del tutto addosso l'etichetta di "atleta con diabete" ... dentro, nelle viscere, nella testa, nel cuore ... deve fare le cose che servono ad un atleta, a prescindere dal diabete, per andare forte e avere scorte energetiche sufficienti per muovere quella straordinaria macchina da guerra che è. Insomma deve lavorare di più per riuscire a ragionare da atleta sempre e comunque ... anche quando la glicemia non va come si vorrebbe! Strumenti terapeutici, consigli di buoni amici, consigli di tecnici ed esperti, buone letture, preparazione perfetta sono certo di aiuto ma nulla prescinde dal proprio equilibrio mentale e psicologico. Biagio sapeva esattamente quello che doveva fare, solo che in corsa se ne è dimenticato. La cosa più importante era mangiare ... ed è l'unica cosa che non ha fatto! Bastava quello e oggi parleremo di questa sfida come un grande successo non solo di tenacia ma anche prestazionale ... le dieci ore no, anche in considerazione del profilo altimetrico e che si trattava di una prima volta, ma certo avrebbe chiuso, in scioltezza, abbondantemente sotto le 11 ore. 3. Resilienzamente: Biagio è un colosso di potenza ma anche di resistenza e resilienza... io al suo posto mi sarei ritirato! 4. Insieme è meglio: credo che la presenza del gruppo per Biagio sia stata davvero un "turbo psicologico". I suoi momenti più difficili li abbiamo vissuti tutti perchè si sono manifestati sul circuito della frazione a piedi, dunque con noi lungo il percorso a incrociarlo in diversi punti. In particolare proprio il sottoscritto si è beccato il tratto più "drammatico". Biagio alternava battute esilaranti, commenti lucidi che mi facevano pensare ad una miracolosa ripresa, a rassegnazione, farfugliamenti, vaneggiamenti, scoramento e disperazione, al limite della preoccupazione. Più volte ho pensato dentro di me: "Fermati!", ma non potevo dirglielo. Dovevo incitarlo e basta! Biagio qui ha saputo trarre forza dalle sue residue energie, dal suo amore per Antonella, dal nostro sostegno e dalla missione di cui si sentiva investito: essere il primo atleta con diabete italiano dichiarato e di pubblico dominio ad aver concluso un Ironman ... insomma l'ha fatto per lui ma anche per i tanti amici mellitos che lo seguivano da casa con il computer, con il pensiero e con il cuore. 5. Mumblemumble: quando il giudice mi ha redarguito perchè camminavo assieme a lui mi per pochi metri, sono stato scaltrissimo nel mostrare il glucometro e dunque tutto si è risolto. In effetti avevo appena verificato la glicemia di Biagio il cui strumento dava qualche segno di malfunzionamento. Allo stesso tempo però mi sono reso conto che anch'io ero troppo preoccupato per il diabete di Biagio .. anch'io non sono riuscito a lasciar fuori dalla questione "gara" l'aspetto patologico. Anch'io predico bene e razzolo male. L'ammonizione del giudice però ha fatto reagire Biagio che è ripartito (quasi di slancio) e a me ha fatto riflettere su quello che sosteniamo e su quanta strada abbiamo ancora da fare. Per fortuna che Doc Mario Vasta è un dottore che sa consigliare e assumersi le sue responsabilità senza farsela sotto. Il suo "la situazione è grave ma stabile" è stata la chiave di volta. Io mi sono messo tranquillo e Biagio ha capito che, a pezzi, distrutto, trascinandosi ... ma sarebbe arrivato. Non so quanti altri medici-diabetologi dello sport avrebbero avuto la lucidità , la freddezza e il coraggio di Mario nel far proseguire Biagio senza timori e paure. Mario davvero crede che l'atleta con diabete è atleta vero. Lo ringrazio per questo, perchè forse ci crede più lui di noi! 6. Ironmanamente ... Credo non farò mai un Ironman ... ma per ragioni di predisposizione e di limiti tecnici, non perchè lo ritengo una missione impossibile. Ho visto concorrenti di tutti i tipi: grassi, magri, indecenti, belli, brutti, giovani, vecchi, sgraziati, moribondi, redivivi, sgangolati, marcantoni, brevilinei, longilinei, possenti, minuti, disperati, silenziosi. Dunque spesso c'è molto "pompaggio" dietro questi eventi. Alla fine considero estremo e nocivo chiudere un ironman sopra le 14 ore mentre lo considero salutare restando sotto le 11-12 ore. Un po' come la maratona ... se sai correrla sotto le 4h è bene farla, altrimenti è meglio lasciar stare, velocizzarsi prima oppure dedicarsi a distanze più brevi. Non è solo il cosa si fa che conta, ma soprattutto il come lo si fa! 7. Orgogliosamente: La cosa che più mi dispiace è che Biagio è atleta da meno di 10 ore ... e finire sulle gambe così non gli rende giustizia. Se imparerà dai suoi errori (siamo umani, imperfetti e dunque possiamo sbagliare), di certo si riprenderà con gli interessi il suo "tempo". E comunque intanto lui può dire che un Ironman lo ha messo in tasca ... e in questi casi, come noto, l'unica cosa da fare è pavoneggiarsi ... 8. Personalmente: senza l'esperienza vissuta a Regensburg e il confronto con Biagio e gli altri compagni di viaggio, difficilmente avrei saputo gestirmi nelle 9 settimane di preparazione all'endurance trail dello scorso 22 ottobre e soprattutto affrontarlo con quella "fiducia", "consapevolezza" e relativa "tranquillità ": Biagio è per me stato un punto di riferimento fondamentale, sia nelle cose giuste che in quelle, ahimè, meno giuste che ha fatto. Quando affermo l'importanza di imparare dai propri errori, ma anche da quelli degli altri, intendo proprio questo: trasformare quanto apprendiamo e osserviamo in fatti e azioni, andando oltre le nostre paure, le nostre sane e insane abitudini, i nostri meccanismi automatici di difesa. Per questo grazie Biagio! 9. Vivanoimente: Biagio, fai il possibile per essere più presente agli appuntamenti DNL. C'è sempre da imparare oltre che da dare ... e un giorno potremmo tutti imparare dal nostro meglio, dalle nostre azioni e meno dai nostri errori. DNL c'è anche per, e non solo grazie a Biagio! Abbiamo bisogno di te e tu di noi! 10. Sinceramente: Biagio ho potuto scrivere tutto ciò di te perchè ti sei messo a nudo ... trasparente come una cartina al tornasole. Esattamente quello che molti, troppi atleti con diabete, o presunti tali, non vogliono o non riescono ancora a fare. DNL esiste anche per questo, per far capire che l'unico modo per essere irriconoscibili è essere riconoscibili. Se poi ci ricordiamo di dire e dirci la verità semplifichiamo ancor più le cose: non prendiamo in giro noi stessi, gli altri e soprattutto ci costa meno fatica: la verità è la cosa più facile da ricordare! Perciò raccontiamo solo quella! Biagio Uberalles! Presidentissimo Missione Compiuta? Finalmente sì ... ecco le 10 righe di Biagio! 10 righe da Regensburg ... by Doc Mario Vasta Non voglio mancare all'appello delle 10 righe, sperando che qualcuno mi segua. Concordo con Cristian che se facciamo lo sforzo di riassumere le nostre emozioni, queste resteranno fissate nella nostra mente e saranno vissute anche da altri: con sicuro beneficio! Inizio: Le emozioni e le belle sensazioni, come sempre, non sono mancate, sin dalla prima sera a cena insieme a casa del president: clima veramente caldo e sincero che si è mantenuto fino alla fine. Solo chi ha partecipato ad eventi DNL può capire l' intensità di sentimenti che si provano in questo gruppo di veri amici. Veniamo alla gara: Biagio era super e il carico di allenamenti che aveva sopportato mi dava la certezza che se tutto fosse andato liscio saremmo stati di sicuro tra 10H e 30 e 11 H. Purtroppo abbiamo visto un Biagio superman nella frazione nuoto, un ciclista scatenato, felice e spensierato (forse troppo) nella frazione bici, ancora un leone nei primi km di maratona, dove viaggiava a 4'30''/km e poi il crollo peggiore dei crolli: quando finisci la benzina e il motore si spegne. Ma qui abbiamo visto il vero uomo, quello che non si arrende, quello che non si vergona di camminare traballante a ritmo di pensionato, che sa sopportare tutti i dolori e l' umiliazione di vedersi superare da improbabili ironmen cicciottelli ... e che alla fine, nonostante tutto arriva : ce la fa! Questa è vera forza e quegli ultimi sofferenti chilometri hanno dimostrato il vero valore umano di Biagio, hanno accresciuto la nostra stima x lui e a me danno la certezza che se vuole un iron sotto le 11 ore lo farà ! Considerazioni tecniche: dove abbiamo sbagliato? 1) sicuramente era necessario un maggior training col micro e forse Biagio ha speso troppa energia mentale a preoccuparsi delle glicemie e dell' andamento del micro. 2) la frazione nuoto poteva esser fatta con 2-3' in più, risparmiando energie, e soprattutto la frazione bici, come ci eravamo + e+ volte detti doveva servire a fare un carico di carboidrati in previsione della maratona ( quando vedevo sfrecciare gli altri ciclisi questi bevevano e mangiavano... e invece Biagio si è scordato anche i micropanini e pensava solo a pedalare), doveva esser corsa a ritmo di consumo prevalentemente lipidico e invece l' ha corsa come una cronometro e ha continuato così anche nei primi km di corsa... e così le sue scorte di carboidrati son finite troppo presto e anche l' esaurimento muscolare si è fatto sentire: tutta esperienza! la prossima volta ci doseremo meglio. Bravo Biagio, comunque bravo! 10 righe da Regensburg ... by Nik "The Click" De Vecchi La mia avventura all'Ironman come fotoreporter inizia dando praticamente la sveglia alla truppa la mattina stessa della partenza.....mentre gli ospiti iniziano a rendersi conto di essere in terra Gardesana trovo il Presidentissimo già a litigare con il portabici dell'auto...il viaggio nonostante vari rallentamenti passa piacevole vista la compagnia....c'è sempre spunto per interessanti discussioni. Arriverò subito al punto....questo weekend mi ha regalato una quantità di forti emozioni che non avrei mai immaginato prima di partire.....ovunque c'erano partecipanti alla gara che giravano ovunque, chi affrontava gli ultimi allenamenti per testare le condizioni fisiche, e chi preferiva un giro rilassante in paese.....ovunque si respirava l'Ironman. Io personalmente me ne sono reso conto quando abbiamo accompagnato Biagio alla consegna della bici, lì per la prima volta ho visto nei sui occhi la concentrazione per la gara......era pronto! Dopo la serata a studiare le tattiche di sveglia, gara e integrazioni....tutti a letto presto. La mattina inizia prima dell'alba, tutti consapevoli che la giornata sarebbe stata lunghissima, arrivati alla partenza il paesaggio ispira alcuni dei miei scatti migliori, poi evitando la ressa costeggiamo il lago/campo di gara e quando ci voltiamo per scrutare la partenza.......il colpo d'occhio stordisce.....un muro di atleti è schierato alla partenza pronto a scattare per la competizione più dura del mondo. Impossibile individuare il nostro Diabetiker preferito, ma l'importante è che lui fosse là , carico come non mai. Pronti.....via!!!! Indescrivibile descrivere quei momenti vissuti da spettatori.....per questo vi rimando alle mie fotografie che spero rendano in parte l'emozione di quei momenti. La giornata prosegue con vari spostamenti per intercettare Biagio in vari punti del percorso e a gran voce fargli sentire il nostro supporto psicologico......purtroppo tutto ciò non è bastato fino alla fine, perchè dopo pochi km di corsa della moratona (ultima fase di gara) la crisi di Biagio era evidente sul suo volto e questo ha creato non poca preoccupazione in noi. Personalmente immaginavo che la sua crisi non dipendesse da scompensi glicemici o qlc altro legato al Diabete ma più che altro la durezza della gara si manifestava in ogni sua forma.....dal blocco allo stomaco ai dolori muscolari più acuti. Accompagnato fino al traguardo da un presidentissimo e un Doc carichi di adrenalina......ce la fà ......non avevo dubbi!!!!.....IMMENSO! Le lezioni di vita ancora una volta sono state tante......( ho imparato persino che con la tessera sanitaria italiana si può entrare a visitare gli atleti all'arrivo come Doctor of Italian Federation ;) vero Doc?????? ) Sperando di vivere ancora molte esperienze con questi ragazzi......Biagio rimarra sempre UBERALLES!!!!! Segui la preparazione di Biagio Savino all'Ironman! 22 luglio 2010 - Comunicato DNL: "Ultimi preparativi in vista di Regensburg. A breve il reportage sull'ultimo mese di allenamenti. La delegazione DNL è pronta a partire! Biagio Uberalles!" Last update 14 giugno 2010 Intro Trimellito Experience - Ironman 2010 |